Blog informativo sulla P4C

( philosophy for children)

di Lipman

Quando la filosofia dipinge il suo grigio su grigio, allora una figura della vita è invecchiata, e con grigio su grigio essa non si lascia ringiovanire, ma soltanto conoscere; la nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo.


La parola "filosofia" ha come nella sua radice il significato "far crescere". Infatti, c'è solo una cosa che sa stupire e conquistare il nostro cuore: la parola di chi non si limita a inanellare frasi sensate e ben tornite, ma di chi ci porta più in alto o più in profondità.

Che cos'è la filosofia?

“La filosofia è la palingenesi obliterante dell'io subcosciente che si infutura nell'archetipo dell'antropomorfismo universale. “(Ignoto)

Perché la filosofia spiegata ai ragazzi?

I bambini imparano a conoscere e a gestire i propri ed altrui processi emozionali, affettivi e volitivi: imparano a conoscere se stessi e a relazionarsi con gli altri. Una scuola che intende fornire esperienze concrete e apprendimenti significativi, dove si vive in un clima carico di curiosità, affettività, giocosità e comunicazione, non può prescindere dal garantire una relazione umana significativa fra e con gli adulti di riferimento. Questa Scuola ad alto contenuto educativo, non può cadere nel terribile errore di preconizzare gli apprendimenti formali, errore spesso commesso dagli insegnanti che sono più attenti a formare un “bambino-campione”, piuttosto che un bambino sicuro e forte nell'affrontare la vita, o ancora un bambino che abbia acquisito la stima di sé, la fiducia nelle proprie capacità e la motivazione al passaggio dalla curiosità, caratterizzante la Scuola dell'Infanzia, alla ricerca. L'insegnante deve poter provare un “sentimento” per l'infanzia inteso come “sentire”, percepire e prendere consapevolezza dei bisogni reali, affettivi ed educativi propri del bambino che sono altro rispetto ai bisogni degli adulti. Il ruolo dei genitori, degli insegnanti è infatti quello di educare tutti e ciascuno alla consapevolezza di ciò che il bambino “sente” emotivamente e affettivamente, perché è proprio il passaggio dal sentire all'agire che consentirà al futuro uomo di compiere scelte autonome. Un compito importante dell'insegnante è quello di mediare i modi e i tempi di un dialogo strutturato su un piano paritario, in modo tale da consentire ad ogni interlocutore di far emergere il proprio pensiero e di metterlo in relazione con quello degli altri. E' una sfida, da parte dell'insegnate, a livello culturale, sociologica e civica ma che deve coinvolgere anche i più piccoli per dotarli di una propria capacità critica, che permetta loro di ragionare, di riflettere sulla realtà e di compiere in futuro scelte consapevoli Se la filosofia è "presa sul serio", se è misurata con i problemi reali, è davvero uno strumento di formazione della persona e di indirizzo della vita. La filosofia come felicità presente nell'attività del pensiero.

Incontrarsi è una grande avventura

“Non possiamo stare
e vivere da soli,
se così è,
la vita diventa
solitudine monotona.
Abbiamo bisogno dell’altro
per condividere sguardi
di albe e tramonti,
momenti di gioia e dolore.
Abbiamo bisogno dell’altro
che ci aiuta a vedere
e scoprire le cose che da soli
mai raggiungeremo.

Beati quelli che sono capaci
di correre il rischio dell’incontro,
permeandolo di affetto e passioni
che ci fanno sentire più persone
poiché così vivendo
anche gli scontri
saranno mezzi
di un vero incontro.”
(Testo di sr. Soeli Diogo).




Questo romanzo è rivolto, con la più grande speranza e fiducia, a tutte le persone di questa società e soprattutto a quei giovani che si muovono oggi, coi loro passi, senza esserne pienamente consapevoli, verso la scoperta della grande stanza di questo mondo poliedrico e complesso, dalle mille pareti ammaliatrici. Passi che, a dosi esagerate della conquista di una felicità che riempia la stanza del loro cuore, complementare a quella del mondo, lasciano dietro sé molte tracce superficiali che si spazzano via anche con il più debole vento della loro esistenza per poi trascinarli nel giogo del “vuoto”. Che questo romanzo “Un vuoto da decidere” sia loro di aiuto per guardare in faccia, riconoscere, combattere e vincere, con le sole armi dell’amore vero per se stessi e per il mondo, questa strana “malattia” dell’anima che colpisce chi non ha difese e che porta alla conquista di una libertà infedele e subdola.

Se la metto in pratica mi fa vivere tutta un'altra vita, straordinariamente più ricca di quella che avrei ideato fidandomi solo di me.

Solleviamoci, è ora

Noi siamo quelli
che se ne vanno
pieni di vento
e di sole
in deserti
affollati
di illusioni
e non tornano più
abbagliati
da spaccati di vita.

Siamo riflessi
di affetti
profondi.
Pensieri
di fresca rugiada
posata sulla notte
che non conosce
nuvole.

Siamo i sospesi
tra sogno e realtà,
quelli sul sottile confine
tracciato
dai meandri
dei desideri.

Siamo splendide bugie
di una terra
che fatica
ad alzarsi
sui marciapiedi
della vita.

Siamo polvere
di un tempo
inesorabile
che ci riporta
tra le caverne opache
dei ricordi.

Siamo l’urlo
di amici perduti
non ancora tornati,
che raccoglie
sogni lanciati
su nuvole rosa
gonfie di cuore
nel cielo sospeso
della gioventù.

Siamo parole
mai dette
intrappolate
tra i rami
scheggiati
di un inverno
che fatica
nel risveglio.

Siamo vita
che scoppia
nei focolai spenti
accesi dal giorno che nasce
a dispetto di tutto.

Preghiere
Strappate ai silenzi
concessi da un Dio
che non ama
piangersi addosso.

Siamo
l’andata e il ritorno
di noi stessi.

Solleviamoci.
E’ ora.

PAESE MIO

Paese mio
cinto a primavera
di riccioluti gorgheggi
affaccendati
come comari
nel via vai del giorno
ti vai combinando
tra nuvole ariose
all’orizzonte
e sogni fermi
dietro vetri antichi.

Tu non conosci gli anni.

Il tuo grembo
avrà sempre un vecchio
davanti ai tuoi tramonti
aggrappato
ai sapori di campagna
mentre torna stanco
con le zolle in mano
cantando
la fatica della terra.

E non conosci spazi.

Sei tutto lì
che vivi di germogli
seminati
nei cuori della gente
che s’adatta
all’ombra
dell’inverno
mentre fuori
è estate.

Per questo
non ti mancano
i sorrisi
strappati ai vicoli
intrecciati e bui
come strette di mano
nel bisogno
tra calde mura
di camini accesi.


Tra gli alberi d’ulivo
bagnati di sole
che lasciano un’impronta
tra le rughe
dei ricordi

che strada voltando
riporta
inesorabilmente
a te.



mostra di poesie

mostra di poesie
Solleviamoci, è ora


venerdì 31 agosto 2007

LA MORTE E IL DOTTORE

“C’era una volta un pover’uomo che cercava un padrino per suo figlio. Passò un tipo malconcio. “ chi sei?” domandò l’uomo. “ Sono la Morte che rende tutti uguali”. L’uomo si rallegrò: “ Tu sei giusta, prendi il ricco come il povero senza distinzioni, devi fare da padrino al battesimo del mio ragazzo”. La Morte fu d’accordo. Quando il ragazzo fu cresciuto, la Morte lo condusse nel bosco e gli mostrò un’erba rara. “ Farò di te un medico famoso. Ogni volta che sarai chiamato al capezzale di un malato, sta’ attento a dove mi trovo. Se sarò a capo del letto, il male sarà curabile. Allora dà al malato un po’ di erba e guarirà. Se invece starò ai piedi del letto, non ci sarà niente da fare.” E in breve il giovane divenne davvero famoso grazie alle sue prognosi infallibili. Un giorno si ammalò la figlia del re e la morte si mise ai piedi ai piedi del letto. Allora il medico, senza esitare, girò il letto di 180 gradi e presto la bella principessa si sentì meglio. La Morte s’infuriò e trascinò il medico in una caverna sotterranea, in cui ardevano migliaia di candele. “ Vedi” disse “queste luci sono le vite degli esseri umani. Quelle grandi appartengono ai bambini, quelle medie alle persone nei loro anni migliori e quelle piccole ai vecchi.” Il medico domandò quale fosse la sua luce. La Morte indicò un minuscolo moccolo. Un istante dopo la fiamma si spense e il medico cadde a terra privo di vita.”

La morte in questa fiaba non è malvagia piuttosto malinconica. Il medico che disturba l’ordine divino deve saldare il suo debito perché ha perso la misura e non conosce i suoi limiti. Asclepio fu ucciso dal padre degli dei, Zeus, perché era andato oltre le proprie competenze riportando in vita i morti. Non c’era erba che tenesse contro il fulmine che lo punì. I greci lo veneravano, quando venivano guariti, con un sacrificio per ringraziarlo. Socrate prima di morire avvelenato dalla cicuta disse: “ Siamo debitori di un gallo ad Asclepio; pagaglielo mi raccomando” Queste sue ultime parole nascondono tutta una filosofia: la vita è esilio e malattia, la morte è ritorno a casa e liberazione, la vita esiste solo dopo la morte, nel regno delle idee, nel regno di Dio, dove si conosce l’amore puro. “ Il male più orribile, la morte, non ci riguarda” dice Epicuro in un’elegante disquisizione filosofica per tenere lontana da sé la morte, un atteggiamento che ricorda lo struzzo “ perché fino a che esistiamo non c’è, quando arriva non esistiamo più perciò non riguarda né vivi né morti perché i primi non li tocca e gli altri non esistono più. La massa rifugge la morte come il male brutto o la cerca come sollievo ai mali della vita. Il saggio invece non rifiuta la vita né teme il non-vivere” Egli riprende la
teoria degli atomi traendone conclusioni di tipo etico capaci di liberare l'uomo da alcune delle sue paure primordiali, come quella della morte. La morte invece va guardata in faccia perché è sempre presente in noi già prima della nascita. La morte non arriva sempre dall’esterno da sconfiggere come Terminator con una arma prodigiosa ma è il corpo stesso che si uccide servendosi di diverse malattie. La morte viene dall’interno e non fa differenze, non si lascia abbagliare da bellezza fisica o da ricchezza. La morte appare come il male per antonomasia da combattere fino all’ultimo sangue a volte, si lotta per un anelito di vita con tutti gli strumenti a disposizione ma quando si è vecchi morire è normale. Essa non è il peggiore di tutti i mali se si pensa a quanti la cercano come fonte di liberazione. Nel romanzo autobiografico“La morte di Ivan Il’ic” Tostoj descrive, il suo progressivo distaccarsi da tutto quello che é il mondo reale. La sua sofferenza lo costringe all'angolo, il che rende la morte un punto di vista privilegiato e unico sulla vita, uno «smascheramento» della vita alla luce della verità suprema che si accende al suo terminale. In realtà, la malattia sarà per Ivan Il'ic il preludio alla scoperta dei sentimenti, dell'umanità propria e altrui, trasforma quest'uomo qualunque in un essere sensibile e affettivo. Tolstoj arriva paradossalmente a suggerire che l'unico vero trionfo dello spirito sulla carne è la propria morte: la perdita definitiva della corporeità sarebbe la condizione indispensabile a "purificare" Ivan Il'ic. Pio XII, nel condannare l'accanimento terapeutico, trovava legittimo che il paziente fosse aiutato a soffrire il meno possibile e che per farlo si ricorresse a quanto offriva già ai suoi tempi la scienza medica. Non necessariamente la sofferenza è perdita di dignità, in quanto essa fa parte della vita, il diritto a "morire bene, serenamente, evitando cioè sofferenze inutili" è un diritto di tutti ammesso che si possa parlare di "diritto" a morire. La Chiesa, ha sempre messo al primo posto la dignità dell'uomo e si è quindi opposta, con forza, all'idea illuminista, cara ad alcune scuole di medicina, che l'uomo debba "tendere al prolungamento sempre maggiore della vita" in una sorta di "laica ricerca dell'immortalità" che spesso è l'anticamera e il giustificativo dell'accanimento terapeutico. Ovviamente - e lo sostiene il presidente del Comitato nazionale di bioetica, il professor Francesco D'Agostino - una cosa è somministrare antidolorifici che permettano una fine dignitosa, anche se questo dovesse significare, come conseguenza, ridurre i tempi di resistenza del malato, ben altro, invece, è tagliare in un sol colpo il legame con la vita dopo averlo attaccato ad una macchina. In tal caso si entra nel paludoso campo di ciò che è genericamente definito come eutanasia. E’ lecito, quando la morte procura gravi sofferenze, accelerare il processo artificialmente? Può una persona decidere di chiedere a qualcuno l'aiuto per morire dolcemente? Può un familiare prendersi la responsabilità di provocare la morte di un caro nel caso questi non abbia la facoltà di decidere? Le argomentazioni di tipo morale e religioso esprimono due diverse posizioni tra cattolici e laici che potrebbero così riassumersi: per un verso, la sacralità della vita umana impegna al suo rispetto totale anche nei suoi momenti terminali e più difficili; per altro verso, è diritto dell'uomo morire con dignità, non offrire lo spettacolo del suo disfarsi morale e fisico. Quello che il mondo cattolico contesta all'opinione laica è piuttosto la tendenza a scivolare da una visione laica a una visione produttivistica della vita e dell'uomo. Da parte sua il mondo laico vede nelle posizioni del mondo cattolico, il pericolo di passare dalla difesa della vita a una esaltazione del dolore in sé, come estrema testimonianza. Ma solo Dio può togliere la vita ad essere umano così come gliel’ha data e nessun essere umano ha diritto di farlo ad un altro essere umano, in sua vece perché siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio. La visione cristiana e il giuramento di Ippocrate costituiscono i capisaldi di chi sostiene l'inammissibilità dell'eutanasia. In tutta la letteratura medica, bioetica, giuridica, anche in ambito religioso, c'è una sostanziale concordanza sul dovere del medico di astenersi dal praticare interventi su pazienti in fase terminale volti a prolungare la vita, ma che non ne migliorino la qualità e ne accrescano la condizione di sofferenza però molti medici non rispettano questo principio perché esiste nella nostra epoca un'incapacità ad accettare il limite biologico ed esistenziale della vita umana, che fa particolarmente difficile il compito di rendere il più possibile serena la parte finale della vita. L'uomo riuscirà certo ad attraversare il fiume della morte che circonda il regno dell’Ade con più tranquillità, verso i Campi Elisi, se saprà di avere un ombrello protettivo espresso da una società che non abbia eccessiva fretta di liberarsi dei sofferenti solo perché costa troppo alla sanità tenerli in vita, vita che è sacra e va difesa fino ad un certo limite. Papa Giovanni rifiutò l’ospedale in fin di vita perché sapeva a cosa andava incontro e ha accettato di lasciarsi morire secondo la volontà di Dio.
Articolo pubblicato da Sina Mazzei su " Settimana Di Calabria"

“Siamo polvere di stelle?”

“Ogni forma di vita che conosciamo deriva dalle stelle, poiché nel loro nucleo si sono formati tutti gli elementi di cui il corpo umano è fatto. Si potrebbe dire che siamo polvere di stelle – ha esordito una studiosa –che poi sono esplose liberando nell’universo tutti i “mattoni della vita”.

“Perché le stelle che formano le costellazioni si sono allontanate le une dalle altre prima che la luce stellare ci raggiungesse?” “ Se la notte è limpida vediamo milioni, miliardi di anni indietro nella storia dell’universo. In un certo senso torniamo a casa.” “ Spiegati meglio”disse Sofia “Anche noi due abbiamo avuto origine dal big bang, la grande esplosione, perché tutta la materia che forma l’universo rappresenta un’unità organica. Nei tempi primordiali la materia era concentrata in una massa così pesante che la capocchia di uno spillo sarebbe pesata molti miliardi di tonnellate. Quest’atomo primordiale esplose a causa dell’enorme gravitazione. Fu come se qualcosa andasse in pezzi. Ma quando alziamo lo sguardo verso il cielo cerchiamo di trovare una strada che ci riporti lassù”rispose il maggiore “ ….Ci possono essere miliardi di stelle ma tutte hanno la stessa origine, tutte sono della stessa stirpe.” “Anche noi?” “ Sì, anche noi siamo polvere di stelle” Da “IL MONDO DI SOFIA” di Jostein Gaarder

Sì, forse anche noi siamo polvere di stelle e lo slancio esagerato del cuore dell’uomo lo spinge continuamente ad andare sempre oltre l’oltre, a scoprire nuovi mondi, nuove dimensioni in cui catapultare l’ansia di misurarsi con i propri limiti. “Uscire fuori”, sentire il richiamo materno della nascita per ricongiungerci al cordone ombelicale dell’esistenza umana primordiale, così come per tornare a casa e scoprire a fondo chi siamo, da dove proveniamo e verso chi andremo. Il buio delle notti stellate ci affascina, ci chiama, ci prende l’anima che l’inizio dei tempi ci ha donato dalle sue viscere. “ La notte invita a contemplare le cose invisibili alla maniera di Mosè, che entrò nell’oscurità dove era Dio, questo Dio che fa dell’oscurità il suo nascondiglio. Circondata dalla notte divina, l’anima cerca Colui che è nascosto nell’oscurità; possiede veramente l’amore di Colui che cercava, ma l’Amato sfugge alla presa dei suoi pensieri (Gregorio di Nissa). Cerchiamo certezze per definire punti irraggiungibili forse perché non riusciamo ad adattarci alla dimensione umana, con l’umiltà delle nostre potenzialità, quasi a volere sfidare la natura, l’universo immenso e indefinibile. Non possiamo rassegnarci all’idea della nostra solitudine in questo immenso universo del quale non siamo in grado di immaginare i limiti, le distanze astrattamente calcolate in anni luce. Non possiamo rassegnarci allo sconfinato silenzio che ci circonda, al vuoto senza fine e scandagliamo la notte infinita in cerca di nostri simili mentre trascuriamo i rapporti quotidiani nel reale, facendo finta che non esistono sul pianeta Terra milioni di persone sole in tutti i sensi. Mandiamo missili e astronavi per conquistare pezzi di cielo, per cercare ombre, granelli di vita, molecole di speranza come l’ago nel pagliaio ma non per questo rinunciamo. Si chiamava Laika, la cagnetta siberiana vivace, intelligente ed affettuosa e sapevano che non sarebbe più tornata; venne sparata nello spazio sullo Sputnik e poi solo silenzio, freddo e buia notte rotta dai guaiti irrimediabilmente persi nello spazio. Forse esiste davvero un luogo beato che raccoglie tutte le voci dei nostri cari che non ci sono più, magari non si dissolveranno mai e sono custodite negli interstizi dei cieli che qualcuno potrebbe un giorno ricomporre. Proiettati sempre verso il fuori non vediamo il mondo che ci circonda. Dimentichiamo che il mondo che non è davanti a noi ma ci attraversa. Sarebbe più semplice imparare anche a rientrare in tutto ciò che non sa stare dentro di noi per riscoprire il nostro corpo come parte del tutto e centrale a se stesso. Ma abbiamo paura di guardarci dentro forse perché non ci piace ciò che vediamo, e preferiamo nasconderci dietro le nostre bugie per non sentire il vuoto che ci angoscia, così facciamo finta che tutto vada bene pur di non ammettere che siamo a immagine e somiglianza di Dio. Ed è a Lui che aneliamo con la nostra coscienza cosmica. L’uomo cerca l’unità col tutto perché ha bisogno di appartenenza e non trovandola pienamente in se stesso e nell’umanità intera sceglie disperatamente il fuori anelando a qualcosa di più in alto della stessa umanità per sentirsi materia della materia, atomo nell’atomo, che si fondono in un'unica esplosione d’amore. Ecco la sua ricerca ultima: l’amore che crea, che dà origine, che nasce e fa nascere. “ Per amore nell’amore, l’uomo si trascende. Non sarà l’amore un’immagine, un barlume di un’altra realtà più alta?” (Il Cantico dei Cantici). S. Agostino diceva che noi sperimentiamo il senso del profondo esterno e non esploriamo il profondo più tangibile dell’anima con il vero viaggio più entusiasmante della nostra vita, quello dei sentimenti umani dove scoprire quel Dio che è dentro di noi. Siamo dunque polvere di stelle? Sì, quando stiamo accanto e non davanti a loro, quando le accarezziamo con il cuore perché parte della nostra eterna luce che ci porta verso l’ineffabile Dio dell’universo.


