Blog informativo sulla P4C

( philosophy for children)

di Lipman

Quando la filosofia dipinge il suo grigio su grigio, allora una figura della vita è invecchiata, e con grigio su grigio essa non si lascia ringiovanire, ma soltanto conoscere; la nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo.


La parola "filosofia" ha come nella sua radice il significato "far crescere". Infatti, c'è solo una cosa che sa stupire e conquistare il nostro cuore: la parola di chi non si limita a inanellare frasi sensate e ben tornite, ma di chi ci porta più in alto o più in profondità.

Che cos'è la filosofia?

“La filosofia è la palingenesi obliterante dell'io subcosciente che si infutura nell'archetipo dell'antropomorfismo universale. “(Ignoto)

Perché la filosofia spiegata ai ragazzi?

I bambini imparano a conoscere e a gestire i propri ed altrui processi emozionali, affettivi e volitivi: imparano a conoscere se stessi e a relazionarsi con gli altri. Una scuola che intende fornire esperienze concrete e apprendimenti significativi, dove si vive in un clima carico di curiosità, affettività, giocosità e comunicazione, non può prescindere dal garantire una relazione umana significativa fra e con gli adulti di riferimento. Questa Scuola ad alto contenuto educativo, non può cadere nel terribile errore di preconizzare gli apprendimenti formali, errore spesso commesso dagli insegnanti che sono più attenti a formare un “bambino-campione”, piuttosto che un bambino sicuro e forte nell'affrontare la vita, o ancora un bambino che abbia acquisito la stima di sé, la fiducia nelle proprie capacità e la motivazione al passaggio dalla curiosità, caratterizzante la Scuola dell'Infanzia, alla ricerca. L'insegnante deve poter provare un “sentimento” per l'infanzia inteso come “sentire”, percepire e prendere consapevolezza dei bisogni reali, affettivi ed educativi propri del bambino che sono altro rispetto ai bisogni degli adulti. Il ruolo dei genitori, degli insegnanti è infatti quello di educare tutti e ciascuno alla consapevolezza di ciò che il bambino “sente” emotivamente e affettivamente, perché è proprio il passaggio dal sentire all'agire che consentirà al futuro uomo di compiere scelte autonome. Un compito importante dell'insegnante è quello di mediare i modi e i tempi di un dialogo strutturato su un piano paritario, in modo tale da consentire ad ogni interlocutore di far emergere il proprio pensiero e di metterlo in relazione con quello degli altri. E' una sfida, da parte dell'insegnate, a livello culturale, sociologica e civica ma che deve coinvolgere anche i più piccoli per dotarli di una propria capacità critica, che permetta loro di ragionare, di riflettere sulla realtà e di compiere in futuro scelte consapevoli Se la filosofia è "presa sul serio", se è misurata con i problemi reali, è davvero uno strumento di formazione della persona e di indirizzo della vita. La filosofia come felicità presente nell'attività del pensiero.

Incontrarsi è una grande avventura

“Non possiamo stare
e vivere da soli,
se così è,
la vita diventa
solitudine monotona.
Abbiamo bisogno dell’altro
per condividere sguardi
di albe e tramonti,
momenti di gioia e dolore.
Abbiamo bisogno dell’altro
che ci aiuta a vedere
e scoprire le cose che da soli
mai raggiungeremo.

Beati quelli che sono capaci
di correre il rischio dell’incontro,
permeandolo di affetto e passioni
che ci fanno sentire più persone
poiché così vivendo
anche gli scontri
saranno mezzi
di un vero incontro.”
(Testo di sr. Soeli Diogo).




Questo romanzo è rivolto, con la più grande speranza e fiducia, a tutte le persone di questa società e soprattutto a quei giovani che si muovono oggi, coi loro passi, senza esserne pienamente consapevoli, verso la scoperta della grande stanza di questo mondo poliedrico e complesso, dalle mille pareti ammaliatrici. Passi che, a dosi esagerate della conquista di una felicità che riempia la stanza del loro cuore, complementare a quella del mondo, lasciano dietro sé molte tracce superficiali che si spazzano via anche con il più debole vento della loro esistenza per poi trascinarli nel giogo del “vuoto”. Che questo romanzo “Un vuoto da decidere” sia loro di aiuto per guardare in faccia, riconoscere, combattere e vincere, con le sole armi dell’amore vero per se stessi e per il mondo, questa strana “malattia” dell’anima che colpisce chi non ha difese e che porta alla conquista di una libertà infedele e subdola.

