Blog informativo sulla P4C

( philosophy for children)

di Lipman

Quando la filosofia dipinge il suo grigio su grigio, allora una figura della vita è invecchiata, e con grigio su grigio essa non si lascia ringiovanire, ma soltanto conoscere; la nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo.


La parola "filosofia" ha come nella sua radice il significato "far crescere". Infatti, c'è solo una cosa che sa stupire e conquistare il nostro cuore: la parola di chi non si limita a inanellare frasi sensate e ben tornite, ma di chi ci porta più in alto o più in profondità.

Che cos'è la filosofia?

“La filosofia è la palingenesi obliterante dell'io subcosciente che si infutura nell'archetipo dell'antropomorfismo universale. “(Ignoto)

Perché la filosofia spiegata ai ragazzi?

I bambini imparano a conoscere e a gestire i propri ed altrui processi emozionali, affettivi e volitivi: imparano a conoscere se stessi e a relazionarsi con gli altri. Una scuola che intende fornire esperienze concrete e apprendimenti significativi, dove si vive in un clima carico di curiosità, affettività, giocosità e comunicazione, non può prescindere dal garantire una relazione umana significativa fra e con gli adulti di riferimento. Questa Scuola ad alto contenuto educativo, non può cadere nel terribile errore di preconizzare gli apprendimenti formali, errore spesso commesso dagli insegnanti che sono più attenti a formare un “bambino-campione”, piuttosto che un bambino sicuro e forte nell'affrontare la vita, o ancora un bambino che abbia acquisito la stima di sé, la fiducia nelle proprie capacità e la motivazione al passaggio dalla curiosità, caratterizzante la Scuola dell'Infanzia, alla ricerca. L'insegnante deve poter provare un “sentimento” per l'infanzia inteso come “sentire”, percepire e prendere consapevolezza dei bisogni reali, affettivi ed educativi propri del bambino che sono altro rispetto ai bisogni degli adulti. Il ruolo dei genitori, degli insegnanti è infatti quello di educare tutti e ciascuno alla consapevolezza di ciò che il bambino “sente” emotivamente e affettivamente, perché è proprio il passaggio dal sentire all'agire che consentirà al futuro uomo di compiere scelte autonome. Un compito importante dell'insegnante è quello di mediare i modi e i tempi di un dialogo strutturato su un piano paritario, in modo tale da consentire ad ogni interlocutore di far emergere il proprio pensiero e di metterlo in relazione con quello degli altri. E' una sfida, da parte dell'insegnate, a livello culturale, sociologica e civica ma che deve coinvolgere anche i più piccoli per dotarli di una propria capacità critica, che permetta loro di ragionare, di riflettere sulla realtà e di compiere in futuro scelte consapevoli Se la filosofia è "presa sul serio", se è misurata con i problemi reali, è davvero uno strumento di formazione della persona e di indirizzo della vita. La filosofia come felicità presente nell'attività del pensiero.

Incontrarsi è una grande avventura

“Non possiamo stare
e vivere da soli,
se così è,
la vita diventa
solitudine monotona.
Abbiamo bisogno dell’altro
per condividere sguardi
di albe e tramonti,
momenti di gioia e dolore.
Abbiamo bisogno dell’altro
che ci aiuta a vedere
e scoprire le cose che da soli
mai raggiungeremo.

Beati quelli che sono capaci
di correre il rischio dell’incontro,
permeandolo di affetto e passioni
che ci fanno sentire più persone
poiché così vivendo
anche gli scontri
saranno mezzi
di un vero incontro.”
(Testo di sr. Soeli Diogo).




Questo romanzo è rivolto, con la più grande speranza e fiducia, a tutte le persone di questa società e soprattutto a quei giovani che si muovono oggi, coi loro passi, senza esserne pienamente consapevoli, verso la scoperta della grande stanza di questo mondo poliedrico e complesso, dalle mille pareti ammaliatrici. Passi che, a dosi esagerate della conquista di una felicità che riempia la stanza del loro cuore, complementare a quella del mondo, lasciano dietro sé molte tracce superficiali che si spazzano via anche con il più debole vento della loro esistenza per poi trascinarli nel giogo del “vuoto”. Che questo romanzo “Un vuoto da decidere” sia loro di aiuto per guardare in faccia, riconoscere, combattere e vincere, con le sole armi dell’amore vero per se stessi e per il mondo, questa strana “malattia” dell’anima che colpisce chi non ha difese e che porta alla conquista di una libertà infedele e subdola.