Aricolo pubblicato da Sina Mazzei sul settimanale " Settimana di Calabria"

giovedì 30 agosto 2007

L' ANTIGONE DI SOFOCLE

Edipo si è accecato ed è stato esiliato dalla città di Tebe allorché ha appreso di aver commesso incesto e parricidio. Suo figlio più giovane, Eteocle, briga per avere il potere ed esilia il fratello maggiore Polinice. Questi attacca Tebe con un potente esercito, ma né l'uno né l'altro l'hanno vinta perché entrambi cadono in battaglia. Il nuovo re di Tebe, Creonte, dichiara che Eteocle sarà sepolto e onorato come eroe, mentre il corpo di Polinice resterà insepolto a decomporsi e preda dei cani, nel disonore. La pena per chiunque proverà a seppellirne il corpo è la morte. Apprendendo questa notizia, un' infuriata Antigone - sorella di Polinice -, nonostante il consiglio prudente dell'altra sorella, più giovane, Ismene, si ostina a pretendere che il corpo del fratello venga sepolto al fine che il suo spirito possa riposare in pace.
Antigone contravvenendo al divieto va dunque al campo di battaglia davanti a Tebe, copre di sabbia il corpo di Polinice ed effettua i riti di sepoltura. Si lascia quindi docilmente arrestare da una guardia uscita da Tebe ed insospettita dal sollevarsi della polvere. Una fiera Antigone è portata davanti a Creonte. Al cospetto del rappresentate dello Stato Antigone attesta la propria condotta. Non alle leggi scritte lei ha inteso obbedire, ma alle leggi degli dèi, alle norme non scritte e indistruttibili dettate dalla natura e dalla propria coscienza. Incredulo che una donna abbia osato disobbedire ai suoi ordini, Creonte decide l'imprigionamento sia di Antigone che di Ismene come complice, e decreta l'esecuzione d'entrambe. Subito Emone, il figlio di Creonte, supplica il padre in favore di Antigone della quale è promesso sposo. Ma Creonte, arrogante, lo deride e ignora le sue suppliche. Furente Emone si ritira stravolto, non dandosi pace che il padre abbia trattato così i suoi sentimenti.
Allora Creonte cambia idea bruscamente, decidendo l'esecuzione della sola Antigone poiché riconosce l'innocenza di Ismene. E pertanto la sorella maggiore è condotta fuori da Tebe in una caverna ad attendervi la morte. Mentre Antigone sta soffrendo questo destino atroce, l'indovino cieco Tiresia avverte Creonte che gli dèi sono molto adirati per aver egli rifiutato la sepoltura a Polinice, poiché gli stessi uccelli che mangiano la sua carne saranno successivamente usati per i sacrifici. Di conseguenza - vaticina Tiresia - il figlio di Creonte morirà per castigo. Ma, Tiresia deridendo, Creonte non ascolta questa profezia, credendo che l'indovino desideri solo spaventarlo. Tuttavia, acconsente infine a seppellire Polinice e solo dopo che il coro dei cittadini di Tebe gli ricorda che Tiresia non ha mai errato nelle profezie.
Adesso preoccupato per il figlio, Creonte lava il corpo di Polinice, effettua i riti di sepoltura e crema i resti del corpo. Va dunque a liberare Antigone dalla caverna in cui è imprigionata, ma è troppo tardi per evitare la tragedia: Antigone si è appesa ad una corda ed Emone sta ai suoi piedi in lacrime. Dopo avere provato ad assalire Creonte, Emone si trafigge e muore abbracciando il corpo di Antigone. Uomo distrutto, Creonte, ritorna al palazzo per apprendere che anche la moglie Euridice s'è tolta la vita dopo esser stata colpita dalla notizia della morte del figlio. Creonte è condotto via dai suoi cittadini, che in coro, deplorano le sue azioni, auspicando che solo la morte possa liberarlo da tanta sofferenza.
-°-
Il nucleo del dramma sofocleo risiede nello scontro fra due volontà e due concezioni del mondo: quella di Antigone, fanciulla fragile fisicamente ma fortissima moralmente, di rispettare le leggi non scritte della natura (phùsis) e quella di Creonte tesa a imporre la forza dello Stato e della legge (nomos) .
«Neppure pensavo - dice Antigone a Creonte - i tuoi decreti avere tanta forza che tu uomo potessi calpestare le leggi degli dèi, quelle leggi non scritte e indistruttibili. Non soltanto da oggi né da ieri, ma da sempre esse vivono, da sempre: nessuno sa da quando sono apparse». Per parte sua Cleonte adduce la ragione del diritto positivo, della disposizione di legge, e verso il figlio venuto a perorare la causa di Antigone ha queste parole: « Ubbidire, ubbidire, e nel molto e nel poco, nel giusto e nell'ingiusto, sempre e comunque, all'uomo che sia posto al timone dello Stato. È l'anarchia il pessimo dei mali: distrugge le città e sconvolge le case, mette in fuga e fa a pezzi gli eserciti in battaglia. Ma è l'ubbidienza, l'ubbidienza ai capi la fonte di salvezza e di vittoria. Noi dobbiamo ubbidire alle leggi, alle leggi scritte». Così posta, non è men vera la preoccupazione di Creonte.
Creonte ed Antigone cercano di portare, nel loro braccio di ferro, le divinità dalla loro parte. Ciascuno dà ai suoi principî (diritto del ghenos per Antigone che esige di compiere il rituale funebre per garantire la coesione della famiglia nelle sue relazioni con gli dei, contro il diritto della polis attestato da Creonte che esige che le decisioni dell'autorità politica siano rispettate per garantire la coesione civica) un valore assoluto ben oltre il dato contingente della vicenda che li vede contrapposti . Come sempre - o meglio da quando abbiamo appreso ciò dagli antichi tragici greci - le tragedie deflagrano non quando la ragione sta da una parte o dall'altra - chiara, ben definita, che possa metterci al riparo di una difficile scelta - ma quando tutti hanno ragione, la propria ragione, soggettivamente ed oggettivamente, e, come in questo caso, il diritto non riesce a cogliere due ordini morali entrambi legittimi.
Dal punto di vista strutturale Antigone è un tragedia compatta, stringata, condotta in spazi drammaturgici coesi e ristrettissimi. Il dramma si svolge in brevi e concisi dialoghi di alto contenuto drammatico (agon) Ismene-Antigone, Antigone-Creonte, Creonte-Emone, Tiresia-Creonte inframezzati da interventi del coro (stasimon). Nessuna parola è superflua nel dramma di questo principe dei drammaturghi che è
Sofocle. Scienza del comportamento sociale sia pubblico che privato; virtuosità retorica; sensibilità estetica e pensosa sapienza (racchiusa in frasi dotate di una disperata poesia piena di senso ancora sotto il nostro cielo dopo il fluire di tanti evi) fanno tutt'uno. Non c'è una sola parola uscita dalla bocca degli eroi di Sofocle che non faccia vibrare qualche corda segreta della nostra anima.

mercoledì 29 agosto 2007

Il mito di Edipo e la Sfinge

Il mito dei problemi di comunicazione

“Laio, re di Tebe, fu un giorno informato da un oracolo che il figlio appena nato lo avrebbe un giorno ucciso per poi sposare sua moglie. Quando Giocasta mise alla luce un figlio, Laio praticò due fori nei piedi dell'infante (forse per esporlo, appendendolo alle intemperie, o per farlo morire dissanguato o per evitare che dopo la sua morte il suo spirito potesse camminare) e lo consegnò ad un pastore tebano con l'incarico di abbandonarlo sul monte Citerone ma invece lo portò a Polibo, re di Corinto, senza prole. Polibo impose il nome Edipo al bimbo perché in Greco significa 'dai piedi gonfi', conseguenza dell'esser stato appeso per i piedi. Una volta adulto Edipo si recò dall'oracolo di Delfi che ripetè quanto era già stato detto a Laio. Convinto sempre di esser figlio di Polibo, pur di scongiurarne l'uccisione per mano sua e il successivo incesto con la presunta madre, Edipo decise di non tornare più a Corinto. Durante il suo viaggio, però, in corrispondenza di un incrocio, incontrò uno straniero (Il Re Laio, suo padre) che viaggiava su un cocchio. L'auriga di Laio ordinò ad Edipo di cedere il passo, ma egli rifiutò. L'auriga allora gli ferì un piede con una ruota e lo percosse con un bastone. Edipo allora, colmo di furore, lo uccise insieme agli altri, ivi compreso il suo vero padre, con l'esclusione di un servo che riuscì a scappare. La prima parte della profezia si era avverata. Proseguendo il suo viaggio, Edipo si imbattè nella Sfinge [Sfinge: dal greco Sphínx, con riferimento al verbo greco sphíngein (stringere), con significato di 'strangolatrice' una creatura con testa di donna, ali di aquila, corpo di leone e coda di drago. La Sfinge bloccava il passaggio dei viandanti su una delle strade che portava a Tebe: chi voleva proseguire doveva risolvere il quesito che essa puntualmente proponeva ai malcapitati, pena il venire divorati o precipitati giù da una rupe. Si trattava, per dirla alla moderna, di un duello all'ultimo sangue: uno dei due non ne sarebbe uscito vivo. Se l'interrogato non riusciva a sciogliere l'indovinello veniva ucciso dalla Sfinge; in caso contrario sarebbe morta la Sfinge. Il quesito proposto era: “Chi è quell'animale che all'alba cammina con quattro zampe, a mezzogiorno con due, al tramonto con tre? “La risposta corretta, data da Edipo, fu: “L'uomo perché da bambino cammina carponi, da giovane e adulto con le sue due gambe, da vecchio aiutandosi col bastone” Edipo ebbe la strada libera per arrivare a Tebe dove fu accolto come un eroe. Ricevette, come ricompensa per aver liberato la regione da quel flagello che era la Sfinge, Giocasta in sposa, offertagli da Creonte suo fratello, divenuto re alla morte di Laio. Edipo ebbe da Giocasta quattro figli: Eteocle, Polinice, Antigone e Ismene. Anche la seconda parte della profezia si era avverata. L'indovino Tiresia rivelò a Edipo la verità: lui era l'assassino di Laio. Venuta a conoscenza di ciò, Giocasta si suicidò mentre Edipo si accecò e cominciò a vagare per la Grecia, amorevolmente accompagnato dalla figlia Antigone. “La Sfinge insomma è l'emblema dei problemi di comunicazione(dal lat. cum = con, e munire = legare, costruire, intesa come un processo di trasmissione di informazioni per "far conoscere", "render noto"). Il colloquio appena cominciato finisce, prima di tutto perché uno dei due interlocutori muore immediatamente e, in secondo luogo, si tratta di un colloquio apparente. L’interlocutore non arreca alcuna informazione alla Sfinge. Anche se scioglie l’indovinello non dice alla Sfinge nulla di nuovo, giacché le dice qualcosa che essa già conosce. Più che di comunicazione si tratta di un’autocomunicazione della Sfinge con se stessa, dove l’interlocutore viene ridotto a suo mero duplicato narcisistico. Il mito di Edipo, pur in versioni e forme diverse, è un mito comune ai popoli del mondo e per tale universalità ha acquisito un'importanza capitale presso gli studiosi che si occupano di scienze umane. Quando Edipo pronunciò trionfante la parola risolutrice dell’indovinello della Sfinge, decretandone la sconfitta e la morte, credette di aver vinto per sempre la mostruosa minaccia che, alle porte della città, assediava la vita degli uomini. Sicuro del fatto suo, entrò allora nella città e prese baldanzoso il potere. Ignorava di portare con sé l’infezione della Sfinge e le conseguenze morbose del suo, apparentemente, futile indovinello. Proprio rispondendo a tono era caduto nel tranello della Sfinge e ne realizzava involontariamente il mostruoso desiderio. Fu così che Edipo, dice Maurice Blanchot, portò nella città la “peste della politica”, ovvero la cancrena del potere che impone anzitutto il suo silenzio, stabilendo chi ha diritto di parola e chi no, e quale parola ha valore, perdura e fa storia, e quale invece non è che sperpero effimero di voce, subito inghiottita dal silenzio. Di certo quella risposta non ha ancora salvaguardato qualsivoglia umanismo o umanesimo dalla mostruosità del desiderio della Sfinge, né dall’orrore della violenza del potere fine a se stesso. C’è bisogno forse di un essere davvero capace di “prevedere con intelligenza” e magari di usarlo con più giustizia e amore. La storia dell'uomo chiamato Edipo, che è la storia di ognuno di noi, è la storia di una sofferenza che ci fa vivere, la storia che va in cerca della verità. Tutta la terra parlava una sola lingua e usava le stesse parole. Poi gli uomini dissero: “Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra”. Ma il Signore discese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: “Ecco, essi sono un solo popolo ed hanno una lingua sola; questo è l’inizio della loro opera ed ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, affinché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro”. Il Signore li disperse su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. La Bibbia ci presenta il castigo di Dio dall’orgoglio umano sempre portato a mirare la propria grandezza dimenticando i suoi disegni. L’unità sarà restaurata non per volontà degli uomini, non in un’unione politica o naturale bensì per opera soprannaturale di Dio e nella carità. Questo racconto della Genesi, costituisce un esempio di utopia. Non sono i concetti, le idee, le filosofie, le religioni in sé a dividere l’umanità e a porci gli uni contro gli altri e contrapposti all’unità di Dio, bensì il fatto di non accettarne la diversità, la preziosa e feconda diversità, la ricchezza delle varie possibilità espressive e percettive che poi conduce alla “confusione della lingua”, alla incomprensione, alla divisione e al conflitto, l’unità non si raggiunge passando per la “cima” della Torre e la sua “porta” al “Cielo”, ma distruggendo la torre stessa che ci siamo costruiti, che ci stiamo fabbricando con la mente. Il saper ascoltare, senza prevaricazione o pregiudizi, ed ascoltarsi, prestando attenzione non solo al contenuto razionale ma anche a quello emotivo, è il presupposto necessario per evitare molteplici inutili incomprensioni che portano ai conflitti comunicativi.
Articolo pubblicato da Sina Mazzei sul settimanale " Settimana di Calabria"

LA RANA NEL POZZO (Carlos G. Valles)


“ Un’intera colonia di rane viveva in un pozzo grande e profondo. Le rane conducevano la propria vita, mantenevano le proprie usanze, cercavano cibo e gracidavano a più non posso, riempiendo di movimento e di suoni le ombrose profondità di quel pozzo ospitale. Il loro isolamento dal mondo esterno le proteggeva ed esse vivevano in pace, attente solo ad evitare il secchio che di tanto in tanto qualcuno calava dall’alto per attingere acqua dal pozzo. Non appena sentivano la carrucola cigolare lanciavano l’allarme, si tuffavano sott’acqua o si aggrappavano alla parete e aspettavano lì trattenendo il respiro finché il secchio pieno d’acqua non veniva tirato su di nuovo e il pericolo passava. Una giovane rana, dopo essersi messa al riparo in una di queste occasioni, cominciò a pensare che il secchio, anziché un pericolo, poteva rappresentare un’opportunità. Lassù in cima riusciva a scorgere un’apertura luminosa come un grande lucernario, il cui aspetto mutava con il giorno e la notte e sulla quale passavano ombre e profili, forme e colori che suggerivano che c’era qualcosa che valeva la pena di conoscere da quella parte del pozzo. E, soprattutto, c’era il bel visetto della ragazza dalle trecce d’oro che per un istante ogni giorno si chinava sul parapetto del pozzo per gettare il secchio e tirarlo su in quell’apparizione temuta e attesa. Tutto ciò andava esplorato. La giovane rana parlò e tutte le altre la redarguirono aspramente. “Non è mai stato fatto. Sarebbe la rovina della nostra razza. Il cielo ci punirebbe. Saresti persa per sempre. Siamo state fatte per vivere qui e qui possiamo stare bene ed essere felici. Fuori del pozzo c’è solo desolazione e distruzione. Non ti azzardare a disobbedire alle leggi dei nostri antenati. Come può una giovane rana pretendere di saperne più di loro!” La rana attese che il secchio fosse calato di nuovo. Saltò nel secchio e salì con esso tra la meraviglia e l’orrore della comunità di anfibi. Il consiglio degli anziani sconumicò la rana fuggitiva e proibì a tutti di parlarne. I mesi passarono finchè un bel giorno si udì un gracidio familiare, tutte le rane incuriosite si radunarono là sotto e videro il noto profilo della rana intraprendente poi apparve un’altra rana e sette ranocchietti.” Qui c’è un mondo meraviglioso che vi aspetta……” In fondo al pozzo le autorità minacciarono la rana di giustiziarla per tradimento se fosse tornata giù ma lei non ne aveva alcuna intenzione, fece gli auguri a tutte e se ne andò. Nel pozzo si scatenò un gran tumulto e alcune rane di larghe vedute discussero la proposta e la mattina dopo, malgrado le minacce delle autorità, quando la ragazza dalle trecce d’oro tirò su il secchio dal pozzo, rimase sbalordita nel vedere che era pieno di rane.”

Kup-manduk (la rana nel pozzo) è considerato, nel sanscrito, un termine dispregiativo per indicare una persona dalla mentalità ristretta che è contenta di sentire ciò che ha sempre sentito e di fare ciò che ha sempre fatto e che va fatto per vivere tranquilli. Il mondo però è pieno di pozzi e i pozzi sono pieni di rane. Ma è anche pieno di esempi forti e coraggiosi che hanno messo a repentaglio la loro vita per salvare gli altri, ognuno nel proprio vissuto, che hanno scelto anche la solitudine pur di non venir meno ai propri ideali. E le ragazze dalle trecce bionde di tanto in tanto si stupiscono ancora quando al mattino vanno ad attingere l’acqua. C’è povertà e povertà ma la più irreparabile, che può avere diverse motivazioni, è quella in cui l’isolamento è così profondo da non riuscire nemmeno ad immaginare un’alternativa, da non poter nemmeno sognare una vita diversa. Qui le persone non vanno oltre il confine del loro campo, una povertà che distrugge ogni possibilità di immaginare una fuga, una via d’uscita, un cambiamento che tiene legato, inchiodato al proprio stato, alla propria miseria e ignoranza. Povertà che inibisce che spegne la fantasia, che indebolisce ogni motivazione, con cui non si ha la possibilità di vedere le cose che si desiderano, di sognarle, di battersi per ottenerle, per conquistarle. Ciascuno di noi è impastato di sogni passioni e desideri, l’anima è ciò che unisce tutte queste forze, le armonizza, dà loro un senso e una meta. Ma la nostra anima la possiamo scoprire agendo , mettendoci alla prova, rivelandoci agli altri attraverso il nostro pensiero e le nostre opere per divenire noi stessi, sempre più noi stessi senza paura del contraddittorio, ingabbiati così come siamo, nel conformismo. E’ sempre difficile capire quando dobbiamo passare da un atteggiamento di vita ad un altro più ricco e consapevole, che ci vesta l’anima con l’habitus ad essa più consono, senza farci afferrare dal dubbio del cambiamento perché è arrivato il momento di rinunciare, di adattarci a nuovi modelli di vita più fertili, di uscire da un sistema sterile che è un lasciarsi morire lentamente. Sappiamo che ciò può costare l’esclusione, la denigrazione da un determinato gruppo ma si salva la propria felicità, se di felicità si può sempre parlare, solo chi è pronto nel suo cuore ad accettare una sorte diversa, un modo di essere anziché di avere. Il cambiamento, la sana ribellione richiede altrettanta forza d’animo, speranza, fede, adeguamento alla diversità. La paura del nuovo ci inchioda ad un sistema ma la repressione, il ricatto morale, il proibizionismo sfociano prima o poi in lotta verso una libertà interiore che non ha limiti, solo quegli stessi della stessa libertà che può decidere quando, come e perché tornare. E per la libertà sono state fatte migliaia di battaglie contro gli arroganti che tuttora imperano in ogni campo sociale cercando di attirare i più “deboli” con il carisma della avidità.
La rana coraggiosa però torna indietro per portare luce alle consorelle perché sente la responsabilità civile di tirarle fuori dal buio. Chi sa deve aiutare gli altri ad uscire dall’ignoranza o non ha senso il nostro vivere quotidiano, sarebbe come ritornare nel pozzo ma questa volta all’aperto. Uscire, infatti, da un sistema per farsi catturare da un altro che sembra ci abbia liberato ma che poi si rivela un’altra ulteriore condanna, è il rischio a cui si può incorrere, rischio dovuto proprio all’inadeguatezza e all’impreparazione spirituale che ci ha visti per tanto tempo nel pozzo. La ragazza dai capelli d’oro è l’emblema, dunque, che ci salva, anche da questo imprevisto, perché il suo secchio è magico e si svuota al momento giusto.



Articolo pubblicato


da Sina Mazzei su "Settimana di Calabria"

IL GIRASOLE (COLLOREDO SABINA )

E' la mia vita
seguire il sole nel cielo,
sotto il suo sguardo di fuoco
non piego mai lo stelo.
Come in una danza
cerco la sua luceil suo calore
e giro giro finché mi batte il cuore.
Giro e giro
giallo di gioia e di felicità
le ore passano in tutta libertà.
Ma poi il sole tramonta
e io non so più con chi danzare
che senso avrebbe continuare a girare?
Così mi fermo e aspetto
so che è solo una pausa
e che la mia danza non è finita:
la notte passa in fretta
e ricomincia la vita.
da "Il bosco racconta" –
ed. Einaudi Ragazzi


In un pomeriggio d’estate, mentre il mondo intero è schiacciato dal sole, cercate l’ombra del bosco, appoggiate il capo sul muschio e ascoltate gli animali che parlano. A poco a poco i suoni e i rumori diventeranno parole e le parole poesie. Ogni animale ha la sua storia da raccontare e lo fa in rima perché resti per sempre. E perché chiunque possa ascoltarlo. Attraverso la poesia, gli animali piccoli diventano grandi e i grandi si fanno piccoli perché non ci sono più segreti da nascondere ma solo emozioni da comunicare. È il 1998. La EL si arricchisce di un nuovo nome destinato a diventare in poco tempo una delle voci più autorevoli della letteratura giovanile contemporanea: è Sabina Colloredo, direttrice creativa di un’agenzia di pubblicità e copywriter milanese. La Colloredo dimostra di essere una attenta e fedele interprete della cultura femminile e dell’infanzia, che registra accuratamente con forte coloritura espressiva nelle sue dimensioni più intime e segrete: i rapporti con gli adulti e con i coetanei, l’innamoramento, la rabbia, le delusioni, le paure, ma soprattutto la forza di guardare oltre, la volontà di vincere gli ostacoli e di affermare la propria individualità. Con un linguaggio ricco di metafore, brillante e arguto, pungente e a tratti ironico, l’autrice entra nei boschi della narrazione alla ricerca di un romanzo di formazione al femminile, che diventa strumento di emancipazione, di crescita nel rispetto delle differenze di sesso, e di valorizzazione della femminilità stessa. Sabina Colloredo vive e lavora a Milano per otto mesi all’anno; i quattro più belli, quelli estivi, li trascorre nelle Marche, nella sua casa in cima alla collina, dove ha fatto in allegria e senza fretta le cose più importanti: ha cresciuto le sue bambine e ha scritto i suoi libri, romanzi, racconti e poesie per ragazzi
Il ritmo alternato come si alternano le stagioni, i mesi, gli anni, il giorno e la notte, il bene e il male. Tutto è il contrario di tutto. Qual è il senso della vita? Danzare sempre, sotto il vento di ogni condizione, tanto arriverà domani, accettare che finisca il giorno , che finisca una danza per poi cominciarne un’altra sotto un nuovo vento, senza piegare il capo sotto il peso delle incomprensioni, della sfiducia, ci è concesso solo per poco, quanto basta per lo sfogo naturale, il senso è continuare a vivere con un’amica nuova, una fede nuova, una promessa nuova se quelli di prima han cambiato traiettoria. Danziamo con tutte le energie al ritmo delle passioni, lottiamo per esse perché ci piacciono, e la vita gira nella libertà di decidere, vinciamo gli ostacoli e guardiamo oltre. Quando si perde il senso del nostro girare, del nostro guardare avanti, facciamone una pausa di riflessione, che duri quanto duri, sfogata la delusione, finita la notte, deve ricominciare la salita verso un altro giorno. Teniamo la porta del cuore aperta che batti per altro nuovo, senza decidere, lasciandoci prendere dalla bellezza degli attimi, così da fermare il tempo, e godere di ogni momento che ci passa davanti ai sensi. Esisto e decido. Il girasole esiste sotto il sole e solo per esso e decide per chi vuole essere. Sa aspettare che passi il buio con calma e fiducia, non vuole lasciarsi tradire dalla vita. E’ lui che cambia la vita ragionandoci su, facendosi coinvolgere dai sentimenti, pienamente, con il suo calore, prima che la vita possa cambiare lui. Il movimento verso l’alto ci mette in contatto con le dimensioni ideali della coscienza e dell’io e con le loro rispettive aspirazioni e risorse. Conoscerle e assecondarne i richiami porta a realizzare la verità di se stessi. Il movimento verso il basso al contrario ci pone di fronte ai molteplici condizionamenti che ostacolano la nostra crescita. Tutti i fiumi vanno verso il mare e scoprono così il senso del loro andare,. Ignoto è il senso ultimo della vita e di tutto ciò che esiste ma la fede- fiducia ci orienta in modo positivo nell’incontro con il reale e ci sostiene davanti agli aspetti imponderabili ed ignoti della vita. Come il girasole è spinto dal desiderio di cercare il sole, e tutto il suo essere s’inchina dinanzi a lui, ad una sola realtà, così la forza interiore dell’uomo lo spinge a cercare Dio e la sua volontà.