Se la metto in pratica mi fa vivere tutta un'altra vita, straordinariamente più ricca di quella che avrei ideato fidandomi solo di me.

Solleviamoci, è ora

Noi siamo quelli
che se ne vanno
pieni di vento
e di sole
in deserti
affollati
di illusioni
e non tornano più
abbagliati
da spaccati di vita.

Siamo riflessi
di affetti
profondi.
Pensieri
di fresca rugiada
posata sulla notte
che non conosce
nuvole.

Siamo i sospesi
tra sogno e realtà,
quelli sul sottile confine
tracciato
dai meandri
dei desideri.

Siamo splendide bugie
di una terra
che fatica
ad alzarsi
sui marciapiedi
della vita.

Siamo polvere
di un tempo
inesorabile
che ci riporta
tra le caverne opache
dei ricordi.

Siamo l’urlo
di amici perduti
non ancora tornati,
che raccoglie
sogni lanciati
su nuvole rosa
gonfie di cuore
nel cielo sospeso
della gioventù.

Siamo parole
mai dette
intrappolate
tra i rami
scheggiati
di un inverno
che fatica
nel risveglio.

Siamo vita
che scoppia
nei focolai spenti
accesi dal giorno che nasce
a dispetto di tutto.

Preghiere
Strappate ai silenzi
concessi da un Dio
che non ama
piangersi addosso.

Siamo
l’andata e il ritorno
di noi stessi.

Solleviamoci.
E’ ora.

PAESE MIO

Paese mio
cinto a primavera
di riccioluti gorgheggi
affaccendati
come comari
nel via vai del giorno
ti vai combinando
tra nuvole ariose
all’orizzonte
e sogni fermi
dietro vetri antichi.

Tu non conosci gli anni.

Il tuo grembo
avrà sempre un vecchio
davanti ai tuoi tramonti
aggrappato
ai sapori di campagna
mentre torna stanco
con le zolle in mano
cantando
la fatica della terra.

E non conosci spazi.

Sei tutto lì
che vivi di germogli
seminati
nei cuori della gente
che s’adatta
all’ombra
dell’inverno
mentre fuori
è estate.

Per questo
non ti mancano
i sorrisi
strappati ai vicoli
intrecciati e bui
come strette di mano
nel bisogno
tra calde mura
di camini accesi.


Tra gli alberi d’ulivo
bagnati di sole
che lasciano un’impronta
tra le rughe
dei ricordi

che strada voltando
riporta
inesorabilmente
a te.



mostra di poesie

mostra di poesie
Solleviamoci, è ora


domenica 25 novembre 2007

"Il cattivo studente" di Michel Piquemal


Un compagno a cui piaceva fare domande provocatorie chiese:
-Maestro, qual è un buon maestro?
-Qual è un cattivo studente? Gli rispose Sophios.


Simone era sempre stato un cattivo studente. Sin da quando era piccolo, tutti lo chiamavano “Simone il cattivo studente”. Quando doveva fare un compito era sicuro, ancor prima di cominciare, che lo avrebbe fatto male. Quando doveva rispondere a una domanda anche se conosceva la risposta, balbettava e si agitava e il maestro sospirava. Simone non avrebbe mai fatto niente di buono! Ma un giorno il maestro si ammalò e lo sostituì un giovane supplente. Entrando in classe, senza sapere perché, questi pose amichevolmente una mano sulla testa di Simone, il quale da quel momento, per fargli piacere, si applicò più che potè ai suoi esercizi di scrittura. Quando il nuovo maestro raccolse i quaderni, si complimentarono con Simone, con grande stupore di tutta la classe. Nei giorni seguenti, Simone non prese nemmeno un brutto voto. Quando il maestro tornò, lì per lì, fu sorpreso nel vedere i quaderni di Simone; poi si dimenticò finalmente di trattarlo come un cattivo studente. E fu da quel momento che Simone iniziò a fare progressi.