Se la metto in pratica mi fa vivere tutta un'altra vita, straordinariamente più ricca di quella che avrei ideato fidandomi solo di me.

Solleviamoci, è ora

Noi siamo quelli
che se ne vanno
pieni di vento
e di sole
in deserti
affollati
di illusioni
e non tornano più
abbagliati
da spaccati di vita.

Siamo riflessi
di affetti
profondi.
Pensieri
di fresca rugiada
posata sulla notte
che non conosce
nuvole.

Siamo i sospesi
tra sogno e realtà,
quelli sul sottile confine
tracciato
dai meandri
dei desideri.

Siamo splendide bugie
di una terra
che fatica
ad alzarsi
sui marciapiedi
della vita.

Siamo polvere
di un tempo
inesorabile
che ci riporta
tra le caverne opache
dei ricordi.

Siamo l’urlo
di amici perduti
non ancora tornati,
che raccoglie
sogni lanciati
su nuvole rosa
gonfie di cuore
nel cielo sospeso
della gioventù.

Siamo parole
mai dette
intrappolate
tra i rami
scheggiati
di un inverno
che fatica
nel risveglio.

Siamo vita
che scoppia
nei focolai spenti
accesi dal giorno che nasce
a dispetto di tutto.

Preghiere
Strappate ai silenzi
concessi da un Dio
che non ama
piangersi addosso.

Siamo
l’andata e il ritorno
di noi stessi.

Solleviamoci.
E’ ora.

PAESE MIO

Paese mio
cinto a primavera
di riccioluti gorgheggi
affaccendati
come comari
nel via vai del giorno
ti vai combinando
tra nuvole ariose
all’orizzonte
e sogni fermi
dietro vetri antichi.

Tu non conosci gli anni.

Il tuo grembo
avrà sempre un vecchio
davanti ai tuoi tramonti
aggrappato
ai sapori di campagna
mentre torna stanco
con le zolle in mano
cantando
la fatica della terra.

E non conosci spazi.

Sei tutto lì
che vivi di germogli
seminati
nei cuori della gente
che s’adatta
all’ombra
dell’inverno
mentre fuori
è estate.

Per questo
non ti mancano
i sorrisi
strappati ai vicoli
intrecciati e bui
come strette di mano
nel bisogno
tra calde mura
di camini accesi.


Tra gli alberi d’ulivo
bagnati di sole
che lasciano un’impronta
tra le rughe
dei ricordi

che strada voltando
riporta
inesorabilmente
a te.