Articolo pubblicato su " Settimana di Calabria"
scritto da Sina Mazzei

Siddharta

- un termine sanscrito che vuol dire: “colui che ha trovato la meta” –
Il viaggio di Hesse verso l'oriente
Nobel per la letteratura (1946) .
Parlò Sidddharta : “Col tuo permesso, padre mio. Sono venuto ad annunciarti che desidero abbandonare la casa domani mattina e recarmi fra gli asceti. Diventare un Samana, questo è il mio desiderio. Voglia il cielo che mio padre non si opponga” Tacque il Bramino così a lungo che nella piccola finestra le stelle si spostarono e il loro aspettò mutò……..” Andrai nella foresta e se troverai la beatitudine ritorna e insegnami…” Una meta si proponeva Siddharta: diventare vuoto, vuoto di sete, vuoto di desideri, vuoto di sogni, vuoto di gioia e di dolore. Morire a se stesso, trovare la pace del cuore svuotato…il grande mistero del non Io. “L’Io era la cosa di cui volevo liberarmi ma non potevo superarlo, potevo solo fuggire o nascondermi davanti a lui…ora Siddharta non me lo voglio più lasciare scappare, dal mio stesso Io voglio andare a scuola…Ora mi sono risvegliato…” Siddharta ai piedi dell’albero di cocco, abbattuto dalla fatica cadde in un sonno profondissimo. Profondo fu il sonno e libero da sogni: da lungo tempo non aveva più conosciuto un sonno tale. Quando si risvegliò dopo parecchie ore, fu come se dieci anni fossero trascorsi…..il passato gli apparve infinitamente superato….mai sonno l’aveva così ristorato… ora guardava il mondo come un uomo nuovo… Affettuosamente guardò il fluir dell’acqua e anche il fiume lo guardava a sua volta…Quanto l’amava….l’acqua correva, correva, sempre correva, eppure era sempre lì, in ogni tempo la stessa, eppure in ogni istante un’altra…”Lui sa tutto, e tutto si imparare da lui… che è bene discendere, tendere verso il basso, cercare il profondo…con animo tranquillo, in attesa, senza passione, senza desiderio, senza giudicare, senza opinioni… “ Siddharta H. Hesse
L’esito di una recente indagine ha dimostrato che uno dei romanzi più letti in Italia, scritto nel periodo detto del Decadentismo, dagli anni Ottanta ad oggi, è “Siddharta”, dello scrittore tedesco Hermann Hesse (1877-1962), Nobel per la Letteratura nel 1946 non evade dalla realtà come voluto dalla poetica decadente ma tende a comprenderla, ad integrarla in una visione più ampia, più articolata, a conciliarla con l’idea ed a farle coesistere.. “Siddharta”, la storia del principe asceta, costituisce uno dei tanti percorsi compiuti dall’uomo e dall’artista Hesse; Sant’Agostino disse che il cercare è già di per sé un trovare e Siddharta è proprio "uno che cerca", un uomo inquieto, come tanti giovani d’oggi, bisognosi di trovare una certezza tra le tante incertezze della vita, l’Assoluto nella relatività dell’esistenza e dei rapporti, che tentano di vivere in profondità la propria esistenza, attraversando tutte le esperienze possibili, la sensualità, il misticismo, la meditazione filosofica. Esso interpreta le speranze, i sogni di quanti vorrebbero evadere dalla situazione vissuta in cerca di altre realizzazioni e, perciò, spesso insoddisfatti e propensi a cercare, cambiare, rinnovarsi, ad avvertire impulsi, emozioni, slanci e a provare sensazioni di ampiezza. E’ un’analogia con casi ben noti come san Francesco d’Assisi e Jacopone da Todi. Figlio di un sacerdote bramino, Siddharta si dimostra presto uno spirito diverso e superiore; apprende le dottrine sull’Atman, quelle eppure il giovane non è soddisfatto di sé e della sua vita. "Siddharta" è la storia della ricerca di questa dimensione, un viaggio spirituale, nel cui protagonista, come nel poema dantesco, si cela lo stesso autore.. Un giorno Siddharta incontra i Samana, gli asceti vagabondi che praticano il digiuno e il disprezzo del mondo; di fronte alla loro passione che li spinge alla rinuncia e all’annientamento della personalità decide di seguirli insieme a Govinda. Cominciano così a praticare assiduamente gli esercizi e i digiuni della vita ascetica, soprattutto Siddharta, che impara a distaccarsi completamente dall’Io, riuscendo a divenire pietra, avvoltoio o scheletro, però la liberazione non è mai completa perché riesce a distaccarsi ma al suo Io poi deve sempre fare ritorno ed è perplesso anche perché riflette sul fatto che il suo maestro, il più anziano dei Samana, non ha ancora raggiunto il Nirvana, la liberazione dal ciclo delle nascite e delle morti, né mai lo raggiungerà. Siddharta è convinto che nella ricerca della beatitudine non si può imparare niente che non si trovi già all’interno della propria vita, e questa convinzione si rafforza maggiormente dopo aver incontrato il Buddha, un uomo liberatosi dalla ruota delle reincarnazioni, che gira per il paese predicando, col quale ha un lungo colloquio in cui gli espone le proprie perplessità, ma che non segue, al contrario di Govinda, perché deve trovare da solo una via personale. Ora Siddharta è consapevole che nel cammino della conoscenza gli è mancato un elemento fondamentale: se stesso. Non è più tempo di pensare al passato, adesso lo aspetta la vita. Il sole, l’aria, gli uccelli, le notti, gli animali, tutto ciò che aveva considerato illusione, il mondo intero, ora gli appare bello, e così prosegue la sua ricerca che lo porterà ad attraversare esperienze diverse, dalla sensualità (l’amore per Kamala), al materialismo (il commercio), allo scoramento (l’idea del suicidio), al misticismo (l’illuminazione). E tra luci ed ombre, Siddharta arriverà all’illuminazione finale, alla conquista della verità che trascende le fedi stesse che l’hanno originata, e ci arriverà personalmente, perché ogni uomo deve cercare senza sterili imitazioni il suo modo di vivere la verità. Di certo il fiume può costituire un enorme ostacolo per chi ha fretta di oltrepassarlo, ma non per chi vuole rispecchiarci la sua vita in profondità. Siddharta diviene consapevole che la verità non risiede al di là dell’uomo ma in lui, non oltre il fiume ma nel fiume sempre uguale e sempre nuovo come “ la corrente della vita”, sempre unico e sempre multiplo come l’unicità e la molteplicità dell’essere. Il viaggio di Siddharta si conclude in lui avendo egli capito che per essere Dio bastava essere semplicemente un uomo capace di vivere la cosmicità, di annullare ogni distacco, frattura, divisione tra gli esseri e le cose e viverli tutti e contemporaneamente. Tutte le realtà risultavano riunite in una sola ed immensa, tutte le vite, tutta l’umanità in una vita, in un uomo liberati dai limiti di quantità, estensione, durata. Convinto
pacifista, Hesse si oppone alla prima guerra mondiale, Al termine del conflitto mondiale, egli sarà indotto per l'aggravarsi del suo stato di disagio interiore a ricorrere al trattamento psicoanalitico presso un allievo di Jung. Hesse scrive a un amico artista che il buddismo era stata “la sua unica fonte di consolazione” per anni. La comprensione del buddismo da parte dell’autore ha la sua migliore espressione verso la fine del romanzo, quando Siddharta medita tranquillamente sul movimento del fiume: “Egli era morto e un nuovo Siddharta era nato dal suo sonno. Anche lui sarebbe invecchiato e morto. Siddharta era transitorio, tutte le forme erano transitorie”. Muore a Montagnola all'età di 85 anni per emorragia cerebrale.

Articolo scritto da Sina Mazzei sul settimanale " Settimana di Calabria"

Poesia" Riportami a casa"

Dio
delle mie foreste intricate,
dipanami.
Dei miei
ripetuti rintocchi
nella paura.
Spegnimi.

Dio
di quel freddo
che arriva di colpo
e m’inchioda,

disgelami.
Dei miei
uccelli felici
volati via
e non ancora tornati.
Ristorami.

Dio
delle mie strade senza pietre
miliari.
Dirigimi.

Delle giornate interminabili
memori d’infanzia
di profumi
che trattengono l’anima.
Raccoglimi.

Dell’uomo vecchio che vive dentro me
non ancora completamente morto.

Resuscitami.

Della mia pochezza che s’accuccia
nell’angolino delle indecisioni
e non si rialza quando la vita
gli porge la mano.

Sostienimi.

Dio della vita
che scappa
a gambe levate
senza averne gustato le ore,
i minuti,
i secondi.
Fermami.


Della mia pazzia
racchiusa
in gabbia
senza verità.
Aprimi.

Tra i matti
che lungo le vie s’inebriano
di sole,
stendono
ali d’uccelli, cantano note
di mare,
amici dei gigli
del campo,
Portami.

Dio
di questa terra
dimenticata,
dai poveri
confini di pace,
dai silenzi immobili
nelle valli,
dal trepido lamento del vento.
Riportami
a casa.


autrice

Sina Mazzei



La nottola di minerva

La filosofia, è stato detto, è come la nottola di Minerva che inizia il suo volo sul far del crepuscolo, quando i fenomeni di cui tratta hanno compiuto il loro processo di formazione e sono ormai al loro culmine o addirittura declinano.
HEGEL
A cura di

FRASI E RIFLESSIONI FAMOSE
Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale. (Lineamenti di filosofia del diritto)
La mia filosofia è la risposta alle domande essenziali poste dai Greci.
Conoscere la ragione come la rosa nella croce del presente e in tal modo godere di questo, questa intellezione razionale è la conciliazione con la realtà, che la filosofia procura a coloro, nei quali una volta è affiorata l'intera esigenza di comprendere, e altrettanto di mantenere in ciò che è sostanziale la libertà soggettiva, così come di stare con la libertà soggettiva non in un qualcosa di particolare e accidentale, bensì in ciò che è in sè e per sè. (Lineamenti di filosofia del diritto)
Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono.
Lo studio della storia della filosofia coincide con lo studio della filosofia stessa: e non potrebbe essere diversamente. Chi studia la storia della fisica, della matematica ecc., s'introduce automaticamente nello studio di quelle scienze. Ma per poter riconoscere il progresso della filosofia come svolgimento dell'Idea, nella formazione e nell'apparenza empirica in cui la filosofia si manifesta storicamente, bisogna possedere già la conoscenza dell'Idea; alla stessa maniera come, per poter giudicare le azioni umane, occorre possedere i concetti di ciò che è giusto e conveniente. (Lezioni sulla storia della filosofia)
Quando la filosofia dipinge il suo grigio su grigio, allora una figura della vita è invecchiata, e con grigio su grigio essa non si lascia ringiovanire, ma soltanto conoscere; la nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo. (Lineamenti di filosofia del diritto)
Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione.
La filosofia è il proprio tempo appreso in pensieri. (Lineamenti di filosofia del diritto)
L'ispirazione dell'artista è come una forza a lui estranea, un pathos non libero: il produrre ha la forma dell'immediatezza naturale; spetta al genio come a soggetto particolare, -ed è insieme un lavoro che ha da fare con l'intelligenza tecnica e con le esteriorità meccaniche. L'opera d'arte è perciò altresì opera del libero arbitrio, e l'artista è il padrone del Dio. (Enciclopedia delle scienze filosofiche)
Il negativo è sempre anche positivo.
Il vero è l'intero. Ma l'intero è soltanto l'essenza che si compie mediante il suo sviluppo. Bisogna dire dell'Assoluto che esso è essenzialmente risultato, che esso soltanto alla fine è ciò che è in verità; e proprio in questo consiste la sua natura, che è di essere realmente effettivo, soggetto o divenir-sè-stesso. (Prefazione alla Fenomenologia dello spirito)
Se gettiamo ora uno sguardo sulla sorte di questi individui storico-universali, vediamo che essi hanno avuto la fortuna di essere gli agenti di un fine, che costituisce un grado nello sviluppo dello spirito universale. In quanto, però, essi sono anche stati soggetti distinti da questa loro sostanza, non hanno avuto quella che comunemente si dice felicità. Ma neppure volevano averla, bensì attingere il loro fine; e l'hanno attinto col loro faticoso lavoro. Essi hanno saputo soddisfarsi, hanno saputo realizzare il loro fine, il fine universale. Di fronte a un fine così grande, si sono proposti audacemente di tendervi, contro ogni opinione degli uomini. Ciò che scelgono non è quindi la felicità, bensì fatica, lotta, lavoro per il loro fine. Raggiunto il loro scopo, non son passati alla tranquilla fruizione, non son diventati felici. Ciò che sono, è stata la loro opera: questa loro passione ha determinato l'ambito della loro natura, del loro carattere. Raggiunto lo scopo, essi somigliano a involucri vuoti che cadono. E' forse stato duro, per loro, assolvere il loro compito; e, nel momento in cui ciò è accaduto, sono morti come Alessandro, o sono stati assassinati come Cesare, o deportati come Napoleone. Si può chiedere: che cosa ci han guadagnato per sè? Ciò che hanno guadagnato è il loro concetto, il loro fine, quello che essi hanno compiuto. Guadagno di altra specie, godimento tranquillo non ne hanno avuto. (Lezioni sulla filosofia della storia)
Non la vita che teme la morte, e si mantiene intatta dalla devastazione, bensì quella che la sopporta e si mantiene in essa, è la vita dello spirito. Lo spirito guadagna la sua verità soltanto se trova se stesso nell’assoluta separazione.
Uno dei punti di vista capitali della filosofia critica è, che prima di procedere a conoscere Dio, l'essenza delle cose, ecc., bisogni indagare la facoltà del conoscere per vedere se sia capace di adempiere quel compito [...] Voler conoscere dunque prima che si conosca è assurdo, non meno del saggio proposito di quel tale Scolastico, d'imparare a nuotare prima di arrischiarsi nell'acqua.
L'uomo non è altro che la serie delle sue azioni.
Non c'è alcun pretore, al massimo arbitri o mediatori tra stati, e anche questi soltanto in modo accidentale, cioè secondo volontà particolari. La concezione kantiana di pace perpetua, grazie a una federazione di stati, alla quale appianasse ogni controversia, e come un potere riconosciuto da ciascun singolo stato componesse ogni discordia, e con ciò rendesse impossibile la decisione per mezzo della guerra, presuppone la concordia fra gli stati, la quale riposerebbe su fondamenti e riguardi morali, religiosi o quali siano, in genere sempre su volontà sovrane particolari, e grazie a ciò rimarrebbe affetta da accidentalità. (Lineamenti di filosofia del diritto, §.333)

Cos'è la filosofia

CHE COS'E' LA FILOSOFIA? (E CHI SONO I FILOSOFI?)