mercoledì 21 novembre 2007

Fernando Pessoa

Fernando António Nogueira Pessoa nasce a Lisbona il 13 giugno del 1888 da Madalena Pinheiro Nogueira e Joaquim de Seabra Pessoa, critico musicale d'un quotidiano cittadino. Orfano di padre dal 1893, trascorre la giovinezza nel Sud Africa, a seguito del secondo matrimonio contratto dalla madre nel 1895 col comandante Joào Miguel Rosa, console portoghese a Durban. Qui Pessoa compie tutti gli studi fino all'esame d'ammissione all'Università di Città del Capo. Nel 1905 ritorna a Lisbona per iscriversi al corso di Filosofia della facoltà di Lettere, ma, dopo una disastrosa avventura editoriale, si impiega come corrispondente di francese e inglese per varie ditte commerciali, impiego che manterrá, senza obblighi di orario, per tutta la vita. Nel 1913, dopo essere passato attraverso l'esperienza del Saudosismo di Teixeira de Pascoaes, lancia il "paulismo"1 che trova entusiastici riscontri negli scrittori della sua generazioneIntorno al 1914 appaiono gli eteronimi Alberto Caeiro, Ricardo Reis e Álvaro de Campos, ma è dell'infanzia la comparsa del primo personaggio di fantasia, il Chevalier de Pas, attraverso il quale Pessoa "scrive lettere a se stesso", come è detto nella lettera dell'eteronomia a Casais Monteiro. Nel 1915 con Mário de Sá-Carneiro, Almada Negreiros, Armando Córtes-Rodriguez, Luis de Montalvor, Alfredo Pedro Guisado e altri, dà vita alla rivista d'avanguardia Orpheu, che riprende esperienze futuriste, pauliste e cubiste; la rivista avrà vita breve, ma susciterà ampie polemiche, nell'ambiente letterario portoghese, aprendo prospettive inedite fino ad allora alla evoluzione della poesia portoghese. Segue un periodo in cui Pessoa viene attratto da interessi esoterici e teosofici che avranno una profonda influenza nell'opera ortonima. Ha inizio nel 1920 l'unica avventura sentimentale della sua vita. La donna, Ophelia Queiroz, è impiegata in una delle ditte di importazione ed esportazione per le quali Pessoa lavora. Il rapporto, dopo una pausa di alcuni anni, si interrompe definitivamente nel 1929. Nel 1934 Pessoa pubblica Mensagem, l'unica raccolta di versi in lingua portoghese curata personalmente dal poeta. La pubblicazione della sua opera infatti, che comprende scritti di teologia, occultismo, filosofia, politica, economia e altre discipline, avverrà quasi totalmente postuma; e mentre in vita eserciterà ben scarsa influenza la sua poesia sarà ampiamente imitata dai poeti delle generazioni successive. Il 30 novembre 1935, Fernando Pessoa muore in un ospedale di Lisbona, a seguito d'una crisi epatica, causata presumibilmente da abuso di alcool.
Lo sguardo dato alla realtà, l'attenzione verso una piccola cosa è tutt'uno col pensiero, è una illimitata catena di riflessioni inscindibili dal suo vivere, continui scintillii di intuizioni sulla Vita, sull'Essere, sul Mondo che possono solo essere generalmente chiamati "pensieri", per non essere privati della loro indefinibilità. E' una ragnatela di sensazioni che non si forma su un tema preciso, ma salta da un angolo all'altro del pensabile, intrecciando poesia e filosofia, in una matassa multiforme, screziata e coinvolgente. E' difficile e pericoloso arrischiarsi a inquadrare il pensiero di Fernando Pessoa.