mostra di poesie

mostra di poesie
Solleviamoci, è ora


martedì 25 dicembre 2007

LA PICCOLA FIAMMIFERAIA fiaba natalizia


Era la fine dell'anno faceva molto freddo.Una povera bambina camminava a piedi nudi per le strade della città.La mamma le aveva dato un paio di pantofole, ma erano troppo grandi e la povera piccola le aveva perdute attraversando la strada.Un monello si era precipitato e aveva rubato una delle pantofole perdute.Egli voleva farne una culla per la bambola della sorella.La piccola portava nel suo vecchio grembiule una gran quantità di fiammiferi che doveva vendere. Sfortunatamente c'era in giro poca gente: infatti quasi tutti erano a casa impegnati nei preparativi della festa e la poverina non aveva guadagnato neanche un soldo. Tremante di freddo e spossata, la bambina si sedette nella neve: non osava tornare a casa, poiché sapeva che il padre l'avrebbe picchiata vedendola tornare con tutti i fiammiferi e senza la più piccola moneta.Le mani della bambina erano quasi gelate.Un pochino di calore avrebbe fatto loro bene! La piccola prese un fiammifero e lo sfregò contro il muro. Una fiammella si accese e nella dolce luce alla bambina parve di essere seduta davanti a una grande stufa!Le mani e i piedi cominciavano a riscaldarsi, ma la fiamma durò poco e la stufa scomparve.La piccola sfregò il secondo fiammifero e, attraverso il muro di una casa, vide una tavola riccamente preparata.In un piatto fumava un'oca arrosto.... All'improvviso, il piatto con l'oca si mise a volare sopra la tavola e la bambina stupefatta, pensò che l'attendeva un delizioso pranzetto. Anche questa volta, il fiammifero si spense enon restò che il muro bianco e freddo.La povera piccola accese un terzo fiammifero e all'istante si trovò seduta sotto un magnifico albero di Natale.Mille candeline brillavano e immagini variopinte danzavano attorno all'abete.Quando la piccola alzò le mani il fiammifero si spense.Tutte le candele cominciarono a salire in alto verso il cielo e la piccola fiammiferaia si accorse che non erano che stelle.Una di loro tracciò una scia luminosa nel cielo: era una stella cadente.La bambina pensò alla nonna che le parlava delle stelle. La nonna era tanto buona! Peccato che non fosse più al mondo.Quando la bambina sfregò un altro fiammifero sul muro, apparve una grande luce. In quel momento la piccola vide la nonna tanto dolce e gentile che le sorrideva.-Nonna, - escalmò la bambina - portami con te! Quando il fiammifero si spegnerà, so che non sarai più là. Anche tu sparirai come la stufa, l'oca arrosto e l'albero di Natale!E per far restare l'immagine della nonna, sfregò uno dopo l'altro i fiammiferi.Mai come in quel momento la nonna era stata così bella. La vecchina prese la nipotina in braccio e tutte e due, trasportate da una grande luce, volarono in alto, così in alto dove non c'era fame, freddo né paura.Erano con Dio.
Hans Christian Andersen

lunedì 24 dicembre 2007

NATALE INSIEME (festa degli alberelli)