Per capire che cosa sia la filosofia e quale siano le competenze proprie del filosofo, la cosa migliore da fare è, probabilmente, interrogare i filosofi stessi, ossia i diretti interessati, coloro che esercitano la filosofia in prima persona.
"Chi sono allora, Diotima, quelli che filosofano, se non lo sono né i sapienti né gli ignoranti?" "E' chiaro anche ad un bambino ormai - disse - che sono quelli a metà tra questi due e che di essi fa parte anche Amore. La sapienza, infatti, fa parte delle cose più belle e Amore è amore del bello, sicché è necessario che Amore sia filosofo e, in quanto filosofo, sia in mezzo tra il sapiente e l'ignorante". (Platone, "Simposio")
Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli altri astri, o i problemi riguardanti la generazione dell'intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia. Cosicchè, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall'ignoranza, è evidente che ricercano il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica. E il modo stesso in cui si sono svolti i fatti lo dimostra: quando già c'era pressochè tutto ciò che necessitava alla vita ed anche all'agiatezza ed al benessere, allora si incominciò a ricercare questa forma di conoscenza. E' evidente, dunque, che noi non la ricerchiamo per nessun vantaggio che sia estraneo ad essa; e, anzi, è evidente che, come diciamo uomo libero colui che è fine a se stesso e non è asservito ad altri, così questa sola, tra tutte le altre scienze, la diciamo libera: essa sola, infatti, è fine a se stessa. (Aristotele, Metafisica I,2,982b)
Il filosofo deve essere la cattiva coscienza della sua epoca. (Nietzsche)
La filosofia è questo: fare cose non particolarmente utili . (Vladimir Jankélévitch, Pensare la morte?)
Ritengo che un filosofo dovrebbe innanzitutto filosofare: dovrebbe, cioè, cercare di risolvere problemi filosofici, piuttosto che parlare della filosofia. (Popper)
Poiché la filosofia è quella che ci insegna a vivere, e poiché, come tutte le altre età, anche la fanciullezza trova in essa di che imparare, perché non le viene insegnata? (Michel de Montaigne, Saggi)
Secondo il mio punto di vista, la filosofia è un insieme di speculazioni a proposito dei quali una precisa conoscenza non è ancora possibile. (Bertrand Russell)
La filosofia è una pratica, non una teoria: qualcosa che si fa, non qualcosa che si dice. (Ermanno Bencivenga)
I filosofi hanno mantenuto attorno a sé stessi...una certa aura di magia. La filosofia è considerata come qualcosa di strano e di assurdo, che si occupa di quei misteri di cui si occupa la religione, ma non in modo tale da poter essere "rivelata ai bambini" o alla gente comune. (Popper)
Non c'è niente di così ridicolo che non sia stato detto da qualche filosofo. (Cicerone)
E' proprio del filosofo essere pieno di meraviglia. (Platone)
La filosofia è una via realmente propedeutica alla fede. (Tommaso d'Aquino)
La filosofia è una critica dei pregiudizi. (Dewey, "Esperienza e natura")
La filosofia è metodologia della storiografia. (Croce)
Quando colui che ascolta non capisce colui che parla e colui che parla non sa cosa stia dicendo: questa è filosofia. (Voltaire)
La filosofia è riflessione al quadrato. (T. Adorno)
La filosofia è innanzitutto una forza di interrogazione e di riflessione che verte sui grandi problemi della conoscenza e della condizione umana. (Edgar Morin, La tete bien faite)
La filosofia può essere considerata come una cartolina postale che è stata scritta con l'intenzione di arrivare a destinazione ma che in realtà non lo fa. La filosofia che raggiunge la destinazione e che si distrugge in quest' ultima cessa di essere filosofia vera. (J. Derrida, "La carte postale")
La filosofia é come un albero , le cui radici sono la metafisica , il tronco é la fisica , i rami che spuntano dal tronco sono tutti le altre scienze , cioè la medicina , la meccanica e la morale. (Cartesio, Princìpi di filosofia)
La filosofia non è un tempio, ma un cantiere. (Georges Canguilhem)
La filosofia è far concetti. (Deleuze & Guattari, "Che cos'è la filosofia?")
Superficialmente, direi che la scienza è quel che sappiamo e la filosofia è quel che non sappiamo. È una definizione semplice e per questa ragione le domande si trasferiscono dalla filosofia alla scienza, man mano che il sapere progredisce. (Bertrand Russell)
La filosofia è una scienza molto importante nella vita: essa ci permette di accettare con un sorriso tutte le disgrazie che capitano agli altri. (Giancarlo Cazzaniga)
La filosofia è una cosa per spiriti forti. (Antonio Banfi)
La filosofia è ontologia universale e fenomenologica, muovente dall'ermeneutica dell'Esserci, la quale in quanto analitica dell'esistenza, ha assicurato il termine del filo conduttore di ogni indagine filosofica nel punto dove l'indagine sorge e infine ritorna. (Heidegger, "Essere e Tempo")
Ogni vero filosofo è un maestro o compagno di ricerca, la cui voce ci giunge affievolita attraverso il tempo, ma può avere per noi, per i problemi che ora ci occupano, un'importanza decisiva. (Abbagnano, Prefazione alla "Storia della filosofia")
Filosofare è dare la ragione delle cose o per lo meno cercarla. (Denis Diderot)
L'ozio è il padre di ogni filosofia. Quindi la filosofia è un vizio? (Nietzsche)
Se si deve filosofare, si deve filosofare e se non si deve filosofare, si deve filosofare; in ogni caso dunque si deve filosofare. Se infatti la filosofia esiste, siamo certamente tenuti a filosofare, dal momento che essa esiste; se invece non esiste, anche in questo caso siamo tenuti a cercare come mai la filosofia non esiste, e cercando facciamo filosofia, dal momento che la ricerca è la causa e l'origine della filosofia. (Aristotele, "Protreptico")
Lo sappiano o no, tutti gli uomini hanno una filosofia. Certo, può ben darsi che nessuna delle nostre filosofie valga un gran che, ma la loro influenza sui nostri pensieri e sulle nostre azioni è grande e spesso incalcolabile. (Popper)
C'è un solo problema filosofico veramente serio: il suicidio. Giudicare se la vita vale o non vale la pena di essere vissuta significa rispondere alla questione fondamentale della filosofia. (Camus, "Il mito di Sisifo")
La filosofia è la musica più grande. (Platone, Fedone 61 A)
L'uomo che ha gustato una volta i frutti della filosofia, che ha imparato a conoscere i suoi sistemi, e che allora, immancabilmente, li ha ammirati come i beni più alti della cultura, non può più rinunciare alla filosofia e al filosofare. (Husserl, "La crisi delle scienze europee e la fenomenologia")
Chi può dubitare, o mio Lucilio, che degli dèi immortali sia dono la vita, della filosofia la vita onesta? Pertanto sarebbe certo che noi siamo tanto piú tenuti verso la filosofia che verso gli dèi, quanto piú gran beneficio è la vita onesta che la vita, se non fossero stati gli dèi a darci proprio la filosofia: della quale a nessuno essi concessero la conoscenza, a tutti però la capacità di conoscerla. Infatti se anche di questa avessero fatto un bene comune e noi fin dalla nascita fossimo saggi, la saggezza avrebbe perduto la sua caratteristica piú bella, quella di non essere uno dei beni dipendenti dal caso. Orbene essa ha questo di prezioso e di grande, che non ci viene incontro, che ciascuno deve procurarsela e non può ottenerla da un altro. Che cosa ci sarebbe di ammirevole nella filosofia, se essa ci toccasse come un beneficio? uno solo è il suo compito, trovare la verità intorno alle cose divine ed umane: da essa non si allontana la religione, la pietà, la giustizia ed il séguito di tutte le altre virtú intimamente congiunte tra loro. Questa insegnò il culto degli dèi, l’amore verso gli uomini. (Seneca, "Lettere a Lucilio", 90)
La Filosofia non è un singola Cosa Buona destinata ad arricchire l'esistenza umana: è una pozione di streghe, i cui ingredienti sono spesso mortali. Non pochi degli attacchi portati alla vita, alla libertà e alla felicità hanno avuto un fortissimo sostegno filosofico. (Paul Feyerabend, "Conquest of Abundance")
Beffarsi della filosofia è filosofare davvero. (Pascal, "Pensieri", S. 1-4; B. 1-4)
La filosofia non respinge nessuno e non fa speciali scelte: splende per tutti. (Seneca)
La filosofia è un ordine intellettuale, ciò che non possono essere né la religione né il senso comune … nella realtà … (non) coincidono, ma la religione è un elemento del disgregato senso comune … La religione e il senso comune non possono costituire un ordine intellettuale perché non possono ridursi a unità e coerenza neanche nella coscienza individuale per non parlare della coscienza collettiva: non possono ridursi ad unità e coerenza liberamente, perché autoritariamente ciò potrebbe avvenire come infatti è avvenuto nel passato entro certi limiti. (Gramsci)
La filosofia non mi sembra mai aver tanto buon gioco come quando combatte la nostra presunzione e vanità, quando riconosce in buona fede la sua incertezza, la sua debolezza e la sua ignoranza . (Michel de Montaigne, "Saggi")
La filosofia è un prurito. (Wittgenstein)
La filosofia è una cosa troppo seria per essere lasciata ai soli filosofi. (John Wheeler)
Non possono esserci nuove scoperte in filosofia: tutto ciò che è rilevante in un problema filosofico è perfettamente visibile nell’uso delle parole governato da regole. Tutte le informazioni che ci occorrono si trovano nelle nostre conoscenze circa il modo di usare le parole che usiamo, e di questo dobbiamo solo ricordarci. (Wittgenstein)
La filosofia è conoscenza acquisita, attraverso il corretto ragionamento degli effetti o fenomeni a partire dai concetti delle loro cause o generazioni, o reciprocamente la conoscenza acquisita delle generazioni possibili a partire dagli effetti conosciuti. (Hobbes, "De corpore")
La filosofia è rispecchiare astrattamente in concetti l'intera essenza del mondo, e così quale immagine riflessa, deporla nei permanenti e ognora disposti concetti della ragione: questa e non altro è filosofia. (Schopenhauer)
La filosofia è un organismo, le cui ossa sono costituite dalla logica, il sangue e la carne sono rappresentate dalla fisica e l’anima dall’etica. (Posidonio di Apamea)
La filosofia è imparare a morire . (Platone, "Fedone")
La filosofia è ontologia universale e fenomenologica, movente dall'ermeneutica dell'esserci. (Heidegger, Essere e Tempo)
La filosofia è una barriera contro le leggi scritte. (Alcidamante)
La filosofia è una fatica di Sisifo. E' sempre un disperato cercare di rispondere a quelle cinque-sei domande fondamentali [...].Ma è inutile la fatica di Sisifo? Potrebbe servire a rafforzare i muscoli... (S. Veca)
Un filosofo: un filosofo è un uomo che costantemente vive, vede, sente, intuisce, spera, sogna cose straordinarie; che viene colpito dai suoi propri pensieri come se venissero dall'esterno, da sopra e da sotto, come dalla sua specie di avvenimenti e di fulmini; che forse è lui stesso un temporale gravido di nuovi fulmini; un uomo fatale, intorno al quale sempre rimbomba e rumoreggia e si spalancano abissi e aleggia un'aria sinistra. Un filosofo: ahimè, un essere che spesso fugge da se stesso, ha paura di se stesso - ma che è troppo curioso per non 'tornare a se stesso' ogni volta. (Nietzsche, "Al di là del bene e del male", § 292)
La filosofia è una presa di posizione ragionata sulla totalità del reale. (Piaget)
La filosofia è una conoscenza del piú alto grado di universalità. (Herbert Spencer)
La filosofia è una natura invisibile e la natura è una filosofia visibile. (Paracelso)
La filosofia è così anzitutto un genere di scrittura. Esso è delimitato, come ogni genere letterario, non dalla forma o dal contenuto, ma dalla tradizione, un romanzo familiare che comprende, per esempio, papà Parmenide, il vecchio e onesto zio Kant e il fratello cattivo Derrida. (Rorty)
Il primo dovere del filosofo consiste nel pronunciarsi chiaramente sui limiti delle proprie conoscenze e riconoscere che vi sono dei campi in cui la sua incompetenza è assoluta. (G. Marcel, "Gli uomini contro l'umano")
La filosofia è scienza della verità. (Aristotele, Met,II,1,993b)
La filosofia è scienza della scienza in generale. (Fichte)
In ogni filosofare non si è trattato per nulla, fino ad oggi, di "verità", ma di qualcos'altro, come salute, avvenire, sviluppo, potenza, vita... (Nietzsche, "La gaia scienza", prefazione alla 2° edizione)
La filosofia è un farmaco che cura le paure umane, mostrando come a) gli dèi non si curano del mondo; b) la morte non va temuta, perchè quando c'è lei non ci siamo noi e quando ci siamo noi non c'è lei; c) non si deve aver paura del dolore, perchè se é intenso é breve, se é lungo non é intenso; d) la facile raggiungibilità della felicità, che consiste nel piacere. (Epicuro)
La filosofia è teoria generale dello spirito. (Gentile)
La filosofia è il grande sforzo che il pensiero compie per abbracciare e unificare tutte le differenti attività dell’uomo, per legarle ad un centro comune. (E. Cassirer, "Simbolo, mito e cultura")
La filosofia è la considerazione pensante degli oggetti. (Hegel)
Il filosofo... non affronta una struttura organizzata, ma piuttosto qualcosa che ha l’aspetto di un cumulo di macerie (sotto le quali è forse sepolto qualche tesoro). (Popper)
Il filosofo soltanto vive mirando costantemente alla natura ed al divino. Come il buon capitano di una nave, egli ormeggia la sua vita a ciò che è eterno e costante, là getta l'ancora e vive padrone di sè. (Aristotele, "Protreptico")
Per dire ancora una parola a proposito del dare insegnamenti su come dev'essere il mondo, ebbene, per tali insegnamenti in ogni caso la filosofia giunge sempre troppo tardi. In quanto pensiero del mondo essa appare soltanto dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione e s'è bell'e assestata. Questo, che il concetto insegna, mostra necessario parimenti la storia, che soltanto nella maturità della realtà l'ideale appare di fronte al reale e che quell'ideale si costruisce il medesimo mondo, appreso nella sostanza di esso, dandogli la figura d'un regno intellettuale. Quando la filosofia dipinge il suo grigio su grigio, allora una figura della vita è invecchiata, e con grigio su grigio essa non si lascia ringiovanire, ma soltanto conoscere; la nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo. (Hegel, "Lineamenti di filosofia del diritto" Prefazione)
La conoscenza filosofica è conoscenza razionale per concetti. (Kant, "Critica della ragion pura", Dott. Trasc. del met., cap. I, sez. I)
Il compito del filosofo, lo scopo della sua vita di filosofo: una scienza universale del mondo, un sapere universale, definitivo, un universo delle verità in sé attorno a mondo, al mondo in sé. (Husserl, "La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale")
I grandi filosofi non erano impegnati in una impresa estetica. Non cercavano di essere architetti di un brillante sistema: erano ricercatori di verità, di vere soluzioni di problemi genuini, al pari dei grandi scienziati. (Popper)
A che serve la filosofia se non è capace di rendere conto di un uomo? (Sartre, "L'idiota di famiglia")
La filosofia è una logica della scienza, cioè del sapere universalmente valido, e ha il compito di mostrare le condizioni che rendono possibile la scienza come tale. (Cohen)
Discendiamo all'interno di noi stessi: più sarà profondo il punto a cui arriveremo, più forte sarà la spinta che ci farà risalire alla superficie. L'intuizione filosofica è questo contatto, la filosofia questo slancio. (Bergson)
La filosofia è un tentativo straordinariamente ingegnoso di pensare erroneamente. (B. Russell)
La filosofia è un orto in cui la logica costituisce le mura che demarcano i confini, la fisica rappresenta gli alberi che crescono nell’orto e l’etica costituisce i frutti che pendono dagli alberi. (Crisippo)
Un sistema filosofico è una casa che, subito dopo costruita e adornata, ha bisogno di un lavorio, più o meno energico, ma assiduo di manutenzione, e che a un certo punto non giova più restaurare e puntellare, e bisogna gettare a terra e ricostruire dalle fondamenta. Ma con siffatta differenza capitale: che, nell'opera del pensiero, la casa perpetuamente nuova è sostenuta perpetuamente dall'antica, la quale, quasi per opera magica, perdura in essa. (Croce, "Breviario di estetica")
La filosofia è la palingenesi obliterante dell'io subcosciente che si infutura nell'archetipo dell'antropomorfismo universale. (Ignoto)
La filosofia è una riflessione per la quale ogni materia estranea è buona, anzi, potremmo dire: per la quale ogni buona materia dev'essere estranea. (Canguilhem)
Il filosofo deve diventare non filosofo per continuare a fare filosofia. (Deleuze)
Non importa quali metodi un filosofo possa usare, purché abbia un problema interessante e tenti sinceramente di risolverlo. (Popper)
La coerenza è l'obbligo principale di un filosofo, tuttavia è quello a cui ci si attiene più di rado. (Kant, Critica della ragion pratica)
La filosofia non è una dottrina ma una attività. Un'opera filosofica consiste essenzialmente in delucidazioni. Frutto della filosofia non sono 'proposizioni filosofiche' bensì il chiarificarsi delle proposizioni. La filosofia deve rendere chiare e delimitare con precisione le idee che altrimenti sarebbero, per così dire, torbide e confuse. (Wittgenstein, "Tractatus logico-philosophicus")
Filosofo, amatore della saggezza cioè della verità. (Voltaire)
Il punto di vista della filosofia è il punto di vista della ragione, la sua conoscenza è una conoscenza delle cose, come sono in sé, cioè come sono nella ragione. Sta nella natura della filosofia di eliminare totalmente tutte le cose che stanno le une dopo le altre e le une lontane dalle altre, ogni differenza del tempo e in generale ogni differenza che solo l’immaginazione inserisce nel pensiero, in una parola di vedere nelle cose soltanto quello per cui esse esprimono la ragione assoluta, non però, in quanto esse sono oggetti semplicemente di quella riflessione, che si attacca alle leggi del meccanismo e procede nella serie temporale. (Schelling, "Esposizione del mio sistema filosofico", 1)
Lo sforzo teorico del filosofo è vano se non è accompagnato e sorretto dalla volontà d'azione. (Rodolfo Mondolfo)
Si possono concepire i filosofi come persone che compiono sforzi estremi per sperimentare fino a che altezza l'uomo possa elevarsi. (Nietzsche, "La volontà di potenza")
La gente, osservava, dice sempre che la filosofia non fa progressi e che gli stessi problemi filosofici che già impegnavano i greci continuano ad occuparci anche oggi. Ma chi parla in questo modo non comprende perché le cose stiano così. Il motivo è che il nostro linguaggio è rimasto lo stesso e ci porta sempre verso gli stessi quesiti. Fin tanto che esisterà un verbo "essere" che pare funzionare come i verbi "mangiare" e "bere", fin tanto che vi saranno aggettivi come "identico", "vero", "falso", "possibile", fin tanto che gli uomini parleranno di uno scorrere del tempo e dell’estensione dello spazio ecc.; fin tanto che si verificherà tutto ciò, gli uomini andranno a urtare contro le stesse noiose difficoltà e continueranno a guardare fisso qualcosa che nessuna spiegazione sembra in grado di eliminare. (Wittgenstein)
La filosofia è una pianta che prospera soltanto all'aria di montagna, come i rododendri e le stelle alpine. (Schopenhauer)
La filosofia, come la medicina, dispone di molti farmaci, poche buone medicine e quasi nessun rimedio specifico. (N. de Chamfort)
Quando in una strada solitaria l'auto si arresta spontaneamente il conducente, che non è un buon meccanico, si sente perduto e darebbe qualsiasi cosa per sapere cos'è l'automobile dal punto di vista meccanico. In questo caso la perdizione è minima (…). Ma, a volte, resta in panne la nostra vita intera, perché tutte le convinzioni fondamentali sono diventate problematiche (…). L'uomo, allora, riscopre, sotto quel sistema di opinioni, il caos primigenio con cui è stata fatta la sostanza più autentica della nostra vita. Incomincia a sentirsi assolutamente naufrago; di qui l'assoluta necessità di salvarsi, di costruire un essere più sicuro. Allora si ritorna alla filosofia. (Ortega y Gasset, "Cosa è filosofia?")
La filosofia, che per venti secoli si è preoccupata del significato dei suoi termini, è, non soltanto piena di verbalismo, ma anche terribilmente vaga e ambigua, mentre una scienza come la fisica, che non si preoccupa tanto dei termini, quanto piuttosto dei fatti, ha conseguito una grande precisione. (Popper)
La filosofia è l’ultimo aspetto sotto il quale si perpetuano le due forze illusorie dalle quali precisamente tutto il pensiero moderno ha teso ed è riuscito, negli altri ambiti della vita intellettuale, a liberare lo spirito umano: la religione e la retorica. (J.F. Revel, "Pourquoi des philosophes?")
La filosofia è conoscenza dell’essere in quanto essere; la filosofia è conoscenza delle cose umane e divine; la filosofia è meditazione della morte ; la filosofia è imitazione di dio , per quanto ciò è possibile all’uomo; la filosofia è arte delle arti e scienza delle scienze; la filosofia è amore della sapienza. (Ammonio di Ermia)
La durata della vita umana non è che un punto e la sostanza è un flusso, e nebulose ne sono le percezioni, e la composizione del corpo è corruttibile, e l'anima è un turbine, e la fortuna imperscrutabile, e la fama cosa insensata ... E dunque, cosa c'è che possa guidare un uomo? Una cosa e solo una, la filosofia. (Marco Aurelio)
I veri filosofi sono coloro che comandano e legiferano: essi affermano "così deve essere!", essi determinano in primo luogo il "dove" e l’"a che scopo" degli uomini e così facendo dispongono del lavoro preparatorio di tutti gli operai della filosofia, di tutti i soggiogatori del passato — essi protendono verso l’avvenire la loro mano creatrice e tutto quanto è ed è stato diventa per essi mezzo, strumento, martello. Il loro "conoscere" è creare, il loro creare è una legislazione, la loro volontà di verità è volontà di potenza. — Esistono oggi tali filosofi? Sono già esistiti tali filosofi? Non devono forse esistere tali filosofi? (Nietzsche, "Al di là del bene e del male")
La filosofia, quale solo potrebbe giustificarsi al cospetto della disperazione, è il tentativo di considerare tutte le cose come si presenterebbero dal punto di vista della redenzione. La conoscenza non ha altra luce che non sia quella che emana dalla redenzione sul mondo […]. Si tratta di stabilire prospettive in cui il mondo si dissesti, si estranei, riveli le sue fratture e le sue crepe, come apparirà un giorno, deformato e manchevole, nella luce messianica. Ottenere queste prospettive senza arbitrio e violenza, dal semplice contatto con gli oggetti, questo, e questo soltanto, è il compito del pensiero. (T. Adorno, Minima moralia)
Alcuni filosofi hanno fatto una virtù del parlare con sé stessi, forse perché si sono convinti che non ci fosse nessuno con cui parlare. Non c’è dubbio che Iddio parli quasi esclusivamente con sé stesso, ma i filosofi dovrebbero sapere che non sono più simili a Dio di quanto non lo siano gli altri uomini. (Popper)
Il termine greco filosofo è stato forgiato in opposizione al termine sophòs. Esso sta a significare colui che ama la conoscenza. (...) L’essenza della filosofia sta infatti non nel possesso della verità, ma nella sua ricerca. Il suo maggior pericolo è quello di capovolgersi in dogmatismo, cioè in un sapere costituito da affermazioni compiute, definitive, esaustive semplicemente da tramandarsi. Filosofia significa in verità: essere in cammino. (Jaspers)
Quando e nella misura in cui una scienza, procedendo al di sopra dell'esattezza, perviene a una verità (cioè a un essenziale scoprimento dell'ente come tale), essa è filosofia. (Heidegger, "L'origine dell'opera d'arte")
Il filosofo ha innanzitutto la responsabilità di conservare e trasmettere l'immenso patrimonio che la storia della filosofia ci ha tramandato fin dai presocratici [...]. In secondo luogo, la filosofia deve restare aperta alle scienze e allo spirito scientifico. È, questo, l'aspetto epistemologico del suo compito [...]. In secondo luogo, la filosofia deve restare aperta alle scienze e allo spirito scientifico. È, questo, l'aspetto epistemologico del suo compito [...]. In terzo luogo, la filosofia si scopre essa stessa una pratica teorica, il più delle volte legata all'esercizio pubblico del discorso nell'ambito dell'insegnamento universitario, o nel settore più vasto del mondo dell'editoria. (Paul Ricoeur)
La filosofia è la balia asciutta della vita. Veglia sui nostri passi, ma non per allattarci. (Kierkegaard)
La filosofia è sempre una forma di alto dilettantismo, in cui qualcuno, per tanto che abbia letto, parla sempre di cose su cui non si è preparato abbastanza. (Umberto Eco)
Si rimproverava a Diogene che, essendo ignorante, si occupasse di filosofia: "Me ne occupo", egli rispose, "tanto più a proposito". (Michel de Montaigne, "Saggi")
La filosofia è un'ancella della teologia. (Detto medioevale)
La maggior parte degli uomini sono filosofi in quanto operano praticamente e nel loro pratico operare è contenuta implicitamente una concezione del mondo, una filosofia. (Gramsci, "Quaderni del carcere", 10, II)
La filosofia è una scienza senza supposizioni. (Ortega y Gasset)
La filosofia è il proprio tempo appreso in pensieri. (Hegel)
La filosofia è intuizione del mondo. (Dilthey)
Il metodo proprio della filosofia consiste nel concepire in modo chiaro i problemi insolubili nella loro insolubilità, quindi contemplarli senz'altro, fissamente, instancabilmente, per anni, senza nessuna speranza, nell'attesa (en upomoné; in patientia). Se ci atteniamo a questo criterio, ci sono pochi filosofi. Pochi è già dire tanto. (S. Weil, Quaderni IV)
La filosofia è una milizia che deve accettare tutti i problemi del secolo e tendere a trasformare la faccia della terra. (Carlo Cattneo)
La filosofia è una disposizione naturale dell'essere umano. Ogni bambino, dopo i sei anni, si chiede che cos'è la morte. (Gadamer)
La filosofia è una scienza storica […] nel senso che è nata con una storia della cultura e con una certa cultura storica. (Vattimo, "Vocazione e responsabilità del filosofo")
La filosofia non è qualcosa di già fatto (…). In ogni uomo, la filosofia è una cosa che deve essere costruita con uno sforzo personale. (Xavier Zubiri, "Natura, Storia, Dio")
L’emergenza della filosofia può essere interpretata come una risposta alla dissoluzione della società chiusa e delle sue credenze magiche...è il tentativo di sostituire una fede razionale, alla fede magica; modifica la tradizione di tramandare una teoria o un mito, fondando...la tradizione di contestare le teorie ed i miti e di discuterli criticamente. (Popper)
L'attività filosofica ha un grande vantaggio rispetto a tutte le altre; non si ha cioè bisogno di un particolare strumento, nè di una sede particolare per esercitarla, ma in qualunque punto della terra uno si ponga all'opera con il pensiero, dovunque gli sarà allo stesso modo possibile afferrare la verità, come se essa fosse presente. Così dunque è provato che è possibile dedicarsi alla filosofia, che essa è il maggiore di tutti i beni, e che è facile conseguirla. Per tutti questi motivi, vale la pena di coltivarla con passione. (Aristotele, "Protreptico")
I veri filosofi, se ne avvedessero o no, non hanno mai fatto altro che rinvigorire e raffinare i concetti per far sì che meglio si intendano i fatti, cioè la realtà, cioè la storia. (Croce)
Noi siamo riusciti a comprendere, anche se solo nelle linee più generali, come il filosofare umano e i suoi risultati non abbia affatto il significato puramente privato o comunque limitato di uno scopo culturale. Noi siamo dunque- e come potremmo dimenticarlo?-, nel nostro filosofare, funzionari dell'umanità. (Husserl)
La filosofia è un uovo, il cui guscio è costituito dalla logica, l’albume dalla fisica, il tuorlo dall’etica. (detto degli Stoici)
Ritengo che la filosofia sia la scienza generale dell’amore; dentro l’universo intellettuale rappresenta il maggior impulso verso una connessione globale. (Ortega y Gasset, "Meditazioni sul Chisciotte")
La filosofia è una lotta contro l’incantesimo del nostro intelletto, per mezzo del nostro linguaggio. (Wittgenstein, "Ricerche filosofiche")
La novità della nostra attuale posizione verso la filosofia è una convinzione che finora non fu propria di nessuna epoca: cioè che non possediamo la verità! (Nietzsche)
Il compito della filosofia è di risolvere e dissolvere i problemi filosofici mediante la chiarificazione di ciò che ha senso. [...] Compito della filosofia non è tanto risolvere una contraddizione o un paradosso mediante un’innovazione concettuale, quanto ottenere una visione chiara della struttura concettuale che ci assilla: si tratta di accertare lo stato delle cose prima che la contraddizione sia risolta. (Wittgenstein)
La filosofia deve rispondere a queste tre domande: a) cosa posso conoscere? b) cosa posso fare? c) cosa posso sperare? (Kant)
La filosofia è una super-scienza. (F. Bacone)
Fu settantacinque anni or sono: sulla fine del 1875; avevo meno di dieci anni e da poco tempo ero entrato in collegio. Una notte, a una sensibile scossa di terremoto in Napoli, tutto il collegio si svegliò o fu svegliato; gli alunni, grandi e piccoli, si rivestirono, e le classi o “camerate” si confusero nella stanza più ampia, allegri, come sono i ragazzi quando accade qualcosa di improvviso e ne nasce confusione. Tra i presenti era un giovane prete, sottile, ascetico, uno dei nostri preferiti, che leggeva, come sempre, tutto intento in un fascicolo che aveva tra mani. - Ma che cosa legge don Leonardo? - domandai a un compagno bene informato. - Legge filosofia. - E che significa filosofia? - È una cosa di cui nessuno capisce niente. - Io restai a lungo con questa definizione in mente e con la correlativa impressione: che è poi l'idea che ne ha e ne avrà sempre la stragrande maggioranza degli uomini. E giova che ciò sia, e la filosofia mantenga un certo carattere di esoterismo che segni lo sforzo con cui lo spirito passa dalla conoscenza delle cose a quella del sè stesso che le ha prodotte. Ma io rido talvolta tra me e me, al ricordo di quello che fu il mio primo incontro con la signora Filosofia, alla quale ho poi dovuto consacrare tanta parte del mio tempo. (B. Croce articolo tratto da Quaderni della "Critica" diretti da B. Croce, marzo 1950 n. 16, pagina 126, rubrica "Notizie e osservazioni", articolo IV)
La filosofia che una volta sembrò superata, si mantiene in vita perchè è stato mancato il momento della sua realizzazione. (T.W. Adorno, Dialettica negativa, Einaudi, Torino 1975, p. 3)
La filosofia è lo sforzo consapevole di fondere tutto ciò che sappiamo per esperienza o intuizione in una struttura linguistica in cui tutte le cose saranno chiamate con il loro giusto nome. (Horkheimer, Eclisse della ragione, Einaudi, Torino 1970, p. 154)
Si possono dire solo poche cose sulla filosofia. Anziché spiegare lungamente quale sia la sua essenza, ci limitiamo a dire che cosa faccia parte del filosofare: che il filosofo si riserva la possibilità di sbagliare. Questo coraggio dell’errore non significa solo che egli abbia il coraggio di sopportarlo, ma molto di più: il coraggio di ammetterlo, questo coraggio è cioè quello dell’intimo sacrificio del proprio se stesso nella capacità di ascoltare e imparare, il coraggio del dibattito positivo. (M. Heidegger, Logica. Il problema della verità, Introduzione)
La filosofia ha il compito critico primario di far cadere ogni barriera fra i diversi campi della cultura e affermarsi come ricerca aperta e antidogmatica. (Enzo Paci)
Tutti gli uomini sono filosofi, perché in un modo o nell’altro assumono un atteggiamento nei confronti della vita e della morte. (Popper)
L'obiettivo della filosofia è la quiete del mare dopo la tempesta. (Epicuro)
Ci sono più cose in cielo e in terra che non ne sogni la tua filosofia. (Shakespeare, "Amleto")
La filosofia è trasformazione del sacro in divino. (Maria Zambrano)
La filosofia è l'adempimento dell'io del singolo, dell'unico. (Stirner)
La filosofia è una conoscenza di tipo diametralmente opposto rispetto alle conoscenze ricavate soltanto con l’esperienza. Essa si pone come il prodotto finale di quel processo che inizia con un semplice collegamento di osservazioni rozze, prosegue con l’elaborazione di proposizioni sempre piú ampie e distinte dai fatti singoli, e si conclude con proposizioni universali. Per dare una definizione in modo piú semplice e chiaro, diremo: la conoscenza d’infimo grado è non unificata; la scienza è una conoscenza parzialmente unificata; la filosofia è una conoscenza completamente unificata. (Spencer, "Primi princípi")
Noi cominciammo a filosofare per orgoglio e fummo portati così a perdere la nostra innocenza; abbiamo scoperto la nostra nudità e d’allora noi filosofiamo per il bisogno della nostra salvezza. (Fichte a Jacobi, 30 Agosto 1795)
La filosofia è il sapere più nobile proprio perchè non serve a nulla ed è quindi priva del legame di servitù. (Aristotele)
La filosofia, così come io l'ho vissuta e intesa fino ad oggi, è vita volontaria fra i ghiacci e le alture -ricerca di tutto ciò che l'esistenza ha di estraneo e problematico, di tutto ciò che finora era proscritto dalla morale. Attraverso una lunga esperienza di itinerari nel proibito, ho imparato a considerare le cause che fino a oggi si è moralizzato e idealizzato in modo assai diverso da quello che che comunemente si richiede: mi si è fatta luce sulla storia segreta dei filosofi, sulla psicologia dei grandi nomi. -Quanta verità può sopportare, quanta verità può osare un uomo? Questa è diventata la mia vera unità di misura, sempre più. (Nietzsche, "Ecce homo")
Il filosofo diventa sempre tale in virtù di una perplessità, che egli cerca di superare, e che è il qaumazein di Platone, e che Platone stesso chiama mala filosofikoV paqoV. Ma qui i falsi filosofi si distinguono dai veri, in questo, che nei veri quella perplessità nasce dalla vista diretta del mondo; negli altri invece soltanto da un libro, da un sistema, che si trovano già belli e pronti. (Schopenhauer, "Il mondo come volontà e rappresentazione", I, 7)
La filosofia [...], che è ricerca della felicità attraverso la saggezza. (Marcel Conche, "Montaigne ou la conscience heureuse")
Filosofare consiste nell'invertire la direzione abituale del lavoro del pensiero. (Bergson)
La filosofia e i suoi eroi

martedì 28 agosto 2007

Pr.. FILOSOFIA ISTITUTO COMPRENSIVO FEROLETO


Indirizzo e-mail: filo-sophini.blogspot.com
“La filosofia è la palingenesi obliterante dell'io subcosciente che si infutura nell'archetipo dell'antropomorfismo universale. “(Ignoto)