Gran parte della produzione di Pessoa è stata pubblicata dopo la morte dell'artista. La sua opera completa, in prosa e poesia, è uscita postuma in quindici volumi tra il 1942 e il 1978. Essa comprende scritti di differenti discipline che testimoniano la poliedricità di Pessoa: oltre alla vasta produzione poetica ortonima ed eteronima, scritti di teologia, di occultismo, di filosofia, politica, economia e altre discipline. E' nel 1942, sette anni dopo la sua morte, che la casa editrice Ática di Lisbona decide di iniziare la pubblicazione dell'opera completa di Pessoa, sotto lo sguardo degli amici letterati e dei filologi che hanno accesso all'arca in cui il poeta ha custodito i suoi manoscritti. In vita il suo corpo poetico appare polverizzato su riviste di limitata diffusione e reperibilità, pubblica soltanto quattro volumetti di poesie in inglese, tra cui "Epitalamio" (1913), e un'unica raccolta di versi in portoghese intitolata "Mensagem" (1934) curata personalmente dal poeta. La frammentarietà della sua produzione e la pubblicazione postuma rende difficile presentare con esattezza la bibliografia
L'eteronimia
Se il Libro di Pessoa ha un centro, questo centro è l'eteronimia, come sostiene Antonio Tabucchi, suo appassionato traduttore, critico e studioso; e questi spiega bene questa peculiarità: «Si immagini un Paese (il Portogallo) che vive per vent'anni (dal 1914 al 1935) un'età dell'oro della letteratura: poeti, saggisti, prosatori, dalle fisionomie inconfondibili e a volte incompatibili, tutti però di altissima qualità, vi operano insieme, si incontrano, si scontrano. Uno sperimentatore violento e straripante, suscitatore di avanguardie, come Álvaro De Campos, un desolato nichilista come Bernardo Soares, un poeta metafisico ed ermetico come Fernando Pessoa, un neoclassico come Ricardo Reis e, dietro a tutti, un maestro precocemente scomparso: Alberto Caeiro. Ebbene: tutti questi autori, tutte queste opere, tutti questi destini furono "una sola moltitudine", perché nascevano tutti dall'invenzione dissociata e proliferante di una sola persona, l'anagrafico Fernando Pessoa, oscuro impiegato di una ditta di Lisbona , dove aveva l'incarico di scrivere lettere commerciali in inglese. E quelli che abbiamo citato sono solo i più importanti fra gli scrittori "inventati" da Pessoa: finora i suoi manoscritti hanno rivelato tracce e frammenti di ventiquattro autori». Tabucchi parla della produzione letteraria pessoana come di "un baule pieno di gente" perché ci ha lasciato «i suoi molteplici spiriti ben impachettati in fascicoli manoscritti tenuti con lo spago e contrassegnati da firme diverse». E' lo stesso poeta ad analizzare con estrema lucidità la sua eteronimia e a descriverla all'amico Adolfo Casais Monteiro nel 1935 in una lettera. Una caratteristica che inizia nell'infanzia e che persiste per tutta la vita: “Ebbi sempre, da bambino, la necessità di aumentare il mondo con personalità fittizie, sogni miei rigorosamente costruiti, visionati con chiarezza fotografica, capiti fin dentro le loro anime. Non avevo più di cinque anni, e , bimbo isolato e non desideroso se non di stare così, già mi accompagnavano alcune figure del mio sogno, un capitano Thibeaut, Chevalier de Pas e altri che ho dimenticato…Questa tendenza non passo con l'infanzia, si sviluppò nell'adolescenza, si radicò con la crescita, divenne alla fine la forma naturale del mio spirito. Oggi ormai non ho personalità: quanto in me ci può essere di umano, l'ho diviso tra gli autori vari della cui opera sono stato l'esecutore.sono oggi il punto di riunione di una piccola umanità solo mia. E così mi sono fatto, e ho propagato, vari amici e conoscenti che non sono mai esistiti, ma che ancora oggi, a quasi trent'anni di distanza, io ascolto, sento, vedo. Ripeto: ascolto, sento, vedo…E ne ho nostalgia Come che sia, l'origine mentale dei miei eteronimi sta nella mia tendenza organica e costante alla spersonalizzazione e alla simulazione. Questi fenomeni, fortunatamente per me e per gli altri, in me si sono mentalizzati; voglio dire che non si manifestano nella vita pratica, esteriore e di contatto con gli altri; esplodono verso l'interno e io li vivo da solo con me stesso.” L'eteronimia è la manifestazione del labirinto di Pessoa, del vortice in cui si sente avvolto e sente che ogni uomo è avvolto. «L'eteronimia non è altro che la vistosa traduzione in letteratura di tutti quegli uomini che un uomo intelligente e lucido sospetta di essere» scrive Tabucchi.
Dio non ha unità,come potrei averla io?(da "Episodi")
Mi sento multiplo. Sono come una stanza dagli innumerevoli specchi fantastici che distorcono in riflessi falsi un 'unica anteriore realtà che non è in nessuno ed è in tutti. (da "Appunti sparsi")
L'eteronimia è anche patologa e insieme terapia della solitudine che l'introspezione causa: l'Io esclude l'oggetto, il soggetto diventa oggetto di se stesso, distinguendosi e distanziandosi così da se stesso.
Mi sono moltiplicato per sentire,per sentirmi, ho dovuto sentire tutto,sono straripato, non ho fatto altro che traboccarmi,e in ogni angolo della mia anima c'è un altare a un dio differente.( da "Passaggio delle ore"- Poesie di Álvaro de Campos )
Ma l'eteronimia è anche qualcos'altro: è un tentativo di superare l'unicità dell'essere e la finitezza dell'uomo, è l'espressione della consapevolezza che la vita non basta, è un vago e inquietante interrogativo: se possono esserci più di una vita in una sola vita, se sono davvero il tempo e lo spazio che ci segmentano o se siamo noi che crediamo sia così, mentre forse esiste solo l'hic e il nunc, la persona nell'Istante, diversa da quella esistita nel momento prima, diversa da quella che esisterà nel momento dopo. Così Pessoa afferma una frastornante "verità":
Ognuno di noi è più di uno, è molti, è una prolissità di se stesso.( da "Il libro dell'Inquietudine" )
Vengono ora presentate le figure eteronimiche maggiori, che compongono l'universo di Pessoa, ognuno dei quali è a sua volta un singolare mondo, con un proprio stile, un proprio modo di dibattere i grossi temi del pensiero e della poesia di Pessoa:
Alberto Caeiro: Alberto Caeiro da Silva, maestro di Fernando Pessoa e di Álvaro de Campos, morì precocemente di tubercolosi. Descritto come uomo biondo, pallido, con gli occhi azzurri, di media statura. In campagna scrisse l'intera sua opera, dai poemetti del "Guardador de Rebanhos" al breve diario del "Pastor Amoroso", e a Lisbona, dov'era nato, tornato solo per morire, scrisse le ultime poesie della raccolta "Poemas Inconjunctos". Tabucchi lo definisce «il fenomenologo, l'Occhio, l'olimpica e insieme tenebrosa ricognizione del mondo».
Álvaro de Campos: ingegnere navale, alto, coi capelli neri e lisci divisi da un lato, col monocolo, elegante e leggermente snob, tediato, ozioso e meditativo. Partì da un'estrema esperienza decadente per diventare poi a un tratto un esacerbato, geniale sperimentatore, maestro di ogni avanguardia. Ma la sua poesia conosce, dopo le fiammate avanguardiste, un curioso percorso: un'autoriflessività che lo lega alle esperienze contemporanee, un nichilismo doloroso e cinico. Così Tabucchi lo descrive: «il rovello gnoseologico, l'uomo che cerca "l'anello che non tiene" e che si arrende alla terribile "plausibilità" del reale».
Ricardo Reis: nato a Oporto, medico, ma senza mai esercitare la professione, materialista e sensista, imbevuto di classicismo e di ellenismo. Così scrive di lui Tabucchi: «Il monarchico in esilio è, col suo bizzarro neoclassicismo, l'ironica accettazione di un mondo incomprensibile e immutabile».