Tanti alberelli che sfilano contro il consumismo, la cattiveria, la fame nel mondo, la disoccupazione, la guerra, l’inquinamento, l’alcolismo, il bullismo, e la droga, per inneggiare alla pace e alla giustizia. Bambini e ragazzi, sottili fruitori di messaggi rassicuranti, li hanno allestiti con gioia e partecipazione usando materiale di facile consumo, insieme con i loro rispettivi docenti della Scuola Primaria e Secondaria di primo Grado, dell’Istituto Comprensivo di Feroleto Antico, amministrato dal Preside Napoleone Ruberto, per scommettere su una solidarietà universale votata alla semplicità come riscoperta del proprio “io” in un sano dialogo con la natura e con l’altro. “Noi vogliamo che i bambini partecipino al Natale quest’anno in modo diverso, per recuperare la tradizionale festa dell’albero che si faceva tempo fa quando si recitavano le poesie tutti insieme sotto i neo alberelli piantati a Novembre”. E’ quanto affermano il Presidente della Pro Loco Gianfranco Nanci e l’Assessore alle Politiche Sociali, Paola Chiefalo, i quali hanno promosso questa simpatica e coinvolgente iniziativa. L’albero Ecologico, delle Lattine, dell’Amicizia, degli Affetti, dell’Amore per l’Universo, della Mondialità, degli Operatori di pace, delle Mani, di Palline colorate, viene visto come validissimo strumento di comunicazione, per esprimere ognuno con la propria creatività, il personale modo d’intendere il Natale, sicuramente pregno di speranza per un futuro migliore. Un po’ di bosco in città per riflettere anche su questo aspetto del Natale ch’è sì fatto di abeti naturali e artificiali, di silenzio e allegria, di semplicità e di doni, in un paradosso simbiotico che mette d’accordo un po’ tutti, ma anche tanta voglia di andare avanti in una Italia che si muove in modo abbastanza cauto, pur essendoci giovani preparati e con grandissimi valori, che perciò vorrebbero veder muoversi molto più velocemente nel rispetto delle potenzialità di ognuno di loro. L'immagine dell'albero (specialmente sempreverde) come simbolo del rinnovarsi della vita è un tradizionale tema pagano, presente sia nel mondo antico che medioevale e, probabilmente, in seguito assimilato dal Cristianesimo. L'albero di Natale, Simbolo del Cristo-Albero cosmico, che offre la sua luce e i suoi frutti agli esseri, ponte fra cielo e terra, è l’emblema nelle tradizioni dell'Europa centrale e dell'Italia alpina. Esso risale almeno alla Germania del XVI secolo, a Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta e tanti lumini metafora di luce che dispensa all'umanità e della vita che il Cristo dona, mentre i dolciumi il suo amore “Una volta qui, infatti, si usava una piantina di alloro con i corbezzoli o un albero di arancio addobbato di dolciumi “ continua il Presidente della Pro Loco. Gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché quest'ultimi avevano una profonda valenza "magica" per il popolo, specialmente il dono di essere sempreverdi, che secondo la tradizione gli venne dato proprio dallo stesso Gesù come ringraziamento per averlo protetto mentre era inseguito da nemici. Il simbolismo dell'albero solstiziale è stato stravolto, oggi, dal mito americano, in emblema del consumo. La tradizione dell’albero prese piede in Italia nel 1800, quando la regina Margherita, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l’usanza si diffuse tra le famiglie italiane in breve tempo. Abete naturale o sintetico? Con il Natale alle porte, è questo il dilemma che attanaglia molti italiani, soprattutto quelli che vogliono avere un particolare occhio di riguardo per l’ambiente perché sinonimo della deforestazione. Col presupposto che gli abeti vengono coltivati e ‘allevati’ all’interno di vivai specializzati in aree collinari che altrimenti sarebbero abbandonate e quindi non coltivate, si vuole puntare soprattutto sull’aspetto climatico della questione: un albero naturale è un ‘prodotto’ a emissioni zero a differenza di quello sintetico, che viene realizzato con sostanze plastiche come il PVC (polivinilcloruro). Questo significa che viene ottenuto dal petrolio e che quindi, in fase di realizzazione, produce delle emissioni nocive all’atmosfera. Lo svantaggio più grande degli abeti naturali rimane comunque il loro smaltimento. La maggior parte purtroppo finisce nelle discariche. Bisognerebbe coinvolgere i cittadini in un progetto più ampio e questo lo devono fare le amministrazioni comunali, incoraggiando la riforestazione, creando dei ‘boschi di Natale’ in cui poter piantare tutti gli abeti utilizzati durante le feste. Afferma, infatti, il Presidente della Pro Loco Nanci: “L’albero naturale è un peccato che venga adoperato e poi gettato perciò abbiamo preso gli alberi con la zolla i quali, una volta svestiti, saranno portati in un sito per essere trapiantati .” La manifestazione finale di premiazione si terrà sul Corso Roma, il 26 Dicembre, con la quale una apposita giuria premierà il messaggio più forte. Durante la serata è prevista la Sagra della Pignolata accompagnata dal suono di una tradizionale zampogna natalizia.
ARICOLO PUBBLICATO SUL IlLAMETINO
da Sina Mazzei

giovedì 20 dicembre 2007

Il tempo ( simposio filosofico delle classi V)

- Nel tempo, ch'è fatto di ore, si possono fare tante cose.
- C'è un tempo oggettivo e un tempo soggettivo.
- Il tempo è un viaggio. E' come una freccia quando non torna indietro.
- C'è un tempo diverso per morire.
- Il tempo non si ferma mai.
- Scorre più veloce o meno veloce, dipende dalla noia o dalla gioia che proviamo.
- A volte vorremmo tornare indietro per recuperare ciò che non abbiamo fatto
- Oppure per rivivere i momenti belli perchè non tornano più uguali.
- Il tempo, dunque, è prezioso perchè abbiamo un minuto per approfittarne.
- Dobbiamo cogliere l'attimo.
- A volte però vorremmo mandare il tempo in avanti ma poi quando ci arriviamo ce ne pentiamo.
- Come quando siamo piccoli vogliomo diventare grandi e i grandi vogliono tornare bambini.
- Anticipiamo le tappe della nostra vita e a 18 anni ci peserà forse.
- Ma una parte di noi resterà bambina per sempre.
- I sofferenti non vogliono avere tempo perchè non accettano i loro limiti.
- Bisogna gestire bene il Tempo-
- Il tempo è come il pastore con le sue pecore che ci controlla per farci stare in equilibrio.
- Il tempo ci domina perciò dobbiamo scegliere le priorità.
- C'è un tempo per ogni cosa.
- La vita è un tempo.
- Se riduciamo il tempo nei minimi termini tutte le cose occupano un tempo.
- Le mattonelle occupano un tempo.
- Le scarpe occupano un tempo.
- La carta ha un tempo che distrugge un altro tempo.
- Gli oggetti sono nel tempo.
La morte ha un tempo infinito
- Noi viviamo nel nostro tempo finito ch'è più breve.
- Il mio cane morto è finito trasformato nel tempo infinito
- Anche noi un giorno, chi prima chi dopo, ci uniremo a lui nel tempo infinito.
- Tutti ci uniremo agli altri nel tempo infinito.