“So di non sapere”



ISTITUTO COMPRENSIVO FEROLETO ANTICO
ANNO SCOLASTICO 2007/ 2008
Docente responsabile del Progetto: Sina Mazzei





“Quando la filosofia dipinge il suo grigio su grigio, allora una figura della vita è invecchiata, e con grigio su grigio essa non si lascia ringiovanire, ma soltanto conoscere; la nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo.” (Hegel)
CHE COS'E' LA FILOSOFIA?
Il termine greco filosofo è stato forgiato in opposizione al termine sophòs. Esso sta a significare colui che ama la conoscenza. (Heidegger, "L'origine dell'opera d'arte")Si possono dire solo poche cose sulla filosofia: che il filosofo si riserva la possibilità di sbagliare. Questo coraggio dell’errore non significa solo che egli abbia il coraggio di sopportarlo, ma molto di più: il coraggio di ammetterlo…(M. Heidegger, Logica. Il problema della verità, Introduzione) L’emergenza della filosofia può essere interpretata come una risposta alla dissoluzione della società chiusa e delle sue credenze magiche...è il tentativo di sostituire una fede razionale, alla fede magica;. (Popper)L'attività filosofica ha un grande vantaggio rispetto a tutte le altre; non si ha cioè bisogno di un particolare strumento, nè di una sede particolare per esercitarla, ma in qualunque punto della terra uno si ponga all'opera con il pensiero, dovunque gli sarà allo stesso modo possibile afferrare la verità, come se essa fosse presente…(Aristotele, "Protreptico")Poiché la filosofia è quella che ci insegna a vivere, e poiché, come tutte le altre età, anche la fanciullezza trova in essa di che imparare, perché non le viene insegnata? (Michel de Montaigne, Saggi)La filosofia è una pratica, non una teoria: qualcosa che si fa, non qualcosa che si dice. (Ermanno Bencivenga)La filosofia è innanzitutto una forza di interrogazione e di riflessione che verte sui grandi problemi della conoscenza e della condizione umana. (Edgar Morin, La tete bien faite)La filosofia é come un albero , le cui radici sono la metafisica , il tronco é la fisica , i rami che spuntano dal tronco sono tutti le altre scienze , cioè la medicina , la meccanica e la morale. (Cartesio, Princìpi di filosofia)La filosofia è una cosa per spiriti forti. (Antonio Banfi)Filosofare è dare la ragione delle cose o per lo meno cercarla. (Denis Diderot)La filosofia non respinge nessuno e non fa speciali scelte: splende per tutti. (Seneca)La filosofia è una cosa troppo seria per essere lasciata ai soli filosofi. (John Wheeler)La filosofia è un organismo, le cui ossa sono costituite dalla logica, il sangue e la carne sono rappresentate dalla fisica e l’anima dall’etica. (Posidonio di Apamea)La filosofia è imparare a morire . (Platone, "Fedone")Un filosofo è un uomo che costantemente vive, vede, sente, intuisce, spera, sogna cose straordinarie; che viene colpito dai suoi propri pensieri come se venissero dall'esterno, da sopra e da sotto, come dalla sua specie di avvenimenti e di fulmini; che forse è lui stesso un temporale gravido di nuovi fulmini; (Nietzsche, "Al di là del bene e del male", § 292)La filosofia è scienza della verità. (Aristotele, Met,II,1,993b)La filosofia è un farmaco che cura le paure umane, mostrando come a) gli dèi non si curano del mondo; b) la morte non va temuta, perchè quando c'è lei non ci siamo noi e quando ci siamo noi non c'è lei; c) non si deve aver paura del dolore, perchè se é intenso é breve, se é lungo non é intenso; d) la facile raggiungibilità della felicità, che consiste nel piacere. (Epicureo).
Quando la filosofia dipinge il suo grigio su grigio, allora una figura della vita è invecchiata, e con grigio su grigio essa non si lascia ringiovanire, ma soltanto conoscere; la nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo. (Hegel, "Lineamenti di filosofia del diritto" Prefazione)Discendiamo all'interno di noi stessi: più sarà profondo il punto a cui arriveremo, più forte sarà la spinta che ci farà risalire alla superficie. L'intuizione filosofica è questo contatto, la filosofia questo slancio. (Bergson)La filosofia è un orto in cui la logica costituisce le mura che demarcano i confini, la fisica rappresenta gli alberi che crescono nell’orto e l’etica costituisce i frutti che pendono dagli alberi. (Crisippo)Non importa quali metodi un filosofo possa usare, purché abbia un problema interessante e tenti sinceramente di risolverlo. (Popper)Fin tanto che esisterà un verbo "essere" che pare funzionare come i verbi "mangiare" e "bere", fin tanto che vi saranno aggettivi come "identico", "vero", "falso", "possibile", fin tanto che gli uomini parleranno di uno scorrere del tempo e dell’estensione dello spazio ecc.; fin tanto che si verificherà tutto ciò, gli uomini andranno a urtare contro le stesse noiose difficoltà e continueranno a guardare fisso qualcosa che nessuna spiegazione sembra in grado di eliminare. (Wittgenstein)La filosofia è una disposizione naturale dell'essere umano. Ogni bambino, dopo i sei anni, si chiede che cos'è la morte. (Gadamer) La La filosofia deve rispondere a queste tre domande: a) cosa posso conoscere? b) cosa posso fare? c) cosa posso sperare? (Kant)La filosofia ha il compito critico primario di far cadere ogni barriera fra i diversi campi della cultura e affermarsi come ricerca aperta e antidogmatica. (Enzo Paci)Tutti gli uomini sono filosofi, perché in un modo o nell’altro assumono un atteggiamento nei confronti della vita e della morte. (Popper)
PREMESSA
“ Hume avrebbe detto che il bambino non è ancora diventato schiavo delle aspettative causate dall’abitudine. Il piccolo quindi è il più libero da pregiudizi, forse è addirittura il più grande filosofo: infatti non ha prevenzioni e questa è la virtù più alta della filosofia. Il bambino percepisce il mondo così com’è, senza aggiungere niente a ciò che vive.” (Dal MONDO DI SOPHIA) . Il bambino è un soggetto filosofico. Non nel senso che possa essere suscettibile di discorso filosofico (ogni cosa è tale), ma nel senso che il bambino, ne sia consapevole o no, genera discorsi filosofici. Egli è il vivente rovesciamento del discorso socratico sulla sapienza. Perché per Socrate il sapiente è chi sa di non sapere. Mentre il bambino è un sapiente che non sa di sapere. Egli domanda, osserva, afferma, racconta cose paradossali e stranianti che ci aprono mondi impensati o a cui avevamo cessato di pensare. Il bambino è un soggetto filosofico perché fa l’azione: domanda. E, domandando, rompe la crosta dell’ovvio. La sua domanda ci arriva dal mondo del possibile, da cui è mosso, di cui è il custode inconsapevole e che lo spingerà nella vita come un’energia invisibile che tende a un polo magnetico di cui è l’ago, il suo, e che mai avrà tutto il tempo e i modi per rivelarsi nella sua storia futura.
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Del bambino, soggetto filosofico, l’adulto deve saper stare in ascolto. Perché non solo dobbiamo insegnare ai bambini, ma imparare dai bambini. Perché ci sono cose che noi possiamo fare per i bambini, ma ci sono cose che i bambini possono fare per noi. Stare in ascolto del bambino è riscoprire il possibile che avevamo dimenticato. Stare in ascolto delle domande del bambino è far entrare aria fresca nelle stanze chiuse delle nostre risposte senza domande. Stare in ascolto del bambino è farsi curare dalle domande grazie alle quali le nostre risposte erano le malattie. Stare in ascolto del bambino è scoprire la parte di noi che avevamo perduto e di cui abbiamo bisogno per salvarci. Stare in ascolto del bambino è la rivelazione del nostro partner invisibile, come in un desiderio sognato. Stare in ascolto del bambino è scoprire di che cosa sentivamo il bisogno senza sapergli dare il nome. Stare in ascolto del bambino è scoprire l’eros originario del rapporto col sé che è nell’altro e con l’altro che è in sé. Stare in ascolto del bambino è darsi alibi onorevoli per superare il pudore di essere ciò che dentro siamo restati. Stare in ascolto del bambino è riscoprire le domande che avremmo vergogna a riporci, se il bambino non ce ne restituisse il coraggio. Stare in ascolto del bambino è seguire con gli occhi un’eruzione originaria di cui avevamo perso la memoria e la forza. Stare in ascolto del bambino è scoprire la prossimità primitiva di emozione e pensiero. Stare in ascolto del bambino è fare filosofia. E non è solo filosofia coi bambini, ma filosofia dei bambini. Tre fasi:
Ascoltare il bambino – i bambini.
Capire che cosa egli ci dice, non sapendo di sapere.
Capire che cosa, nel momento in cui ce lo dice, esso significa per l’assetto dei saperi e della scuola, per il pensiero, per i valori, per tutti.
Attivare la ricerca di un significato attraverso la valorizzazione del dialogo in classe, implica anche tenere in considerazione la componente emotivo - affettiva, perché discutendo, i bambini mettono a nudo se stessi, infatti spesso portano nel gruppo paure, idee, emozioni e sentimenti vissuti in prima persona. I bambini imparano a conoscere e a gestire i propri ed altrui processi emozionali, affettivi e volitivi: imparano a conoscere se stessi e a relazionarsi con gli altri. Una scuola che intende fornire esperienze concrete e apprendimenti significativi, dove si vive in un clima carico di curiosità, affettività, giocosità e comunicazione, non può prescindere dal garantire una relazione umana significativa fra e con gli adulti di riferimento. Questa Scuola ad alto contenuto educativo, non può cadere nel terribile errore di preconizzare gli apprendimenti formali, errore spesso commesso dagli insegnanti che sono più attenti a formare un “bambino-campione”, piuttosto che un bambino sicuro e forte nell'affrontare la vita, o ancora un bambino che abbia acquisito la stima di sé, la fiducia nelle proprie capacità e la motivazione al passaggio dalla curiosità, caratterizzante la Scuola dell'Infanzia, alla ricerca. L'insegnante deve poter provare un “sentimento” per l'infanzia inteso come “sentire”, percepire e prendere consapevolezza dei bisogni reali, affettivi ed educativi propri del bambino che sono altro rispetto ai bisogni degli adulti. Il ruolo dei genitori, degli insegnanti è infatti quello di educare tutti e ciascuno alla consapevolezza di ciò che il bambino “sente” emotivamente e affettivamente, perché è proprio il passaggio dal sentire all'agire che consentirà al futuro uomo di compiere scelte autonome. L'atteggiamento empatico, sentire con il proprio animo il mondo interiore del bambino, denota una sensibilità eterocentrica determinata dal sistema di valori, sentimenti e bisogni dell'educatore. L'empatia è “un modo di essere” dell'insegnante, non una tecnica ma un atteggiamento, ,in parte proprio della personalità e in parte conseguenza di un processo di formazione che implica anche il cambiamento di sé. Un compito importante dell'insegnante è quello di mediare i modi e i tempi di un dialogo strutturato su un piano paritario, in modo tale da consentire ad ogni interlocutore di far emergere il proprio pensiero e di metterlo in relazione con quello degli altri. Il clima in cui avviene questo processo deve essere motivante per chi lo vive, sfruttando soprattutto la valenza educativa del gioco e prevedendo l'integrazione di aspetti cognitivi, affettivi e relazionali. E' una sfida, da parte dell'insegnate, a livello culturale, sociologica e civica ma che deve coinvolgere anche i più piccoli per dotarli di una propria capacità critica, che permetta loro di ragionare, di riflettere sulla realtà e di compiere in futuro scelte consapevoli Se la filosofia è "presa sul serio", se è misurata con i problemi reali, è davvero uno strumento di formazione della persona e di indirizzo della vita. La domanda sulla natura umana nasce dalla constatazione che le persone con cui l'insegnante compie il suo lavoro filosofico usano, ad un livello non strutturato né consapevole di sé, una serie di strumenti assolutamente analoghi a quelli utilizzati dai filosofi. Usano la metafora, il dubbio, la dialettica, usano il ragionamento induttivo e deduttivo, lavorano a tutti i livelli sulla loro esperienza, e così via. Il dialogo è dunque possibile, ma perché sia formativo questi strumenti devono divenire strutturati e soprattutto consapevoli di sé, anche da un punto di vista tecnico ed analitico. La filosofia come felicità presente nell'attività del pensiero e come condizione di un agire felice. Fare della filosofia con i bambini è, come direbbe André Comte-Sponville, insegnare al bambino "a pensare la propria vita e a vivere il proprio pensiero": tuttavia, la parola "felicità" non è più di moda. Ci sono delle mode anche nelle parole e queste mode traducono evidentemente lo stato di un pensiero, di una società, di una civiltà. La parola felicità oggi è assimilata alla assenza assoluta di sofferenza, alla beatitudine mentre essa non significa uno stato permanente ma un rapporto di sé con sé, un'intelligenza di sé, una fedeltà a sé stessi. Fedeltà, dunque, oppure ritrovarsi o piuttosto trovarsi. E, in effetti, si tratta di aiutare il bambino a scoprirsi, a crearsi, a costruirsi un'identità, ad amare un'identità. I bambini interrogano il mondo molto precocemente, ed è qui il punto di partenza della pratica filosofica. Il metodo della filosofia con i bambini prende le mosse da questo interrogare per iniziare con loro questo percorso. Si tratta, quindi, di non scansare queste domande. La filosofia è intesa qui come questione, e non come sapere, che accompagna la meraviglia e lo stupore di fronte al mondo. Un corso di filosofia con i bambini non sarà un luogo nel quale si espone la teoria platonica ma un luogo dove li si impegna a porre le loro domande, a svilupparle ed a riferirle al mondo risvegliando in noi l'assurdo che noi temiamo di trasmettergli. Noi insegnanti non rispondiamo ai problemi che il bambino ci pone e tergiversiamo attraverso un percorso scolastico che fornisce risposte a domande che egli non si è mai posto ( la capitale del Guatemala, l'area del triangolo). Queste risposte egli le deve memorizzare anche se lo interessano poco. Ma le domande fondamentali sulla vita, morte, amore, sofferenza, restano senza risposte, senza sviluppi. Noi blocchiamo questi interrogativi, e a poco a poco il bambino finisce di porli e di ripeterli dentro la propria testa. Egli non pensa più e si chiude in un non interesse per il mondo dal momento che questo non lo comprende. Non lo si è aiutato a dare un senso alla propria esperienza quotidiana, in particolare all'esperienza scolastica, e un senso alla propria vita. L'impulso intrinseco per ognuno a pensare può dispiegarsi liberamente con la conseguente liberazione dell'immaginazione e della stima di sé. Questo implica che il clima generale della classe sia impregnato di fiducia, di rispetto e di tolleranza. Ciascuno dei partecipanti concepirà il mondo come un luogo dove lui ha un posto, un ruolo da giocare sia per i suoi pensieri che per i suoi atti. In questo modo si cancella quella pratica del dibattito-scontro dove ognuno ha bisogno di avere ragione, di portare l'altro sul proprio terreno al fine di una vittoria senza profondità. La filosofia con i bambini ha un significato ed una prospettiva profondamente politica: permettere alla prossima generazione di impegnarsi in un processo veramente democratico. E' una educazione alla democrazia e per la democrazia. Questa non si riduce al potere di scelta della maggioranza ma costituisce il luogo in cui tali scelte possono sempre essere rimesse in discussione da un piazza formata dalle posizioni minoritarie e individuali. “
La filosofia è un dispositivo per muoversi nel mondo, uno strumento di vita quindi dell’educazione ed è multidimensionale, infatti abbraccia la dimensione:
-esistenziale(identità personale),
-metadisciplinare(collante tra le varie discipline),
-metacognitiva(riflette sui processi del pensiero),
-etica ed estetica (sul comportamento)
-dialettica (ricerca il confronto dove c’è controversia),
-dialogica(ottimizzazione dello scambio),
-argomentativa (persegue la ragionevolezza)
Nella nostra scuola la filosofia progettuale è stata largamente condivisa; il progetto che si metterà in atto avrà durata pluriennale, è esteso alla quasi totalità delle classi/sezioni ed in essi le insegnanti trovano lo spazio per applicare le strategie educativo/didattiche più coerenti con gli stili di apprendimento degli alunni. Le dinamiche che sottendono la realizzazione del progetto consentono inoltre l’instaurarsi di un clima relazionale particolarmente favorevole e non escludono la partecipazione delle famiglie sia in fase progettuale che in fase attuativa.Il piano delle attività didattiche comprende:1) I curricoli disciplinari2) L’utilizzo delle contemporaneità3) I progetti di sostegno e potenziamento4) I progetti di arricchimento dell’offerta formativa5) Le visite guidate e i viaggi di istruzione.Gli alunni in disagio, seguiti dall’insegnante di sostegno in piccoli gruppi, trovano in tutto il gruppo docente l’impegno nella ricerca delle migliori strategie per l’ apprendimento e l’inserimento nella classe.


Limiti della conoscenza: l'errore e l'illusione
La conoscenza non può essere considerata come uno strumento pronto all'uso, che si può utilizzare senza conoscerne la natura. La conoscenza della conoscenza deve essere assunta come necessità prioritaria per educare i giovani ad affrontare i rischi di errore e di illusione che insidiano costantemente la mente umana.
Educare ad un sapere "pertinente"
E' necessario sviluppare l'attitudine naturale della mente umana a situare tutte le informazioni in un contesto e in un insieme. Occorre insegnare metodi che permettano di cogliere le mutue relazioni e le influenze reciproche tra le parti entro un mondo complesso.

Insegnare la condizione umana
L'essere umano è un insieme fisico, biologico, culturale, sociale, storico. L'insegnamento delle singole discipline tende a disintegrare questa unità complessa della natura umana, al punto che è diventato impossibile apprendere il senso dell'essere uomini. Bisogna ricomporre questa unità, in modo che ciascuno abbia conoscenza e consapevolezza della propria identità complessa e dell'identità che lo accomuna a tutti gli altri esseri umani.


Educare all'identità "terrestre"
Il destino ormai planetario del genere umano è un'altra realtà fondamentale ignorata dall'insegnamento. La conoscenza degli sviluppi dell'era planetaria che avranno luogo nel XXI secolo e la coscienza dell'identità "terrestre", che sarà sempre più indispensabile a ciascuno e a tutti, devono diventare obiettivi fondamentali dell'insegnamento.
Educare ad affrontare l'imprevisto
Si dovranno insegnare alcune strategie che permettano di affrontare i rischi, l'imprevisto e l'incerto, e di modificarne lo sviluppo, in virtù delle informazioni che man mano si acquisiscono. Bisogna imparare a navigare in un oceano di incertezze fra alcuni arcipelaghi di certezze.
Educare alla comprensione
La comprensione è a un tempo mezzo e fine della comunicazione umana. La mutua comprensione fra gli uomini, vicini a noi o a noi estranei, è oggi vitale per far uscire le relazioni umane dalla barbarie dell'incomprensione. E' necessario studiare l'incomprensione, analizzarne le radici, le modalità di sviluppo, gli effetti. Esso costituirà anche una delle basi più solide per l'educazione alla pace



L'etica del genere umano

L'etica non potrà essere insegnata attraverso lezioni di morale. Dovrà essere sviluppata a partire dalla consapevolezza che l'uomo è a un tempo individuo, parte di una società, parte di una specie. Portiamo in ciascuno di noi questa triplice realtà. Così dovremo promuovere lo sviluppo congiunto dell'autonomia individuale, della partecipazione sociale e della coscienza di appartenere alla specie umana.

Tutto, grazie alla filosofia, ciò si traduce in
- comunione con la natura: corpo e spirito, conoscenza e linguaggio.
- sensibilità verso flora e fauna: verità e bellezza
- amore per l'allevamento di animali o la coltivazione di piante: necessità e libertà
- cura e interazione con creature viventi: vita e morte
apprezzamento dell'impatto della natura su di sé e di sé sulla natura: stabilità e cambiamento
Attualmente le nostre scuole offrono:
-Progetto accoglienza: favorisce l’inserimento del bambino nella scuola;- Progetto continuità: garantisce momenti forti di coordinamento per il passaggio alla scuola primaria; prevede momenti di raccordo con la scuola dell’infanzia e con la scuola media.- Progetto Ed. all’immagine
- Progetto Motoria
- Progetto Teatro
- Progetto ambiente: coinvolge tutte le classi, si pone come obiettivo il rispetto dell’ambiente attraverso la conoscenza dello stesso; si avvale di metodi di esplorazione e ricerca sul campo
- Progetto Musica:seguito da alcune classi; gestito dagli insegnanti: guida l’alunno a comprendere ed amare la musica nel suo rapporto con il corpo ed il movimento; promuove la familiarizzazione con il linguaggio specifico della musica;- Progetto artistico: prevede metodologie strettamente connesse alla manipolazione.- Progetti di modulo: ogni gruppo di classi propone e mette in atto progetti interni al modulo che nascono dalle esigenze delle classi, dalla programmazione e dai bisogni emersi in corso d’anno sia legati all’apprendimento che alla relazione. Tali progetti, redatti dalle docenti, vengono presentati nelle assemblee di classe. Visite guidate e viaggi di istruzione: anche allo scopo di perseguire concretamente le finalità indicate di consapevolezza di sé, di crescente autonomia e di capacità di rapportarsi con gli altri e l’ambiente, la scuola favorisce le visite e i viaggi di istruzione. Questi vengono adeguatamente preparati e sono attinenti gli argomenti affrontati, garantiti dalla prescritta sorveglianza e dal rispetto della normativa in materia di sicurezza.