Il dubbio
La costante che permea tutta la produzione di Pessoa è il "dubbio su tutto", fonte di continue domande, angosce che creano uno stato di inquietudine, risposte sospese senza domande. Non c'è alcuna certezza, nessun barlume che indichi cosa è reale, cosa non è reale, questa è l'unica consapevolezza, non si può sapere se è realtà né il mondo né noi stessi:
E barcollo per i foschi cammini dell'insaniaocchi vaghi di schianto, per l'orroreche realtà ci sia e ci sia essere,ci sia il fatto della realtà( da "Poemas dramàticos" )
Personel labirinto di me stesso, giànon so quale strada mi conduceda esso alla realtà umana e chiara( da "Primo Faust" )
Non credere o cercare:tutto è occulto.( da "Natale" )
Se conoscessimo la verità la vedremmo;tutto il resto è sistema e periferia. Ci basta, se riflettiamo, l'incomprensibilità dell'universo; volerlo capire è essere meno che uomini, perché essere uomo è sapere che non si capisce.( da "Il libro dell'Inquietudine" )

Il sogno
Tutto è sogno, se non si sa qual è la realtà. Sogno di Fernando che ha fatto della sua vita un sogno, perché è un sognatore e sogna per non sentire e interrogare la vita; ed è sogno perché niente assicura se ciò che circonda e se stessi siano reali, se abbiano un'esistenza propria, e quindi tutto aleggia nel sogno, nel mistero, realtà e sogno si confondono, si compenetrano:
Niente si sa, tutto si immagina.( da "Odi di Ricardo Reis" )
Sono quasi convinto di non essere sveglio. Non so se non sogno quando sono vivo, se non vivo quando sogno, o se il sogno e la vita formano in me un ibrido, un'intersezione dalla quale il mio essere cosciente prende fisionomia per interpenetrazione.( da "Il libro dell'Inquietudine" )
Non oso guardare le cose. Come continua questo sogno?( da "Il Marinaio" )
Un alito di musica o di sogno, qualcosa che faccia quasi sentire, qualcosa che non faccia pensare.( da "Il libro dell'Inquietudine" )

La caducità
Nulla è eterno, tutto svanisce: si sfumano i ricordi, il passato, il momento precedente a quello che si sta vivendo, il proprio Io, perché nell'istante in cui lo si pensa non è più quell'Io, così si è nessuno, assolutamente nessuno. Tutto è finzione, tutto passa e non c'è nessuna filosofia, nessuna metafisica che svela il "Grande Segreto":
Breve il giorno, breve l'anno, breve tutto.Manca poco a essere niente.( da "Odi di Ricardo Reis" )
Non so di chi ricordo il mio passato, poiché altro fui quando lo fui, né mi conosco,come se sentissi l'anima che ho,l'anima che sentendo ricordo.( da "Odi di Ricardo Reis" )
Ma il padrone della tabaccheria si è fatto sulla porta e vi è rimasto…Lui morirà e io morirò.Lui lascerà l'insegna, io lascerò dei versi.A un certo momento morirà anche l'insegna, e anche i versi.Poi morirà la strada dove fu l'insegna e la lingua in cui furono scritti i versi.Infine morirà il pianeta ruotante in cui tutto ciò avvenne.In altri satelliti di altri sistemi, qualcosa simile a gentecontinuerà a fare cose come versi e a vivere sotto cose come insegne(da "Tabaccheria"-"Poesie di Álvaro de Campos")
“ Sì, domani anch’io sarò uno che ha smesso di passare per queste strade, che altri evocheranno vagamente con un “Che ne sarà stato di lui?”. E tutto ciò che adesso faccio, tutto ciò che sento, tutto ciò che vivo, non sarà altro che un passante in meno nella quotidianità delle strade di una città qualsiasi.”
Pessoa Fernando


L'indeterminatezza
L'animo di Pessoa è animo incerto, che si culla nell'indecisione, nell'instabilità di ogni posizione, giudizio, idea. È lui stesso che con acutezza si analizza:
Tutta la costituzione del mio spirito è di esitazione e di dubbio. Per me, nulla è né può essere positivo; tutte le cose oscillano intorno a me, e io con esse, incerto per me stesso. Tutto per me è incoerenza e mutamento. Tutto è mistero, e tutto è pregno di significato. Tutte le cose sono "sconosciute", simbolo dell'Ignoto. Il risultato è orrore, mistero, una paura troppo intelligente.[…] Il mio carattere è del genere interiore, autocentrico, muto, non autosufficiente, ma perduto in se stesso. Tutta la mia vita è stata di passività e di sogno. Tutto il mio carattere consiste nell'odio, nell'orrore della e nella incapacità che impregna tutto ciò che sono, fisicamente e mentalmente, di atti decisivi, di pensieri definiti […] i miei scritti sono tutti rimasti da finire; si interponevano sempre nuovi pensieri, straordinarie, interminabili associazioni di idee, il cui termine era l'infinito. […] Il mio carattere è tale che detesto l'inizio e la fine delle cose, perché sono punti definiti.( da un dattiloscritto del 1910 )
Sono sempre stato un sognatore ironico, infedele alle promesse segrete. Ho sempre assaporato, come altro e straniero, la sconfitta dei miei vaneggiamenti, assistendo casualmente a ciò che credevo di essere. Non ho mai prestato fede alle mie convinzioni. Ho riempito le mie mani di sabbia, l'ho chiamata oro, e ho aperto le mani facendola scorrere via. La frase era stata l'unica verità. Una volta detta la frase, tutto era fatto, il resto era la sabbia che era sempre stata.( da "Il libro dell'Inquietudine" )
Non so essere utile nemmeno sentendo, non so essere pratico, quotidiano, nitido, non so avere un posto nella vita, un destino fra gli uomini, un'opera, una forza, una volontà, un orto…( da "Poesie di Álvaro de Campos" )