giovedì 13 dicembre 2007

INCONTRI CON LA PAROLANo. 238 La sindrome del vetro affumicato(Giona 3, 1)


Quand'ero bambino mi divertivo a guardare il sole. Mi piaceva quella palla rotonda di fuoco, che a scuola mi dicevano fosse lontana anni -luce, ma che mi pareva invece così vicina visto che i suoi raggi arrivano in pochissimi secondi. Ovvio, non guardavo il sole a occhio nudo. Con una candela affumicavo un pezzo di vetro e poi quella palla dardeggiante sù nel cielo diventava di colpo una piccola sfera pallida. La cosa interessante era che ogni cosa che guardavo attraverso quel vetro affumicato sembrava più nera di quanto non fosse in realtà.Giona, quello della balena, te lo ricordi? Era un uomo di Dio con il vetro affumicato. Dio lo aveva mandato a predicare nella città religiosamente più indifferente di quei tempi, Ninive. Giona invece si imbarcò su una nave diretta nella direzione opposta, ossia aTarsis, e dovette pagare la sua disobbedienza scontando alcuni giorni nella pancia di un grosso pesce. Ma Dio gli offre una seconda opportunità per fare quello che gli ha comandato. Sta scritto in Giona 3, 1 e seguenti: «Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: "Alzati, va' a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò"». E questa volta Giona obbedisce: deve annunciare che se non si pentono Dio li giudicherà severamente. Risultato: «Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece». Una notizia meravigliosa, vero? No, se guardi ai niniviti attraverso il vetro affumicato di Giona!Capitolo 4, 1: «Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu indispettito». Non solo, ma persino si azzarda a dire al Signore:"Senti, io vado in pensione, il solo pensiero dei niniviti mi fa star male". «Ma il Signore gli rispose: "Ti sembra giusto essere sdegnato così?"»Dio sta facendo una cosa meravigliosa e Giona si perde tutta la grandezza e la potenza dell'azione di Dio. Perché? Perché sta guardando a essa attraverso un vetro affumicato. Lui ha inscatolato i niniviti dentro al suo giudizio: sono dei peccatori, sono senza speranza, non meritano che una punizione esemplare. E quando finalmente i niniviti fanno la cosa giusta, Giona nemmeno se ne accorge, perché è completamente obnubilato dalla sindrome del vetro affumicato.Forse in questo periodo stai guardando ad alcune persone o ad alcune situazioni usando un vetro affumicato. Davvero la vita diventa così scoraggiante, così deprimente e negativa quando la guardi attraverso il vetro annerito della rabbia, o della gelosia, del risentimento,dell'auto-commiserazione o del pessimismo. Anche quando Dio stafacendo qualcosa di buono, magari neanche te ne accorgi perché ti sei abituato a vedere solo quello che è sbagliato, quello che non funziona.Forse in questo periodo la relazione con una persona si è deteriorata perché, in qualche modo, ti sei irrigidito nel tuo giudizio negativo, e interpreti ogni cosa che questa persona fa -persino le cose buone, persino un cambiamento positivo - attraverso la prospettiva del vetro affumicato. Non riesci ad accorgerti del buono che c'è in loro. Ti sei fatto l'idea che non cambieranno mai!Forse è un figlio che ti ha fatto tribolare, o il tuo coniuge. Forse è il prete della tua parrocchia, o un amico, o un collega. Ma ecco l'errore - non credere che Dio possa agire nelle loro vite e cambiarli; per te quelle persone sono solo fonte di cattive notizie.E' un pregiudizio, ed è un errore.Io so che ogni volta che guardavo attraverso quel vetro affumicato tutto mi sembrava più nero di quanto fosse in realtà. Forse hai fatto lo stesso errore con qualcuno che ti vive accanto. Invece di cancellarli dalla lista o cercare di cambiarli, non sarebbe meglio se tu pulissi il tuo vetro? Scommetto che dopo tutto sarà migliore.Vi accompagno con la preghiera, sempre con riconoscenza e affetto

don Luciano

Il CERCHIO (Simposio filosofico degli alunni di classe V)
















Facilitatore: Cos'è il cerchio?