LE CONVENZIONI
Potrebbero essere gli Enti locali
L’uso di Internet per l’autoaggiornamento o l’intervento di esperti esterni



• RAPPORTI SCUOLA-FAMIGLIA
Scuola dell’infanziaACCOGLIENZA BAMBINI: per favorire un positivo inserimento sono previsti:- una visita dei genitori e del bambino a scuola;- un’assemblea per spiegare le norme relative al funzionamento della scuola;- un colloquio o questionario tesi a ricavare il maggior numero di informazioni sulla storia del bambino.ACCOGLIENZA e PARTECIPAZIONE dei GENITORI: per garantire continuità educativa, è filosofia della scuola dell’infanzia considerare le famiglie come risorsa, in quanto esse cooperano con le insegnanti alla formazione globale del bambino, pertanto sono previsti:- assemblee di sezione per fornire informazioni relative all’attività didattico-educativa in corso;- colloqui individuali, volti ad approfondire la conoscenza del bambino in contesti diversi da quello scolastico;- incontri con i genitori, concordati all’inizio dell’anno scolastico, in previsione di attività ed iniziative progettate a livello di intersezione.Le insegnanti sono inoltre disponibili ad incontrare le famiglie, su richiesta, in altri momenti dell’anno scolastico.
SCUOLA PRIMARIA
Il rapporto tra scuola e famiglia si attua secondo forme istituzionalizzate e non. Dal punto di vista istituzionale le insegnanti incontrano i genitori bimestralmente per colloqui individuali; in febbraio ed in giugno vengono consegnate le schede di valutazione; la consegna può essere preceduta da un’assemblea esplicativa e seguita da colloquio. Si vuole sottolineare in questa sede, che le valutazioni sono sempre redatte in un’ottica promozionale ed orientativa e si riferiscono ai processi personali di apprendimento dei singoli alunni. Nel corso dell’anno si tengono inoltre Consigli di interclasse con la presenza dei rappresentanti dei genitori, questi possono, se lo ritengono necessario, convocare un’assemblea dei genitori per raccogliere proposte e/o problematiche da riferire ed affrontare in sede di interclasse. Le insegnanti sono inoltre disponibili ad incontrare le famiglie, su richiesta, in altri momenti dell’anno scolastico.
• AUTOVALUTAZIONE DELLA SCUOLA
La scuola ritiene indispensabile la valutazione del Piano dell’Offerta Formativa, al fine di individuarne l’efficacia ed i risultati, sia in relazione all’insegnamento che all’apprendimento. I Consigli di Intersezione e di Interclasse confronteranno i risultati dei processi di apprendimento degli alunni e le modalità di lavoro seguite per lo svolgimento delle attività.





IL TERRITORIO
L’Istituto Comprensivo di Feroleto presenta le seguenti caratteristiche:-un territorio eterogeneo e frazionato;-una realtà economica articolata: tradizionale (agricoltura); moderna (piccola industria e artigianato); terziario avanzato;-strutture pubbliche innovative (biblioteca)-aree di elevato interesse naturalistico -scarsa presenza di associazioni di volontariato (educative-assistenziali, culturali).
-Ottima presenza di strutture sportive -una popolazione con livello culturale medio -inserimento recente e non molto diffuso di cittadini extracomunitari di etnie estremamente differenziate;
Il dissolversi dei valori tradizionali, unitamente all’imporsi dei nuovi saperi, ha determinato la necessità di proporre esperienze volte non solo all’istruzione della persona, ma anche alla sua formazione che non si esaurisce nel solo periodo scolastico. I cambiamenti e le complessità culturali, riscontrabili anche nel nostro territorio, richiedono cittadini più competenti, flessibili, autonomi, collaborativi e tolleranti. Le finalità del progetto sono protese verso la riduzione dei fenomeni di bullismo nelle scuole, la prevenzione dell’uso di droghe ed alcool, contro la massificazione delle idee dettate dai mass media, la dispersione scolastica e l’inserimento sociale.
• IL CLIMA EDUCATIVO
La scuola si propone di creare un clima sereno e cooperativo che si realizza: - nella cultura dell’ACCOGLIENZA intesa come accettazione, incoraggiamento, disponibilità a riflettere ed a prendere conoscenza delle proprie modalità di comunicazione e relazione anche non verbale;- nel gusto del FARE e dell’AGIRE favorendo l’attività autocostruttiva del bambino nello sviluppo delle proprie conoscenze;- nel piacere dell’ASCOLTO come rispetto dell’altro e mezzo di arricchimento;- nella proposta di percorsi che sostengano e sviluppino la MOTIVAZIONEall’apprendimento;- nel promuovere la CONTINUITA’ educativa attraverso momenti di raccordo tra i vari ordini di scuola, la famiglia ed il territorio;- nell’arrivare alla costruzione del metodo di studio ed alla metariflessione sui propri percorsi di apprendimento.






• PIANO DELL'OFFERTA FORMATIVA DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA – PRIMARIA- DI PRIMO GRADO
ANNO SCOLASTICO 2007-2008


• LE FINALITA’ EDUCATIVE
La scuola ha fortemente risentito dei mutamenti sociali e, pur mantenendo alto il livello di scolarizzazione, ha dovuto prendere atto della scarsa convergenza tra i modelli proposti dall’Istituzione e i modelli assimilati dagli alunni attraverso i mass-media, oltre che delle difficoltà legate alla comunicazione tra scuola e famiglia. Alla luce del contesto sociale in cui sono inserite le scuole dell’Istituto Comprensivo di Feroleto si propone di caratterizzare l’offerta formativa impegnandosi a:
-promuovere negli alunni la consapevolezza di sé;-promuovere negli alunni una crescente autonomia personale, organizzativa, decisionale;-promuovere negli alunni il senso della responsabilità personale e collettiva;-promuovere negli alunni la capacità di rapportarsi in maniera corretta e collaborativa;-promuovere negli alunni la capacità di comprendere, accettare e valorizzare la diversità;-promuovere egli alunni la capacità di rapportarsi in maniera propositiva con l’ambiente circostante;-promuovere negli alunni l’apprendimento di conoscenze disciplinari;-promuovere negli alunni l’acquisizione di competenze specifiche;-favorire l’apprendimento in un clima relazionale positivo;-favorire negli alunni la formazione e lo sviluppo della capacità di analisi critica della realtà.



• I METODI
Le strategie da mettere in atto nelle nostre scuole, sono finalizzate al raggiungimento delle mete educative e, quindi, fanno riferimento alla centralità dell’alunno, tenendo conto delle sue tappe evolutive.
SCUOLA DELL’INFANZIAPartendo sempre dall’esperienza del bambino, si privilegiano i momenti di gioco, l’esplorazione e la ricerca ambientale ed il dialogo che stimolano la sua curiosità. Si utilizzano pertanto strumenti sia informali (materiali per la manipolazione), che strutturati (audiovisivi, giochi in scatola, libri).
SCUOLA PRIMARIALe metodologie seguite sono molteplici e tengono conto delle attività da svolgere e dei diversi modi di apprendere degli alunni.IL PROGETTO FORMATIVO INTEGRATO tiene in considerazione diversi ambiti di:-esperienze extra ed intra scolastiche;- interventi di esperti esterni per l’arricchimento dell’offerta formativa- apertura della scuola in orario extrascolastico per attività educative che la qualifichino come centro culturale “importante”- collaborazione con le famiglie e le agenzie educative e culturali del territorio.Pertanto si prevedono momenti di attività manipolative, conversazione, gioco, esplorazione e ricerca ambientale, lezione frontale e attività di laboratorio. Lo sviluppo della capacità relazionale, trasversale a tutte le attività, è favorito dalle diverse tipologie di gruppi di lavoro (gruppi misti, piccoli gruppi,semiclasse,coppie). Si utilizzano strumenti sia informali che strutturati (audiovisivi, computer).
LE MODALITA’ DI ORGANIZZAZIONE DEI GRUPPI DI APPRENDIMENTO tengono conto di:- insegnamento frontale come fonte di stimoli, riflessioni, proposte e dibattiti;- svolgimento di attività per piccoli gruppi di recupero, sostegno ed integrazione;- svolgimento di attività di laboratorio;- lavoro per semiclasse o per gruppi per l’analisi, l’approfondimento e la ricerca;- utilizzo delle nuove tecnologie come strumenti di apprendimento, supporto e scambio di esperienze;- svolgimento di attività di gioco, animazione e pratica sportiva.A supporto del P.O.F. il Collegio delle docenti ha nominato, per il corrente anno scolastico, le seguenti FUNZIONI STRUMENTALI: - Gestione del Piano dell’Offerta Formativa e Sostegno al Lavoro Docente- Sostegno al Lavoro Docente per l’utilizzo delle tecnologie informatiche e multimediali- Interventi e Servizi per gli studenti (Disagio, Handicap ed Intercultura)
















PROGETTO DI FILOSOFIA
FINALITA’
Sostenere il bambino nel suo processo di formazione attraverso l’esercizio critico del pensiero;
Sviluppare il pensiero complesso come unità articolata di pensiero logico, pensiero creativo e pensiero emotivo – relazionale con la conseguente formazione di attitudini , di atteggiamenti, di abilità mentali e di motivazioni;
coltivare le capacità di ragionamento;
maturare progressivamente la capacità di gestire le proprie emozioni e l’interazione sociale;
sviluppo del pensiero complesso come unità di pensiero critico, di pensiero creativo e di pensiero emotivo relazionale;
riflessione e cura dei "valori";
educazione alla legalità;
educazione alla convivenza democratica;
promozione del benessere psico- fisico;
acquisizione della capacità di affrontare in modo costruttivo difficoltà e/o emergenze in contesti diversi;
formazione di cittadini introspettivi, collaborativi e capaci di giudizio critico e di scelta responsabile.

OBIETTIVI DIDATTICI TRASVERSALI
confrontare ipotesi di interpretazione del mondo;
acquisire consapevolezza di sé e delle procedure(dell’agire);
sviluppare le capacità di attenzione e di riflessione;
interrogarsi e scoprire il senso delle cose e della vita;
promuovere il senso estetico;
abituare alla "cortesia "dei sensi.



per il raggiungimento di competenze basilari quali:
consapevolezza di sé e del proprio modo di pensare, di sentire, di agire;
conoscenza e uso consapevole di strategie di autoregolazione emotiva e sociale,
capacità di empatia, cooperazione e altruismo;

comprensione e rispetto di regole e norme comportamentali;
riconoscimento e assunzione di comportamenti accettabili in una data situazione;

capacità di utilizzare il pensiero complesso nell’esperienza quotidiana per interpretarla e gestirla con efficacia;
capacità di utilizzare il pensiero complesso come strumento di ricerca in contesti diversi;
capacità di attivare strategie operative differenti a seconda della situazione creatasi, tenendo conto che comportamenti adeguati e non possono influenzare l’intera situazione.

Prerequisiti
Rispettare le regole essenziali(chiedere la parola, aspettare il proprio turno, ascoltare gli altri, prestare attenzione alla lettura di un breve brano…)
Per la scuola materna e primo ciclo
Riconoscere evidenti somiglianze e differenze
Riconoscere il dentro – fuori a livello topologico
Conoscere il proprio corpo e saperlo utilizzare in situazioni espressive e comunicative.





OBIETTIVI DIDATTICI
rinforzare e sviluppare le funzioni cognitive:
abilità comunicativa verso se stessi e verso gli altri,
abilità di ragionamento(analogico, causale, relazionale, inferenziale – induttivo - deduttivo),
abilità di ricerca(osservazione , descrizione, narrazione),
abilità di traduzione(comprensione, ascolto, scrittura, rappresentazione grafica),
abilità di formazione concettuale (classificazione, definizione, seriazione, associazione, generalizzazione, esemplificazione),
disposizioni critiche(meravigliarsi, chiedere ragioni, giudicare facendo uso di criteri, porre domande…).
usare la creatività anche nella risoluzione di situazioni problematiche,
"pensare nelle discipline"(lingua, matematica, scienze, ecc;),
riconoscere parti–tutto e mezzi–fini.

CONTENUTI OBIETTIVI FORMATIVI DI FILOSOFIA PER BAMBINI

CONOSCENZE


1. Conosce l’importanza di riflettere, concettualizzare, problematizzare, argomentare su comportamenti che sono alla base della vita
2. Conosce l’importanza di mettere in atto comportamenti corretti
3. Conosce l’importanza di confrontare le opinioni degli altri per , eventualmente, rivedere le proprie.





ABILITA’

Logiche :
1. Sa ragionare e concettualizzare motivando i propri enunciati, fornendo una definizione essenziale ( es. cos’è un amico).
Etiche:
2. Sa mettere in atto comportamenti coerenti con le proprie idee.
Estetiche
3. Sa riconoscere il bello interiore, consapevole che il bello aiuta a vivere.
Socio-affettive:
4. Sa sviluppare il proprio pensiero con gli altri in rapporti affettivi e sociali armoniosi e costruttivi.
5. Sa concepire ed esternare delle idee personali,
senza paura e senza vergogna.


I contenuti sono ricavati, nella loro globalità, dalla lettura di testi - stimolo:
In ogni racconto saranno evidenziati temi/problematiche portanti, distinti per
a. scuola dell’infanzia e primo ciclo della scuola primaria:
la consapevolezza del sé, la paura di non sapere, egoismo/altruismo, la ragione/il torto,
il buono/cattivo, il giusto/sbagliato, la felicità, l’amicizia, la verità, le regole,
il grazioso e il bello, fare domande, essere d’accordo/dover ammettere, apparenza e realtà,
la solitudine/l’abbandono, parlare con se stessi:riflettere, la sicurezza/l’insicurezza,
il dovere, il ricordo/la mancanza, pensare/pensare bene, sogno/realtà, i sentimenti,
innocenza /colpevolezza;
b. secondo ciclo della scuola primaria, scuola di primo grado:
stupirsi/meravigliarsi, l’orgoglio, volere /potere, il dubbio, il pensiero:pensare/dover pensare, le attività del pensiero,pensare ed essere, le relazioni umane, lo scopo delle cose,il destino, "la diversità"fisica, la bellezza nel senso estetico ed etico,l’amicizia, la speranza,
l’origine del mondo/dei sentimenti /delle cose, la bontà / la cattiveria ,
il rapporto con gli animali , i sentimenti e gli animali, realtà ed apparenza, il sogno,
il diritto alla vita, la paura, spazio /tempo:i cambiamenti, il litigio, la giustizia/l’ingiustizia,
la fiducia in sé e negli altri.
METODOLOGIA
Come premessa necessaria per impegnare ed allargare il pensiero, saranno curati l’orientamento motivazionale e la predisposizione di un clima dialogico attraverso l’attivazione della comunità di ricerca.
Gli alunni saranno inoltre gradualmente allenati ed abituati a passare dall’osservazione esterna, determinata dai temi trattati, all’interiorità in una continua riflessione sul contrasto "dentro – fuori."
LA metodologia sarà liberamente ispirata ai curricoli della"Philosophy for children" di Lipman:
Lettura di un testo/stimolo;
formulazione di domande relative a :
a. problemi
b. suggestioni / temi emergenti dalla lettura;
redazione di un piano di discussione condiviso;
scelta di un nucleo di interesse filosofico - cognitivo su cui verterà il dialogo;
discussione per mettere alla prova i personali punti di vista e ricerca di altri ,ugualmente ragionevoli, da condividere;
raccolta di idee, opinioni, concetti emersi ;
autovalutazione degli alunni e valutazione del conduttore;
Raccolta di dibattiti, sintesi delle discussioni , inchieste, interviste ecc…;
Produzione libera, relativa agli argomenti trattati, di poesie, testi, racconti, disegni, drammatizzazioni…;


SOGGETTI COINVOLTI
gli alunni dei tre ordini di scuola aderenti al progetto;
i genitori:nelle assemblee di classe saranno organizzati momenti di riflessione sui temi inerenti alla sperimentazione: le regole, i valori, le idee, il dialogo , gli atteggiamenti ecc…

DOCUMENTAZIONE E PUBBLICIZZAZIONE
I materiali prodotti potranno essere documentati e /o pubblicizzati:
Con modalità di presentazioni varie scelte dalle singole classi
nel sito della scuola
nel giornalino scolastico

IL METODO LIPMAN
Il Progetto educativo è nato negli USA negli anni settanta ad opera di Matthew Lipman del Montclaire State College del New Jersey e diffuso in tutto il mondo con l’istituzione di numerosi centri di studio e sperimentazione del programma.”L'alfabeto ingenera oblio nelle anime di chi lo imparerà: essi cesseranno di esercitare la memoria perché fidandosi dello scritto richiameranno le cose alla mente non più dall'interno di se stessi, ma dal di fuori, attraverso segni estranei: ciò che tu hai trovato non è una ricetta per la memoria, ma per richiamare alla mente. Nè tu offri vera sapienza ai tuoi scolari, ma ne dai solo l'apparenza, perché essi, grazie a te, potendo avere notizie di moltissime cose senza insegnamento, si crederanno d'essere dottissimi, mentre per la maggior parte non sapranno nulla; con loro sarà una sofferenza discorrere, imbottiti di opinioni invece che sapienti. C’é un aspetto strano che in realtà accomuna scrittura e pittura . Le immagini dipinte ti stanno davanti come se fossero vive , ma se chiedi loro qualcosa , tacciono solennemente .Lo stesso vale pure per i discorsi : potresti avere l' impressione che parlino , quasi abbiano la capacità di pensare , ma se chiedi loro qualcuno dei concetti che hanno espresso , con l' intenzione di capirlo , essi danno una sola risposta e sempre la stessa . Una volta che sia stato scritto poi , ogni discorso circola ovunque , allo stesso modo fra chi capisce , come pure fra chi non ha nulla a che fare e non sa a chi deve parlare e a chi no . E se é maltrattato e offeso ingiustamente ha sempre bisogno dell' aiuto dell' autore , perchè non é capace nè di difendersi nè di aiutarsi da solo.” Fedro, 275 a-b
Il metodo della P4C riprende le domande di ciascuno per spiegarle e riferirle alle proprie esperienze. Esso aiuta il bambino a cercare di superare il flusso di percezioni, emozioni, sentimenti, opinioni puntando alla costruzione di quattro tipi di competenze.
Logiche: ragionare correttamente imparando, quindi, a concettualizzare (fornire la definizione essenziale di una cosa o di una nozione, per esempio, che cos'è un amico?); problematizzare (mettere in discussione, rendere problematica, dubbiosa un opinione, una certezza); argomentare (per i bambini si tratterà di fornire delle ragioni, dare delle buone ragioni).
Etiche: emettere dei giudizi etici e mettere in atto dei comportamenti coerenti con le idee.
Estetiche: riconoscere il bello imparando a costruire un universo nel quale il bello sia presente perché esso aiuta a vivere.
Socio-affettive: vivere e sviluppare il proprio pensiero con gli altri in rapporto affettivi e sociali armoniosi e costruttivi. Tutto il lavoro di elaborazione e di sviluppo delle competenze qui menzionate avviene utilizzando uno strumento fondamentale nel metodo concepito da Lipman: la comunità di ricerca. Il bambino scopre progressivamente che l'altro si pone le stesse sue domande, e questo lo rassicura; egli impara a capire, ascoltare, discutere e costruire con gli altri. La comunità di ricerca deve preservare l'incontro dell'altro contemporaneamente come identità e alterità: un consenso può sempre essere stabilito ma deve esserci continuamente uno spazio che permetta alla verità individuale di emergere. Esiste una dimensione specificatamente politica ed etica della comunità di ricerca, come laboratorio e luogo di costruzione di una autentica democrazia. Che cos'è una vera democrazia se non il luogo di una decisione comune di persone autonome, nel senso letterale di gente che si è data da sé le proprie leggi, che hanno, quindi, imparato a pensare da soli, e che non sono, se è possibile, sotto la tutela di nessun maestro, pregiudizio, emozione e opinione. L'adulto deve farsi discreto, egli è là per permettere ad ogni bambino di elaborare il proprio pensiero, di scegliere con cognizione di causa e di discutere le leggi del gruppo: «Egli deve farsi zero per consentire al bambino di diventare uno» (Dolto). Volere la democrazia vuol dire permettere ad ognuno di pensare, di decidere liberamente, in maniera autonoma nel vero senso del termine, di acquisire gli strumenti fondamentali per determinarsi in rapporto a delle scelte fondamentali che saranno fatte in gruppo. Decidere significa conoscere e comprendere, distinguere l'universale ed il particolare, l'accidentale ed il necessario. La costruzione della democrazia passa attraverso questo lavoro filosofico con i bambini. La comunità di ricerca è il luogo in cui ciascuno pensa. Essa è anche uno spazio di dialogo autentico ( è il dialogo che conduce alla riflessione e non l'inverso). Attraverso la verbalizzazione l'individuo può chiarire delle opinioni o delle idee, delle emozioni implicite, esplicitando un pensiero intuitivo. Quando vi è ascolto autentico e reciproco, ciascuno può accedere ad un livello superiore di riflessione, di comprensione e di conoscenza.
La comunità di ricerca è il luogo che deve permettere ai bambini di imparare a:
confrontare le loro opinioni e le loro esperienze;
riconoscere dei punti di vista differenti;
motivare i propri enunciati;
prendere coscienza delle implicazioni e delle conseguenze di una idea sulla loro esistenza;
vedere le cose non solo dal proprio punto di vista ma anche partendo dalla prospettive di coloro che sono presenti.
Lo stesso dialogo richiede un certo tipo di apprendimento proprio come il fatto di pensare. Noi passiamo ad un livello etico superiore: la comunità di ricerca è il luogo di elaborazione di un etica del dialogo e della politica. Essa deve permettere:
di accettare le obiezioni dei propri pari;
di riformulare il punto di vista altrui (ascolto ed empatia reali);
di concepire ed esternare delle idee personali, senza paura e senza vergogna;
di fornire delle ragioni che sostengono l'idea dell'altro anche quando si è in disaccordo;
di cambiare la propria visione e la propria scala di priorità;
di prendersi cura dell'altro, cosa che presuppone un'accettazione ed una volontà di essere trasformato, alterato, contaminato dall'altro.



Le 5 w della p4c

Perchè
• Per “imparare a pensare” attraverso lo sviluppo
di
• atteggiamenti democratici
• competenze comunicative
• abilità di pensiero e ragionamento
• attitudini, disposizioni, atteggiamenti critici e
creativi nei confronti del mondo e della
conoscenza
Il fine non è quello di “far parlare” i bambini, ma di
farli dialogare ragionevolmente


Quando
• Il percorso parte dalla scuola materna per
arrivare alle scuole superiori.
• I tempi
– Il curricolo prevede sessioni da max 50 minuti
– Sarebbe bene poter svolgere l’attività 2 volte la
settimana, perché se passa troppo tempo, la
discussione perde di efficacia.

Dove
• Il setting
– Sedie in cerchio
– Lavagna alle spalle
con ben visibile il
foglio dell’agenda e
del piano di
discussione
– Uno spazio centrale
da occupare volendo
con un tappeto dove
“convergono” le idee.
Come
• Metodologia
• le sessioni si svolgono per 10
incontri di max 50 min, con un
numero di partecipanti non
superiore a 15/18 bambini; si
articolano in 4 momenti: la lettura
di un episodio del libro, la stesura
delle domande sul brano, la
discussione, la verifica della
seduta.
• La seduta viene condotta e
coordinata dal facilitatore, membro
tra i membri della comunità, che
ha il compito di stimolare e
guidare il dialogo senza interferire
o condizionare la conversazione.
• I materiali del curricolo
È costituito da 7 racconti filosofici per bambini e ragazzi e relativi manuali per insegnanti. I testi cui si fa riferimento e che vengono utilizzati nelle sessioni sono stati scritti da Lipman e dalla sua collaboratrice A.Sharp; sono così articolati:
• - l’ospedale delle bambole (scuola dell’infanzia)
• - Elfie (I e II elementare)
• - Kio e Gus ( II/III El.)
• - Pixie (IV/V El.)
• - Il prisma dei perché (Sc: Media)
• - Mark (Biennio e Triennio superiori)
• Ogni testo è accompagnato da un manuale per il facilitatore, con proposte di riflessione, esercizi di stimolo e suggerimenti per la conduzione.