La sensibilità
La capacità di sentire il mistero delle cose, l'incomprensibilità della realtà. Il suo modo stupefacente di sentirsi interpreti di realtà modificate e modificabili da piccole sfumature. L'inquietudine che produce questo sentire con lucidità l'essenza delle cose; il dolore che arreca, dolore che nasce dai sogni, dalla paura della follia, dalla consapevolezza della propria solitudine o dalla grande indifferenza delle stelle:
Ho portato con me la spina essenziale di essere cosciente.( da "Villeggiatura" - "Poesie di Álvaro de Campos" )
Il peso del sentire! Il peso di dover sentire!( da "Il libro dell'Inquietudine" )
Mi alzo dalla sedia con uno sforzo mostruoso, ma ho l'impressione di portarmela dietro, ho l'impressione che è più pesante, perché è la sedia del soggettivismo.( da "Il libro dell'Inquietudine" )
I sentimenti più dolorosi e le emozioni più pungenti, sono quelli assurdi: l'ansia di cose impossibili, proprio perché sono impossibili, la nostalgia di ciò che non c'è mai stato, il desiderio di ciò che potrebbe essere stato, la pena di non essere un altro, l'insoddisfazione per l'esistenza del mondo.( da "Il libro dell'Inquietudine" )
E' così difficile descrivere ciò che si sente quando si sente che si esiste veramente, e che l'anima è un'entità reale, che non so quali sono le parole umane con cui si possa definirlo.( da "Il libro dell'Inquietudine" )
Ma la concisa attenzione data alle forme e alle maniere degli oggetti,è un sicuro rifugio.( da "Odi di Ricardo Reis" )


AUTOPSICOGRAFIA
Il poeta è un fingitore.Finge così completamente

che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.
E quanti leggono ciò che scrive,

nel dolore letto sentono proprio non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
E così sui binari in tondo

Gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.
(da Poesie di Fernando Pessoa)






Sono un guardiano di greggi.Il gregge è i miei pensieri.E i miei pensieri sono tutti sensazioni.Penso con gli occhi e con gli orecchie con le mani e i piedi e con il naso e la bocca.
Pensare un fiore è vederlo e odorarlo e mangiare un frutto è saperne il senso.
Perciò quando in un giorno di calura sento la tristezza di goderlo tanto,e mi corico tra l'erba chiudendo gli occhi accaldati,sento tutto il mio corpo immerso nella realtà,so la verità e sono felice.
(da Il Guardiano di greggi - Poesie di Alberto Caeiro)




domenica 18 novembre 2007

INCONTRI CON LA PAROLANo. 236


- Fragile - Maneggiare con amore!(Efesini 4, 29)