-Il cerchio è una parte di piano delimitata da una circonferenza.


-Ha il raggio


-ha il diametro


-La circonferenza è un insieme di tanti puntini e da ogni punto parte il raggio verso il centro.



-Noi bambini stiamo in cerchio e siamo come i punti della circonferenza.


-Uniti in cerchio ci sentiamo vicini.


-Ci vogliamo bene.


-Stiamo in pace.


-Ognuno si sente libero di dire la sua.


-Tutti i pensieri si incontrano.


-Nessuno in cerchio si sente di dire bugie.


-Ognuno è al posto giusto.


-Noi disegnamo sempre dei cerchi perchè ci rilassa.


-Perchè è innato in noi.


-Perchè lo vediamo dappertutto e ci siamo abituati a vedere spesso questa forma. Anche il f rullatore gira in cerchio.


-Il cerchio ci rende liberi


-Ci mette a posto i pensieri quando siamo confusi.


- Ci rende sicuri e forti.


-Anche una crepa nel muro diventa un cerchio.


-Il cerchio ci aiuta a dialogare.


-Ci sono cerchi più importanti ed altri meno importanti, cerchi che aiutano e cerchi che fanno del male.


-Il dolore è a forma di cerchio a volte.


-I pensieri sono anche circolari.

-La spirale è un cerchio che sale verso l'alto e non si chiude.


- Il mondo è in cerchio.

-Quando i bambini fanno il girotondo sono in cerchio.
-In cerchio c'è il rispetto degli altri perchè nessuno gira le spalle all'altro.
-E così nessuno può ridere dell'altro.
-Il cerchio ci difende dalle spalle.
-Siamo costretti a guardarci in faccia e non possiamo nascondere la verità.
- Facilitatore: Ho conosciuto un alunno che aveva l'abitudine di fare un ombellico sempre al centro di ogni cerchio.
-Forse perchè voleva essere guardato.
- Forse perchè cercava di attirare l'attenzione.
-Forse perchè mettendo l'ombellico al centro il cerchio non era vuoto e lui si poteva concentrare in quel punto per mettere ordine ai suoi pensieri.
-Forse perchè gli ricordava la pancia della mamma e lì si sentiva sicuro.
-Il cerchio è fine a stesso.


















-
by mondoglitter.it

Che pesce sei?

Un'insegnante spiegando alla classe che in spagnolo, contrariamente all'inglese, i nomi possono essere sia maschili che femminili. "Uno studente chiese: "Di che genere è la parola computer?" Anziché rispondere, l'insegnante divide la classe in due gruppi, maschi e femmine, e gli chiese di decidere tra loro se computer dovesse essere maschile o femminile.A ciascun gruppo chiese inoltre di motivare la scelta con 4 ragioni.Il gruppo degli uomini decise che "computer" dovesse essere decisamente femminile"la computadora"perchè:1.Nessuno tranne il loro creatore capisce la loro logicainterna.2.Il linguaggio che usano per comunicare tra computer èincomprensibile.3.Anche il più piccolo errore viene archiviato nella memoria a lungotermine per possibili recuperi futuri.4.Non appena decidi di comprarne uno, ti ritrovi a spendere metà del tuo salario in accessori.Il gruppo delle donne,invece, concluse che i computer dovessero essere maschili (el computador)perchè:1.Per farci qualunque cosa, bisogna accenderli.2.Hanno un sacco di dati ma non riescono a pensare da soli.3.Si suppone che ti debbano aiutare a risolvere i problemi, ma perla metà delle volte,il problema sono LORO;4.Non appena ne compri uno, ti rendi conto che se avessi aspettatoqualche tempo,avresti potuto avere un modello migliore.Le donne vinsero.