Chi
Riferimenti culturali
• filosofici: Socrate,
Wittgenstein, Dewey, Mead e
Peirce.
• M.Lipman, già docente di
logica alla Columbia Univ., ha
fondato negli anni 70 l’ Institute
for the Advancement for
Philosophy for Children alla
Montclaire State University
La comunità di ricerca
• Ogni gruppo di apprendimento (gruppo classe/sezione o altri gruppi) si configura come “comunità di ricerca” in cui tutti insieme, possono
• discutere e dialogare su problemi e questioni di natura filosofica,attraverso la discussione l’argomentazione e il dialogo: il filosofare diventa costruzione di pensiero condiviso. Lo stimolo proviene
dalla lettura condivisa dei brani dei testi del curricolo.
Il progetto educativo è costituito da una serie di racconti in forma dialogica in cui i protagonisti, bambini, adolescenti, adulti, animali, dialogano su problemi e questioni di natura filosofica: il valore della vita, il pensiero, il rapporto mente-corpo, la verità, la giustizia, emergenti dalla loro esperienza. Ogni racconto è corredato da un manuale per il docente in cui sono indicate direttive metodologiche per l’approfondimento del lavoro educativo con piani di discussione, esercizi, attività stimolo. La finalità generale è l’educazione al pensiero logico e al tempo stesso alla riflessione sulla propria esperienza e sul comportamento individuale e sociale. Dopo la lettura del testo-stimolo (generalmente si tratta di un brano di un racconto del curricolo) si chiede agli alunni di formulare domande relative ai problemi o alle suggestioni emergenti dal testo. Nell’agenda si registrano e si raccolgono le domande, cioè gli interrogativi che stimolano ed attivano la ricerca per analizzarle allo scopo di: individuare uno o più temi o filoni di indagine. Sulla scorta dell’individuazione dei temi di indagine e/o degli orientamenti euristici si passa infine alla redazione del piano di discussione che individua ed indica il nucleo di interesse euristico e cognitivo su cui andrà ad indirizzarsi la sessione di lavoro e intorno cui verterà il dialogo. In quanto le domande sono analizzate e riformulate con la partecipazione ed il contributo di tutti i componenti del gruppo in questa fase non è più necessario indicare i nomi dei diversi soggetti, ma piuttosto è importante sottolineare come il piano di discussione sia il prodotto di una attività di pensiero e di ricerca condivisa.

PENSARE… E PROGETTARE IN CERCHIO
Sperimentare e sfidare abitudini, in tempi e in contesti di standardizzazione dei comportamenti didattici, di omologazione dei processi dei saperi e di consolidate pratiche di insegnamento–apprendimento, non è cosa semplice. Dall’altare di un modello lineare gerarchico si passa ad un modello circolare della conoscenza che dal soggetto va all’oggetto e ritorna determinandolo, dal soggetto va ad altri soggetti e ritorna modificandolo, dalla conoscenza va alla metaconoscenza e ritorna ampliandola in un’infinita danza che crea. Come un piccolo sasso lanciato in uno stagno che genera altri cerchi al fine di entrare ognuno con le coordinate specifiche del proprio contesto nel cerchio della vita. Ma quando c’è il desiderio di sperimentarsi e di mettersi in gioco si affronta il nuovo con la voglia di raccontare e comunicare quel che si è saputo o potuto fare in certe circostanze. Si leggono brani da cui emergono problemi legati alla comprensione di una parte del racconto ( vero-finto, giusto-sbagliato, il dolore, la morte, Dio, l’ordine e il disordine, l’amicizia, le regole, ecc) e si porta l’attenzione su un termine desueto o sconosciuto o abituale. Il docente o facilitatore farà in modo che il bambino si esprima liberamente o taccia e ascolti, facendo nascere la discussione senza forzature. Ad ogni intervento non dà giudizi di valore ma cerca di portarlo all’attenzione del gruppo lasciando sviluppare il dialogo in modo autonomo.. I bambini discutono, imparano a ragionare insieme utilizzando il contributo di tutti e scoprendo soluzioni nuove. La classe diventa una comunità di ricerca. Si tratta anche di narrare il vissuto di un’esperienza educativa, facendo ricorso al punto di vista retrospettivo dell’atto di scrivere, al fine di raccontarne le tensioni pratiche ed intellettuali. Raccontare è innanzitutto ricordare, dialogare con un’esperienza distanziata nel tempo per evitare che essa sfugga all’oblio e alla dimenticanza. Pertanto, un racconto di tipo autobiografico può servire per lasciare un segno che vada oltre a delle schede utili per mostrare e monitorare il lavoro svolto. Formazione e narrazione vanno di pari passo ed il racconto è qui inteso come esperienza da condividere. Il metodo autobiografico aiuta la mente a narrare di sé ed è utile alla ricerca e all’interpretazione dell’esperienza formativa compiuta. Esso chiama in causa l’approccio filosofico relativo al significato della narrazione e della scrittura di sé, sia come occasione di sviluppo cognitivo sia come modalità di stare con gli altri imparando insieme. Raccontare un’esperienza educativa significa richiamare quel tipo di memoria retrospettiva che Paul Ricoeur chiama memoria interna Quella memoria che si collega direttamente alla riflessività personale dell’educatore, al rapporto che, quella circoscritta pratica educativa ha avuto con la percezione personale dell’esperienza formativa stessa, comprese le aspettative e le resistenze iniziali.









PENSARE IL SETTING
(preparare l’ambiente)L’esperienza di philosophy for children si svolgerà perciò lavorando rigorosamente in cerchio: in piedi, nella parte introduttiva alle sessioni dedicata al riscaldamento pre-verbale e basato su giochi di ascolto e di relazione. Seduti, quando si è sperimentata l’efficacia dei cerchi di narrazione come luoghi di condivisione della lettura e dell’ascolto. Le attività di riscaldamento dovranno creare un clima emotivamente “caldo”, per unire il gruppo e per far sì che i bambini si sentano a proprio agio nello scambiarsi le idee e nel prendere parte alle attività dialogiche. Giochi di ascolto e di relazione, rituali importanti, che, immediatamente riconosciuti dai bambini, segnano l’inizio ludico degli incontri. Ogni territorio narrativo ha bisogno di un suo ambiente, per cui la prima cura sarà dedicata proprio sia all’ideazione e alla costruzione del setting, che alla cornice in cui si attiveranno le logiche narrative e i pensieri dei bambini.

MODALITA’ E STRUMENTI DI VERIFICA E VALUTAZIONE

Uso di schede di monitoraggio per la verifica e la valutazione dell’efficacia e dell’efficienza del progetto onde apportare eventuali aggiustamenti e correzioni.


ESITI PREVISTI
Miglioramenti progressivi della capacità di utilizzare:
il pensiero complesso per interpretare e gestire l’esperienza quotidiana ;
il pensiero complesso come strumento di ricerca in contesti diversi;
le abilità logico- critiche per chiedere/fornire ragioni e giustificare facendo uso di criteri.

ASPETTI ORGANIZZATIVI
-Tempi: si prevedono una durata quinquennale per il raggiungimento delle finalità e una durata annuale per gli obiettivi a medio termine;
-modalità oraria: attuazione di un laboratorio filosofico con cadenza settimanale/ quindicinale mensile per il monte ore stabilito dal team della classe;
-materiali: - uso di testi della "Philosophy for children" di M. Lipman,
-mediatori culturali (lavagna maxi-fogli,registratore,proiettore,libri)
-risorse: gruppo di insegnanti formati a tale scopo.






FILOSOFIA ED EDUCAZIONE AFFETTIVO-EMOTIVA

Obiettivi:
- Riconoscere e descrivere le proprie emozioni (felicità, tristezza, rabbia, paura, ecc…)
- Riconoscerne le cause e comprenderne l’intensità
- Apprendere un repertorio di convinzioni razionali che aiutino il bambino a gestire le emozioni

FILOSOFIA E MATEMATICA
Obiettivi :
-sviluppare il pensiero complesso come unità articolata di pensiero logico, pensiero creativo e pensiero emotivo – relazionale.
-essere in grado di utilizzare il pensiero complesso nell’esperienza quotidiana per interpretarla e gestirla con intelligenza.
- confrontare ipotesi di interpretazione del mondo;
- acquisire consapevolezza di sé e delle procedure (dell’agire);
- sviluppare le capacità di attenzione e di riflessione;
- interrogarsi e scoprire il senso delle cose e della vita;
- abilità di ragionamento (analogico, causale, relazionale, inferenziale – induttivo - deduttivo);
- abilità di ricerca (osservazione , descrizione, narrazione);
- abilità di traduzione (comprensione, ascolto, scrittura, rappresentazione grafica);
-abilità di formazione concettuale (classificazione, definizione, seriazione, associazione, generalizzazione, esemplificazione);
- disposizioni critiche(meravigliarsi, chiedere ragioni, giudicare facendo uso di criteri, porre domande…);





FILOSOFIA ED ATTIVITA’ LABORATORIALI
Obiettivi:
Laboratorio di attività senso – percettive e grafico- pittoriche e plastico- manipolative
favorire
- la stimolazione volta al miglioramento della discriminazione sensoriale e percettiva
- la costruzione e l’allenamento dei processi mentali e del pensiero attraverso l’azione e l’esperienza diretta
- il miglioramento della capacità di porsi in relazione con l’ambiente, i compagni e gli adulti
- la strutturazione affettiva e cognitiva
- lo sviluppo del pensiero e dell’immaginazione
- la strutturazione dello schema corporeo, dei rapporti spaziali e temporali come prerequisito per lo sviluppo di capacità motorie e cognitive, emotive e relazionali approccio all' immagine, non solo come forma di rappresentazione, ma anche come strumento atto a potenziare i processi mentali cognitivi e socio - affettivi e a sviluppare
- le capacità operative/collaborative,
- le conoscenze culturali ed estetiche dell'alunno,
- l'immaginazione e la creatività;
- le capacità espressive e comunicative.
e avvio alla lettura delle opere d'arte attraverso una metodologia operativa basata su un approccio emozionale e percettivo di scoperta e conoscenza dei codici e dei loro significati.

FILOSOFIA ED EDUCAZIONE AL BELLO
Obiettivi:
- Promuovere l’avvicinamento all’universo artistico attraverso il potenziamento delle risorse sensoriali (sensazione, percezione, emozioni, sentimenti), intellettuali (osservazione, discriminazione, curiosità, memoria, attenzione, ragionamento), sociali (comunicazione, responsabilità, autonomia, intraprendenza), spazio-motorie (strutturazione del corpo e dello spazio circostante), tecniche (sperimentazione e realizzazione di tecniche artistiche).
- Educare attraverso i linguaggi iconici a cogliere tutte le esperienze e gli elementi di natura percettiva, tattile visiva e cinestetica
- Promuovere un primo livello di alfabetizzazione intesa come acquisizione critica dei linguaggi iconici, attivando l’espressione e la comunicazione delle esperienze, nonché la decodificazione e l’interpretazione delle immagini consolidando progressivamente la competenza comunicativa .
- Sviluppare il piacere dell'arte a del gusto estetico, sensibilizzare alle letture di un diverso modo di espressione: l'immagine. Abituare all'osservazione dei particolari per acquisire informazioni e materiali utili alla comprensione generale dell'opera in rapporto al contesto storico-culturale
- promuovere la cultura del patrimonio artistico locale, dei beni ambientali e paesaggistici favorendo la riappropriazione profonda e molteplice della propria sensibilità
- Conoscere, in parallelo con i percorsi storici e geografici, come l'uomo, nel corso dei secoli, sia intervenuto per creare i diversi ambienti urbani, con particolare riguardo all'architettura e alla produzione artistica
- Scoprire nell'ambiente ciò che vi è di bello: nell'architettura, nella suddivisione degli spazi urbani, nell'organizzazione della vita quotidiana.
- Promuovere la conoscenza di adeguati programmi e software per il disegno per permettere agli allievi di realizzare semplici progetti di immagini anche tramite l’utilizzo della tecnologia digitale e multimediale.
- Avviare all’apprezzamento della varietà dei beni culturali, con particolare riferimento alle opere di scultura, pittura, arte decorativa, teatro, cinema, ecc., per incentivare la maturazione del gusto estetico, in modo da rendere sempre più ricca la comprensione del “messaggio” dell’opera d’arte.





LABORATORIO DI ARTE E IMMAGINE
- Usare creativamente il colore.
- Utilizzare il colore per differenziare e riconoscere gli oggetti.
- Rappresentare figure tridimensionali con materiali plastici.
- Riconoscere nella realtà e nella rappresentazione: relazioni spaziali (vicinanza, sopra, sotto, destra, sinistra, dentro, fuori); rapporto verticale, orizzontale; figure e contesti spaziali.
- Utilizzare la linea di terra, disegnare la linea di cielo ed inserire elementi del paesaggio fisico tra le due linee.
- Rappresentare figure umane con uno schema corporeo strutturato.
- Distinguere la figura dallo sfondo.
- Riconoscere e usare gli elementi del linguaggio visivo: il segno, la linea, il colore, lo spazio.
- Usare gli elementi del linguaggio visivo per stabilire relazioni tra i personaggi fra loro e con l’ambiente che li circonda .
- Utilizzare tecniche grafiche e pittoriche, manipolare materiali plastici e polimaterici a fini espressivi.
- Incidere materie diverse ( vegetali, linoleum, ecc.,) e rilevare impronte da varie superfici,
- Collocare gli oggetti nello spazio individuando i campi e i piani.
- Distribuire elementi decorativi su una superficie (simmetrie bilaterali e rotatorie).
- Leggere e/o produrre una storia a fumetti, riconoscendo e facendo interagire personaggi e azioni del racconto.
- Utilizzare immagini ed accompagnarle con suoni al computer.
- Osservare e descrivere in maniera globale un’immagine.
- Identificare in un testo visivo, costituito anche da immagini in movimento, gli elementi del relativolinguaggio (linee, colore, distribuzione delle forme, ritmi, configurazioni spaziali, sequenze,
metafore, campi piani, …).
- Utilizzare tecniche artistiche tridimensionali e bidimensionali su supporti di vario tipo.
- Individuare le molteplici funzioni che l’immagine svolge, da un punto di vista sia informativo sia emotivo.
- Rielaborare, ricombinare e modificare creativamente disegni e immagini, materiali d’uso, testi, suoni per produrre immagini.
- Esprimersi e comunicare mediante tecnologie multimediali.
- Analizzare, classificare ed apprezzare i beni del patrimonio artistico-culturale presenti sul proprio territorio.
- Osservare le immagini fotografiche per interpretare il significato e per avviare al riconoscimento dei campi, dei piani, delle diverse angolazioni e di altri elementi compositivi quali il bianco e nero, il colore e la luce.
-Fotografare oggetti e situazioni da differenti angolazioni per confrontare modi diversi di rappresentare la realtà, collegandoli alle personali esigenze di espressione e comunicazione.
-Conoscere il mezzo cinematografico per comprendere i messaggi, intuire i significati delle inquadrature e delle sequenze.conoscere la produzione televisiva per avviare a una lettura selettiva dei programmi e ad una prima conoscenza delle peculiarità tecniche e comunicative del mezzo televisivo.






FILOSOFIA E MUSICA
Obiettivi
- Educare a ritrovare nella musica le proprie emozioni e ad appropriarsi di un fondamentale mezzo di espressione e comunicazione,
- Educare i bambini non solo ad una percezione sensoriale più raffinata e completa, ma anche a riconoscere l’equilibrio tra suono e silenzio non come assenza, mancanza di suono ma come possibilità tutta positiva di riposo nonché di diversa concentrazione della propria attenzione
- Avviare alla conoscenza, nell'ambito dell'educazione al suono e alla musica, delle opere di grandi compositori, e all’interpretazione della realtà odierna della musica anche nei suoi aspetti multiculturali
- Avviare a saper esprimere, attraverso la danza e l'espressione corporea, sentimenti e partecipazione al godimento del bello, conosciuto e apprezzato attraverso i vari percorsi culturali .
Laboratorio di attività musicali
Sviluppo di competenze
- corporee, motorie e percettive, relative alla capacità di conoscere, usare e sviluppare al meglio le proprie modalità sensoriali e psicomotorie;
- affettive e relazionali, relative alla capacità di maturare sicurezza interiore, di ascoltare e interpretare l'emotività propria e altrui, di accettare il diverso, di porsi in relazione collaborativa con gli altri, di acquisire comportamenti civilmente e socialmente responsabili, verso le persone, le cose, l’ambiente;
- espressive, comunicative e creative, relative alla capacità di esprimersi e comunicare con i diversi linguaggi, acquisendone le categorie interpretative
Produzione
- Utilizzare la voce, il proprio corpo, e oggetti vari, a partire da stimoli musicali, motori, ambientali e naturali, in giochi, situazioni, storie e libere attività per espressioni parlate, recitate e cantate, anche riproducendo e improvvisando suoni e rumori del paesaggio sonoro.
- Eseguire per imitazione, semplici canti e brani, individualmente e/o in gruppo, accompagnandosi con oggetti di uso comune e coi diversi suoni che il corpo può produrre, fino all'utilizzo dello strumentario didattico, collegandosi alla gestualità e al movimento di tutto il corpo.
- Applicare semplici criteri di trascrizione intuitiva dei suoni.
- Usare lo strumentario di classe, sperimentando e perseguendo varie modalità di produzione sonora, improvvisando, imitando o riproducendo brevi e semplici brani
- Usare le risorse espressive della vocalità, nella lettura, recitazione e drammatizzazione di testi verbali, e intonando semplici brani



Percezione
- Discriminare e interpretare gli eventi sonori , dal vivo o registrati.
- Attribuire significati a segnali sonori e musicali, a semplici sonorità quotidiane ed eventi naturali.
- Riconoscere, descrivere, analizzare, classificare e memorizzare suoni ed eventi sonori in base ai parametri distintivi, con particolare riferimento ai suoni dell'ambiente e agli oggetti e strumenti utilizzati nelle attività e alle musiche ascoltate.
- Riconoscere alcune strutture fondamentali del linguaggio musicale, mediante l’ascolto di brani di epoche e generi diversi.
- Cogliere i più immediati valori espressivi delle musiche ascoltate, traducendoli con la parola, l’azione motoria, il disegno.
- Cogliere le funzioni della musica in brani di musica per danza , gioco, lavoro, cerimonia, varie forme di spettacolo, pubblicità, ecc..ascolto di brani di musica delle diverse epoche e di vario stile anche in rapporto al teatro, al cinema, alla danza; di brani di musiche tipiche (melodramma, , spiritual, jazz, ecc.).



FILOSOFIA E CINEMA
Obiettivi:
- Educare al cinema, sia come apprezzamento dei suoi molteplici aspetti di immagine, testo, musica, arte, verità e finzione, conoscenza e testimonianza, sia come strumento di apprendimento in quanto veicolo di culture, di modelli comportamentali, di idee di pensieri e di sogni.
- Riconoscere ed apprezzare il cinema come componente di un patrimonio culturale e ambientale
- Promuovere l’utilizzo del linguaggio cinematografico quale forma di comunicazione ed espressione artistica.

Laboratorio di educazione al cinema

- Educare alla visione dei film
- Educare a “stare al cinema” con tutto ciò che comporta, in termini di comportamento (silenzio, attenzione esclusione di atteggiamenti di disturbo…)
- Educare alla consapevolezza che il cinema è una componente del patrimonio culturale e ambientale
- Favorire la crescita culturale
- Promuovere l’utilizzo del linguaggio cinematografico come forma di comunicazione ed espressione artistica.
L’attivazione delle unità didattiche nel laboratorio di educazione al cinema consentirà inoltre di integrare obiettivi già presenti nella:
educazione visiva (attenzione · alla percezione e all’analisi degli elementi visivi);
educazione all’immagine · (interpretazione del linguaggio iconico);
educazione all’ascolto · (attenzione alla percezione e all’analisi degli elementi
uditivi/sonori);
educazione al linguaggio · dell’arte attraverso la lettura e l’analisi dell’opera,
educazione alla metacognizione.

FILOSOFIA E POESIA
Obiettivi:
-Avvicinare i ragazzi al mondo della poesia, alla capacità di commuovere, di suscitare emozioni, sentimenti, ovvero alla capacità di esprimere una particolare visione del mondo, all'arte che rende ogni pensiero unico
- Saper analizzare il ritmo in un testo poetico, produrre testi poetici utilizzando le tecniche apprese, esprimere pareri ed opinioni, esprimere emozioni attraverso la poesia, avviarsi alla valutazione estetica di un testo.
- Avvicinare le giovani generazioni al linguaggio della poesia classica e contemporanea, stimolare i giovani alunni alla produzione poetica e ad arricchire la loro personalità attraverso la consapevolezza e l’espressione delle emozioni.
Laboratorio di poesia

- accostarsi e leggere e ad apprezzare la poesia;
- consapevolezza delle diverse forme della poesia e della «liricità» (come introspezione e anche come educazione al gusto estetico)
- avvio alla consapevolezza del rapporto fra poesia e musica, quindi dell'importanza del piano fonetico iniziando dalle forme più semplici quali conte, ninnenanne, filastrocche) ;
- consapevolezza dell’importanza del «contare» nella musica e nella poesia, (avvio ad alcune semplici conoscenze e competenze del piano metrico: sottolineare la cadenza ritmica propria di ogni parola recitata tramite l’individuazione delle sillabe e dell’accento tonico);
- contare le sillabe per riconoscere o elaborare i versi
- riconoscere e creare trame foniche esplorando la rima e i suoi schemi ritmici più comuni (rima baciata e alternata), le assonanze, le consonanze, l’allitterazione, l’onomatopea
- riconoscimento di alcune figure retoriche frequenti in poesia: metafora, similitudine, personificazione
- avvio al percorso analogico per creare similitudini (gioco del come) e per realizzare metafore con la sovrapposizione di immagini e spostamento di parole dal contesto abituale per delineare nuove realtà
- sperimentare il gioco della “personificazione” coinvolgendo la fantasia e il bisogno tipico dei bambini di animare le cose
- avvio all’applicazione di queste conoscenze metriche e retoriche congiuntamente alla capacità di ri-scrittura di un modello dato.
- consapevolezza delle possibili diverse forme e contenuti nella poesia (avvio ad alcune conoscenze dei generi poetici);
- acquisizione di capacità di lettura
- avvio alla produzione di testi poetici, sempre però seguendo un modello o comunque delle regole (laboratorio di scrittura);
- avvio alla produzione di qualche testo di commento








FILOSOFIA E LEGALITA’
Obiettivi:

- Favorire la maturazione democratica individuale e collettiva;
- recuperare il senso del vivere sociale;
- determinare un nuovo rapporto tra cittadini ed istituzioni attraverso la comprensione del senso delle regole e del sistema democratico
- sperimentare nuove forme di educazione a partire dagli interessi reali dei giovani;
- promuovere nuovi strumenti di lettura della realtà.
Scuola dell’infanzia
Obiettivi didattici e contenuti:
Identificare se stesso e i compagni
Identificare le persone della famiglia e i loro ruoli
Identificare le persone più vicine della scuola e i loro ruoli