"Recentemente ho dovuto aspettare la coincidenza di un volo aereo in una capitale europea della quale detesto cordialmente l'aeroporto. Ogni volta che mi ci fermo sono sempre successi dei fatti spiacevoli: valigie manomesse, scomparsa di alcuni oggetti dentro alle valigiestesse e via dicendo. Questa volta ho assistito dall'oblò dell'aereo allo scarico della mia valigia. La conosco bene e non mi sono potuto ingannare. L'ho vista scaraventata a terra dal personale, le hanno fatto piombare sopra - ma proprio piombare sopra - altre valigie e infine le hanno lanciate tutte dentro a un carrello, facendo in modo che prima sbattessero contro la parete del container dei carrelli di trasporto. Era tanta la violenza con cui le valigie venivano scagliate che addirittura facevano più rimbalzi dentro al carrello. Uno va al check-in, vede la sua valigia trascinata via dal nastro e ingoiata da quel buco nero della zona bagagli - e non sa che fine facciano le sue cose nelle mani del personale addetto. La valigia può essere sbattuta, calpestata, ci possono saltare sopra o giocare a chi la tira più lontano con lancio ad avvitamento - tipo lancio del martello. Per questo chiedo al check-in un'etichetta speciale quando ho dentro qualcosa che si può rompere. E' un adesivo rosso con il disegno di un bicchiere a calice e la scritta "FRAGILE". E spero che da qualche parte del reparto bagagli quel disegno e quella parola facciano una differenza nel modo con cui le mie cose sono trattate. Sono fragili e non voglio perderle. Dio in Efesini 4, 29 e seguenti ha qualcosa da dirci su come maneggiamo - non le valigie - ma le persone che ci vivono accanto. Prova a vedere come ti stai comportando e come quelli che ti stanno intorno ricadono dentro a questa Parola di Dio.«Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano». La maniera con cui parliamo alle altre persone le fa crescere o le distrugge. Perché questo avvertimento è importante? Perché le persone sono fragili. Il versetto continua dicendo: «E non vogliate rattristare lo SpiritoSanto di Dio, col quale foste segnati per il giorno dellaredenzione». Dio piange, almeno questo ci dice la Scrittura, quando noi demoliamo le persone che Lui cerca invece di costruire. Poi Dio fa la lista di alcuni atteggiamenti che demoliscono le persone. Dio dice: «Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira,clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità». Dio ci chiede divedere quello che Lui vede quando guarda alle persone che ci stanno accanto - ossia, esse recano un adesivo con la scritta "Fragile". Quell'adesivo dovrebbe cambiare il modo con cui tu tratti le persone. «Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo». Questo è il programma che Dio ti da' quando devi trattare con il tuo coniuge, i tuoi figli, i tuoi genitori, i tuoi amici, i colleghi di lavoro, i collaboratori, chi ci critica, le gente che ti crea problemi. Prova a pensare a che tipo di rapporti hai con loro - usi parole di troppo che non aiutano quelle persone a crescere... che invece le buttano giù... parole che non sono benevole e misericordiose? Che ne dici del tuo sarcasmo... della tua maldicenza... delle tue critiche impietose... della tendenza a sottolineare le cose negative... le frecciatine... i soprannomi... le risposte arrabbiate? Molte volte "maneggiamo" le persone proporzionalmente a come loro ci trattano. Ma Gesù ci chiede di parlare in modo che edifica, non che demolisce; non ci chiede di trattare le persone come loro ci trattano ma come VORREMMO che loro ci trattassero - e Gesù vuole che tu li tratti non come loro ti hanno trattato, ma come Lui ha trattato te. La misura della tua grandezza è data da quanto grande o piccola la gente si sente dopo che è stata in tua compagnia. Dal modo in cui tratti le persone, esse si sentono più preziose o un sacco di immondizia? E' arrivato il momento che tu metta l'adesivo "Fragile" sulle persone che ti stanno intorno, persino quelle più antipatiche, che sono tali forse per il modo in cui le hai gettate lontano e frantumate. Ogni persona è fatta a immagine e somiglianza di Dio, e ognuna di esse può essere facilmente infranta, che lo mostri o no. Io non voglio assolutamente che le mie preziose ma fragili proprietà siano sbattute di qui e di là e vadano rotte. Dio non vuole che i suoi figli e figlie, preziosi ma fragili, siano frantumati. Ricordati, le persone sono fragili - maneggiale con grande cura e tanto amore.

Vi accompagno con la preghiera, sempre con riconoscenza e affetto don Luciano"
by mondoglitter.it

Che pesce sei?

Un'insegnante spiegando alla classe che in spagnolo, contrariamente all'inglese, i nomi possono essere sia maschili che femminili. "Uno studente chiese: "Di che genere è la parola computer?" Anziché rispondere, l'insegnante divide la classe in due gruppi, maschi e femmine, e gli chiese di decidere tra loro se computer dovesse essere maschile o femminile.A ciascun gruppo chiese inoltre di motivare la scelta con 4 ragioni.Il gruppo degli uomini decise che "computer" dovesse essere decisamente femminile"la computadora"perchè:1.Nessuno tranne il loro creatore capisce la loro logicainterna.2.Il linguaggio che usano per comunicare tra computer èincomprensibile.3.Anche il più piccolo errore viene archiviato nella memoria a lungotermine per possibili recuperi futuri.4.Non appena decidi di comprarne uno, ti ritrovi a spendere metà del tuo salario in accessori.Il gruppo delle donne,invece, concluse che i computer dovessero essere maschili (el computador)perchè:1.Per farci qualunque cosa, bisogna accenderli.2.Hanno un sacco di dati ma non riescono a pensare da soli.3.Si suppone che ti debbano aiutare a risolvere i problemi, ma perla metà delle volte,il problema sono LORO;4.Non appena ne compri uno, ti rendi conto che se avessi aspettatoqualche tempo,avresti potuto avere un modello migliore.Le donne vinsero.