Scoprire e inventare regole:
-intuire la regola di un gioco,
-applicarla ad un gioco diverso,
-confrontare le regole di giochi semplici,
-inventare regole e giochi
- Apprendere comportamenti sociali e rispetto delle regole:
-discutere le regole della vita comunitaria,
-giudicare episodi e comportamenti,
-scoprire che senza regole è impossibile anche giocare,
-discutere e condividere le regole dei giochi,
-apprendere le regole della vita comunitaria,
-rispettare le regole.
Scuola Primaria
I e II classe
-Identificare se stesso nei gruppi di appartenenza (dati anagrafici e propri ruoli diversi nei vari contesti);
-Identificare le relazioni parentali nella famiglia e i ruoli;
-Riconoscere le persone della scuola e i ruoli;
-Acquisire consapevolezza del proprio comportamento sociale in famiglia e con gli altri:
-Individuare i propri gruppi di appartenenza e riconoscere le persone che li compongono;
-Riconoscere la necessità di stabilire regole per vivere e lavorare insieme;
-Acquisire la conoscenza delle norme che regolano la vita in famiglia e a scuola.
III, IV e V classe Scuola Primaria e I, II, III Scuola di primo grado-(obiettivi con riferimenti ad articoli della Costituzione sui quali riflettere)
- Identificare se stesso: carta di identità: generalità, residenza (Art. 16);
- Conoscere il significato e l’importanza del vivere insieme;
- Acquisire consapevolezza del proprio comportamento con i familiari e con gli amici;
- Comprendere il significato e la necessità di una libertà ordinata (regole, leggi, trasgressioni, sanzioni);
- Conoscere la comunità familiare come struttura di base dell’organizzazione sociale (Art. 29);
- Conoscere le relazioni di parentela (famiglia nucleare e allargata);
- Conoscere l’organizzazione della famiglia: autorità, regole, sanzioni, attività lavorative, parità di diritti, organizzazione affettiva , (Art. 3);
- Conoscere la scuola come funzione istituzionale più importante dopo la famiglia (Art. 34);
- Conoscere l’organizzazione della scuola, le regole e le norme scolastiche (dello Stato, degli Organi Collegiali, della classe), l’importanza del loro rispetto, la necessità e lo scopo delle sanzioni;
- Conoscere la casa come struttura per il bisogno di sicurezza dell’individuo;
- Acquisire consapevolezza che ogni individuo ha diritti inviolabili e doveri inderogabili (art 2);
- Conoscere i tanti modi del vivere insieme: villaggio, paese, città, quartiere;
- Conoscere il Comune come prima forma dell’organizzazione politico – amministrativa del nostro Paese (Art. 2);
- Conoscere l’Organo di Governo del Comune;
- Conoscere la tutela dell’individuo nel contesto sociale, il problema della discriminazione sociale, il problema del razzismo (Art. 3 comma 1 e comma 2 – art. 8 – 32 - 37 – 19 - Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – Dichiarazione sull’eliminazione di ogni discriminazione nei confronti della donna);
-Conoscere le regole della circolazione stradale;
-Conoscere il problema dell’inquinamento e della difesa dell’ambiente (Art. 9 – 41);
-Comprendere la necessità della tutela del patrimonio artistico e culturale
-Conoscere gli Enti locali
-Acquisire il concetto di Stato e il concetto di Patria (Art. 11 – 52 - 54);
-Conoscere gli elementi costitutivi dello Stato: popolo, territorio, sovranità (Art. 1 – 12);
-Conoscere i tre poteri dello Stato (potere legislativo, esecutivo, giudiziario);
-Conoscere l’ordinamento della Repubblica: Parlamento, Presidente della Repubblica, Governo, Magistratura e loro funzioni;
-Conoscere la storia della Costituzione Italiana;
-Conoscere e comprendere il significato e il valore della Costituzione;
-Conoscere e comprendere alcuni articoli della Costituzione;
-Conoscere lo Stato di diritto e il principio della legalità;
-Avere consapevolezza che il primo diritto è la libertà (di pensiero, di parola, di stampa, di religione, ecc.) (Art.16 – 18 - 19 – 21 – 63);
-Comprendere il significato di libertà ordinata;
-Conoscere diritti e doveri dei cittadini;
-Conoscere l’importanza del lavoro per il progresso materiale e spirituale della società (Art 1);
-Conoscere come la Costituzione tutela il lavoro e i diritti dei lavoratori (Art. 4 – 35 – 36 – 37 - 38);
-Conoscere la Comunità Internazionale (ONU) le Organizzazioni Internazionali collegate all’ONU: UNICEF e FAO;
-Conoscere la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la dichiarazione dei Diritti del fanciullo;
-Conoscere la Comunità Europea.
Idee guida
Principi della cultura dei valori civili:
 verità
 onestà
 valore della persona
 rispetto dell’altro
 solidarietà
 tolleranza
 cooperazione
 socialità
 libertà ordinata
 valore del diritto
 valore del dovere
 giustizia sociale
 comprensione e rispetto delle regole e delle norme
 responsabilità individuale e sociale
 democrazia
Campi di azione
 Conoscenza delle leggi
 Conoscenza della Costituzione Italiana
 Conoscenza dell’ordinamento e dei poteri dello Stato
 Diritti dell’uomo
 Diritti del bambino
 Educazione al rispetto di regole e norme
 Educazione alla cittadinanza
 Educazione alla convivenza democratica
 Educazione alla multiculturalità
 Educazione relazionale
 Educazione stradale
 Educazione al patrimonio culturale
 Educazione ambientale
 Educazione alla pace

FILOSOFIA, EMOZIONI ed INTERAZIONE SOCIALE
come strategia di prevenzione contro le diversità
Soggetti coinvolti:
Scuola dell'Infanzia, Scuola primaria, Scuola di Primo grado

Obiettivi didattici
relativi a :
emozioni,
interazione sociale – prosocialità,
comportamenti, regole e norme.
Lo sviluppo armonico della "persona" dipende dalla maturazione di due sfere: quella della razionalità e quella dell’affettività.
Le emozioni
Saper osservare se stessi
Identificare e denominare le emozioni
Riconoscere le proprie emozioni
Esprimere le emozioni
Costruire un vocabolario per le emozioni
Valutare l’intensità delle emozioni
Conoscere il rapporto tra pensieri, emozioni, comportamenti
Colloquiare con se stessi (uso del dialogo interno per mettere in discussione o rafforzare il proprio comportamento o il proprio modo di pensare
Tollerare le frustrazioni - Saper rimandare la gratificazione
Conoscere e usare strategie per controllare le paure, le ansie, la collera, la tristezza
Sentirsi orgoglioso di sé
Considerarsi in una luce positiva
Riconoscere i propri punti forti, le proprie debolezze,
Essere capace di ridere di se stessi
Sviluppare aspettative realistiche su se stessi
Obiettivi specifici:
Promuovere:
l’acquisizione di consapevolezza e capacità di autoregolazione delle proprie emozioni;

la conoscenza e approfondimento dei principali aspetti del comportamento sociale;
lo sviluppo della cultura del positivo verso la vita, se stessi e gli altri;
la progressiva maturazione delle abilità emotive e sociali;
la progressiva maturazione dell’autonomia di giudizio e di scelta;
il riconoscimento della vera libertà (basata sui valori e sul senso di responsabilità) dall’arbitrio;

il coinvolgimento dei genitori sui temi dell’educazione socio – affettiva.
Idee guida:
consapevolezza delle proprie emozioni;
importanza del dialogo interno (per gestire le emozioni);
autostima;
comportamenti sociali adeguati;
azioni prosociali;
comunicazione verbale e non verbale adeguata alle situazioni socio – relazionali;
responsabilità personale e sociale;
comprensione e rispetto di regole e norme.
Interazione sociale
acquisire abilità socio – relazionali:
usare adeguati comportamenti sociali,
stare con gli altri in un rapporto costruttivo,

stare con gli altri in modo reciprocamente gratificante.
comunicazione verbale:
acquisire abilità di comunicazione verbale adeguate alle varie situazioni socio – relazionali,

parlare delle proprie emozioni con efficacia,

resistere alle influenze negative,
ascoltare gli altri,

partecipare alle attività positive dei gruppi coetanei.
comunicazione non verbale:
comunicare attraverso gli occhi, l’espressione del viso, il tono di voce, i gesti, ecc.
Principi elementari di interazione sociale
saper ascoltare e porre domande,
parlare direttamente agli altri quando rivolgono la parola,
prendere iniziative nei contatti sociali senza aspettare che siano sempre gli altri a farlo,
sostenere una conversazione senza ricorrere sempre a risposte monosillabiche,
esprimere gratitudine verso gli altri,
cedere il passo davanti ad una porta,
aspettare che l’altro si sia servito,
salutare, ringraziare, chiedere scusa, dire per piacere, ecc.
sapere quando e come interrompere una conversazione o una telefonata,
essere discreti,
non parlare sempre di se stessi ignorando gli altri,
esporre il proprio punto di vista invece di incolpare gli altri,
affermare i propri interessi e le proprie emozioni senza rabbia o passività,
unirsi con garbo ad un gioco già in corso,
non manifestare il proprio disaccordo in modo troppo diretto,
saper comunicare con il giusto tono di voce e con appropriata gestualità,
saper valutare il momento e il modo opportuni per parlare o per agire,
imparare a collaborare, a risolvere conflitti, a negoziare compromessi.





Abilità prosociali
Identità personale e sensibilità sociale:
migliorare la capacità di:
disposizione non aggressiva,
decentramento,
consapevolezza emotiva,
autonomia di giudizio,
negoziazione dei conflitti,
assertività,
valorizzazione – orientamento positivo,
responsabilità
Interpretazione del contesto di una situazione di bisogno:
migliorare la capacità di lettura del contesto come:
insieme di segnali (espressi, in modo verbale o non, da chi è in situazione di bisogno)
insieme di reazioni (da parte di chi osserva)
anticipazione e valutazione (da parte di chi osserva)

Risposta (azione prosociale):
migliorare la capacità di:
Cooperare – condividere – donare (anziché competere)
Rispetto
Ascolto, attenzione
Empatia
Esprimere sentimenti, pensieri ed emozioni
Offrire conoscenze, idee e progetti
Confrontarsi e correggersi reciprocamente mediante una critica costruttiva
Dare o recuperare fiducia e speranza
Offrire assistenza e aiuto anche fisico
Offrire risorse materiali


I comportamenti, le regole e le norme
Decidere personalmente in modo responsabile
Esaminare le proprie azioni e conoscerne le conseguenze
Sapere se una decisione è dettata dal pensiero o dall’emozione
Assumersi le responsabilità
Portare a compimento gli impegni assunti
Prevedere in anticipo le conseguenze

Comprendere e rispettare regole e norme comportamentali
Riconoscere comportamenti accettabili e non
Usare metodi graduali di risoluzione dei problemi: fissare obiettivi, identificare azioni alternative
Saper collaborare
Sapere quando e come comandare e quando e come eseguire
Saper affrontare lealmente gli altri
Saper individuare compromessi che rendano soddisfatte ambo le parti
Aspetti organizzativi:
modalità: attività di laboratorio di educazione socio – affettiva nelle singole classi per lo svolgimento di unità didattiche programmate.
monte ore – cadenza oraria: attività settimanali, quindicinali o mensili secondo le esigenze e per un monte ore stabilito dal team in base alle indicazioni del POF
materiali: testi scientifici sul tema per la documentazione degli insegnanti, testi – guida specifici come base per elaborare percorsi didattici.
Tempo previsto
Per le finalità a lungo termine si ipotizza una durata di tre (materna) / cinque anni (elementare).
Per gli obiettivi specifici e didattici è prevista una durata annuale.
Metodologia:
ricorso, in modo costruttivo, al dialogo interno;

uso della tecnica del circle time come strumento utile alla autoregolazione e allo sviluppo della capacità di riflessione;
utilizzo di momenti di discussione per l’analisi e il confronto delle esperienze (narrazione e argomentazione) secondo le quattro fasi del:

narrare le proprie esperienze,
metterle in comune,
mediarne i significati,
ricavarne regole dal confronto con gli altri,

utilizzo della comunicazione interpersonale e d empatica.

Esiti previsti (competenze)
Miglioramento nella:
consapevolezza di sé e del proprio modo di pensare e di "sentire",
capacità di empatia e di leggere e usare in modo efficace i segnali della comunicazione verbale e non verbale,
capacità di riconoscere ed assumere comportamenti responsabili,
conoscenza e uso consapevole di strategie di autoregolazione emotiva e sociale,
Comprensione e rispetto di norme comportamentali (riconoscimento di comportamenti accettabili in una data situazione).
Monitoraggio e verifica del progetto:
Predisposizione di schede di monitoraggio rivolte agli insegnanti per verificare e valutare, soprattutto in itinere, l’andamento dei progetti per:
rilevare problemi,
individuare soluzioni efficaci,
rilevare punti di forza e punti di debolezza.
Verifica e valutazione del gruppo classe:
osservazioni sistematiche,
autovalutazione degli alunni.
Documentazione e pubblicizzazione
I lavori relativi al Progetto di educazione socio - affettiva, potranno essere documentati e/o pubblicizzati:
con modalità di presentazione varie, scelte dalle singole classi,
nel giornalino,

nel sito della scuola,

seguendo le indicazioni del progetto per l’estetica della scuola.



FILOSOFIA ED EDUCAZIONE AMBIENTALE
PREMESSA
Ritenendo che per comportarsi in modo adeguato e responsabile nei confronti dell’ambiente non siano più sufficienti né le conoscenze né la consapevolezza, è bene attuare un progetto di Educazione Ambientale collocato nel contesto
delle grandi trasformazioni culturali e scientifiche contemporanee,
della visione ecologica del sapere, considerato nel suo aspetto di complessità, (di cui parla Edgar Morin)
dell’evoluzione del pensiero volto alla ricerca di soluzioni possibili

MOTIVAZIONI
Il progetto-processo di Educazione Ambientale si fonda su 5 motivazioni
- educativa : possibilità di avviare un processo formativo e cognitivo complesso e completo
- Metodologica: possibilità di trasferire valori educativi legati al rispetto della vita in ogni sua forma, dell’habitat, dell’intercultura, dei diritti umani
- Esistenziale: possibilità di acquisire consapevolezza di identità, percezioni, bisogni, desideri,
- sociale: possibilità di promuovere consapevolezza, responsabilità, competenza e cittadinanza ambientale.
- ambientale: possibilità di conoscere meglio le relazioni tra esseri umani e ambiente,
IDEA GUIDA
Sono contenute in tre considerazioni:
1. ambiente non solo un oggetto di studio o fonte di esperienze emotive, ma anche sfera delle nostre azioni.
2. necessità di passare da un concetto di "Educazione Ambientale per la conservazione della natura" (difensiva e reattiva) a quello di "Educazione Ambientale per lo sviluppo sostenibile" (preventiva, proattiva).
3.
Aconoscenza come capacità di riflessione metacognitiva, per mettere da parte presunte certezze assolute, per stimolare il dialogo e la condivisione continue del sapere.

FINALITA’
1. Raggiungimento di obiettivi fondamentali come:
sapere ambientale: acquisizione di conoscenze relative ai sistemi ambientali e le relazioni che li integrano
consapevolezza ambientale sensibilizzazione e coscientizzazione verso i problemi ambientali;
responsabilità ambientale saper agire con la consapevolezza dei vincoli e delle opportunità del contesto
competenza ambientale capacità gestire e progettare, di guidare-seguire il sistema ambientale;
cittadinanza ambientale capacità di partecipazione per la costruzione del sistema ambientale.
2.Conoscenza e consapevolezza della biodiversità (intesa come il complesso degli esseri viventi che popolano il pianeta) per avere chiavi di lettura e di comprensione e di interpretazione rispetto a significati, manifestazioni e funzionamento della vita.
OBIETTIVI PREDISCIPLINARI
Acquisizione, per favorire l’interpretazione responsabile dell’ambiente
1. dei concetti di:
- relazione
- processo evolutivo
- limite ed imprevedibilità
2. della capacità di assumere specifici punti di vista per considerate l’ambiente sotto gli aspetti di:
- bene comune
- qualità della vita
3. della maturazione dei processi cognitivi:
- per comprendere
- per interpretare
- per valutare
OBIETTIVI TRASVERSALI
A Una educazione filosofico-ambientale orientata alla sostenibilità deve favorire le capacità di
- di porsi in ascolto (all'interno e all'esterno),
- di comprendere ed usare una pluralità di linguaggi;
- di "apprendere ad apprendere",
- di autovalutazione e autoregolazione (ridefinire in modo flessibile valori, acquisizioni, comportamenti);
- di condivisione e scambio di conoscenze e competenze,
- di conoscenza;
- di partecipazione attiva e responsabile.
OBIETTIVI FORMATIVI
- conoscere la struttura che mette in relazione tutti i viventi, tra loro e con il pianeta, riconoscere tali relazioni, saper collegare specifici eventi a trasformazioni del contesto;
- acquisire capacità di lettura e di interpretazione dei processi naturali e sociali in chiave evolutiva,
- comprendere l'importanza di azioni responsabili che rispettino vincoli e sappiano cogliere opportunità per lo sviluppo sostenibile;
- acquisire la consapevolezza dei limiti e dell'imprevedibilità dei sistemi complessi, naturali o sociali,
- comprendere che le cose non sono solamente cose, ma anche, a loro volta, sistemi (ricorsività complessa)
- andare oltre la causalità lineare causa – effetto, apprendere la mutua causalità, la causalità circolare - retroattiva, ricorsiva


ATTIVITA’ DI LABORATORIO
OBIETTIVI SPECIFICI

-far acquisire metodi e strumenti per l'analisi della realtà ambientale, vicina e lontana, sempre più complessa e globale;
-sviluppare processi sempre più ampi di responsabilizzazione nei confronti della gestione dei beni, delle risorse e dei consumi, in ambito scolastico ed extrascolastico;
-facilitare la comprensione degli effetti che hanno i nostri stili di vita sull'ambiente per intervenire positivamente sui comportamenti quotidiani

-promuovere un monitoraggio della qualità dell'ambiente fornendo strumenti e chiavi di lettura semplici e chiare per interpretare la qualità dell'ambiente in cui si vive.
METODOLOGIA
Si utilizzeranno tutti gli elementi metodologici di qualità consolidati in campo educativo quali:
- l’azione diretta
- l’uso di metodologie innovative (laboratori – metacognizione)
- il rapporto scuola/territorio come legame diretto con il contesto in cui opera);
- il pensiero complesso (il pensare per relazioni, l'approccio sistemico);
- la riflessione metacognitiva
- la ricerca - azione
- la trasversalità e l'approccio interdisciplinare

CONTENUTI DALL’INFANZIA , AL PRIMO GRADO

- Flora, fauna, equilibri ecologici tipici del proprio ambiente di vita.
- concetti di rarità, estinzione e conservazione
- I bisogni dell’uomo e le forme di utilizzo dell’ambiente.
- Gli interventi umani che modificano il paesaggio e l’ interdipendenza uomo- natura
- L’ambiente antropizzato e l’introduzione di nuove colture nel tempo e oggi.
- Orti e giardini: forme storiche e naturalistiche
- Gli elementi tipici di un ambiente naturale ed umano, inteso come sistema ecologico.
- l’importanza del necessario intervento dell’uomo sul proprio ambiente di vita,
- vantaggi/svantaggi che la modifica di un certo ambiente ha recato all’uomo che lo abita.
- Rispetto per le bellezze naturali ed artistiche.
- I ruoli dell’Amministrazione Comunale,delle associazioni private, delle istituzioni museali, ecc., per la conservazione e la trasformazione dell’ambiente
- semplici progetti di restauro, di conservazione, di intervento per un uso consapevole dell’ambiente.
- le principali istituzioni pubbliche che si occupano dell’ambiente e collegamento per quanto possibile con la loro attività.
- Individuazione di un problema ambientale (dalla salvaguardia di un monumento alla conservazione di una spiaggia ecc.), analisi ed elaborazione di semplici ma efficaci proposte di soluzione
- Se possibile, anche in collaborazione con altre istituzioni, interventi per risolvere il problema.
- Realizzazione di un Laboratorio di restauro di piccoli oggetti legati alla tradizione locale e di progettazione di interventi per un uso consapevole dell’ambiente.
- Uso corretto delle risorse, evitando sprechi e forme di inquinamento,
- Pratica di forme di riutilizzo e riciclaggio dell’energia e dei materiali.
Comprensione e/o elaborazione di regole di comportamento negli ambienti vissuti.







BIBLIOGRAFIA PER BAMBINI
Aristotele e il dinosauro
C'è nessuno?
Che cos'è il bene e il male?
Che cos'è la libertà?
Che cos'è la vita?
Che cosa sono i sentimenti?
Chi sono io?
I più strani importanti come
I più strani importanti perché
Il mondo di Sofia
Il mondo di Sofia (scuola media)
Il pianeta dove scomparivano le cose
Il piccolo principe
Il prisma dei perchè (scuola media)
Il simposio di Spollone
L'anatra, la morte e il tulipano
L'ospedale delle bambole
L'ospedale delle bambole
La caverna misteriosa
la filosofia spiegata ai bambini
La storia dei filosofi antichi
Le domande sono ciliegie
Mark
Piccoli e grandi racconti di Sophios
Pixie, Kio e Gus, Elfie
Poesia, fantasia, filosofia
Spallone nel paese dei paradossi
Storie per apprendisti saggi








L'ATTUALE BIBLIOGRAFIA ITALIANASULLA"PHILOSOPHY FOR CHILDREN"


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Striano M., L’intervento sul pensiero nei processi di formazione, in V. Sarracino (a cura di) La formazione. Modelli ed esperienze, Liguori, Napoli 1997.
Striano M., Pensare in una "comunità di ricerca": una proposta di modello formativo per il biennio della secondaria superiore. Ipotesi di prevenzione della dispersione in V. Sarracino (a cura di) La formazione. Modelli ed esperienze, Liguori, Napoli 1997.
Striano M., Formazione e pensiero complesso, (contributo all’edizione dei materiali di lavoro della ricerca al 40% delle Università di Bari, Firenze, Milano Napoli, Padova: Analisi empirica e sistemica del processo formativo. Un’ipotesi di modello interpretativo in P.Orefice, (a cura di) Formazione e processo formativo. Ipotesi interpretative, Franco Angeli, Milano 1997.
Striano M., Quando il pensiero si racconta, Meltemi, Roma 1999.
Striano M., Il perché delle cose, in "Scuola dell'infanzia", n. 11/2005.
Stefanel S., La Kinderphilosophie, in "Insegnare", N. 1/1992.
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Zoletto D., La scrittura e la filosofia dei "piccoli", in "Aut-aut", n. 301-2/2001
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bibliografia
Arosio E., Alice nel paese dei filosofi, in "L'Espresso" del 9 Agosto 1987.
Borrelli M. et Alii, La classe come comunità di ricerca, As.Pe.I.-CRIF, Paola 1996.
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Calliero C., La filosofia come paradigma per un'educazione "ecodisciplinare", in "L'educatore" n. 6/2005-2006, pp. 21-23.
Cosentino A., Sophia, in "Informazione Filosofica", n. 7/1992, p. 58.
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DATA
03/09/2007
FIRMA
Docente Sina Mazzei
Indirizzo e-mail: filo-sophini.blogspot.com

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Che pesce sei?

Un'insegnante spiegando alla classe che in spagnolo, contrariamente all'inglese, i nomi possono essere sia maschili che femminili. "Uno studente chiese: "Di che genere è la parola computer?" Anziché rispondere, l'insegnante divide la classe in due gruppi, maschi e femmine, e gli chiese di decidere tra loro se computer dovesse essere maschile o femminile.A ciascun gruppo chiese inoltre di motivare la scelta con 4 ragioni.Il gruppo degli uomini decise che "computer" dovesse essere decisamente femminile"la computadora"perchè:1.Nessuno tranne il loro creatore capisce la loro logicainterna.2.Il linguaggio che usano per comunicare tra computer èincomprensibile.3.Anche il più piccolo errore viene archiviato nella memoria a lungotermine per possibili recuperi futuri.4.Non appena decidi di comprarne uno, ti ritrovi a spendere metà del tuo salario in accessori.Il gruppo delle donne,invece, concluse che i computer dovessero essere maschili (el computador)perchè:1.Per farci qualunque cosa, bisogna accenderli.2.Hanno un sacco di dati ma non riescono a pensare da soli.3.Si suppone che ti debbano aiutare a risolvere i problemi, ma perla metà delle volte,il problema sono LORO;4.Non appena ne compri uno, ti rendi conto che se avessi aspettatoqualche tempo,avresti potuto avere un modello migliore.Le donne vinsero.