“Penso che vogliamo fare della nostra vita un film, quindi creiamo sentimenti, storie e amicizie...tutta apparenza e niente sostanza....Purtroppo sento sprecare le parole amicizia, amore, sincerità in situazioni che io reputo assurde. La verità è che siamo in una società individualista, egoista, materialista che non lascia spazio ai veri rapporti.- E’ quanto afferma una delle tante diciannovenni di oggi. –“La verità è che noi tutti inganniamo per non essere ingannati, schiacciamo per non essere schiacciati...c'è poco spazio per il cuore e molto per tutto il resto...si diventa infine più consapevoli e più in guardia “. Siamo nell’era dell’individualismo. Ma non possiamo rassegnarci. E’ vero che ci sono sempre state nelle varie fasi storiche dei periodi, o meglio delle correnti che ne hanno esaltato il valore, anteponendolo al collettivismo, o alla solidarietà sociale; un individualismo come riconoscimento del valore dell'individuo talvolta enfatizzato, che porta l'essere umano ad avere come unico obiettivo il raggiungimento dei propri interessi, il soddisfacimento dei propri piaceri anche a discapito degli altri limitandone la realizzazione dei desideri. Soldi, successo e salute però non mettono al riparo dalla solitudine, dalla tristezza e dalla disperazione. Anzi, la nostra epoca mostra il contrario. Lo prova l’uso industriale che nelle società opulente si fa di psicofarmaci, alcol e droghe, per eludere il “male di vivere”. L’uso compulsivo e congestionato del sesso, che caratterizza il nostro tempo di pornomania di massa, è un’altra droga per anestetizzare la solitudine, la sensazione d’inesistenza che ci avvolge. La solitudine di oggi, in questo campo di battaglia, impara ad educarsi, si costringe a gestire le proprie emozioni, a sopravvivere senza pretendere nulla in cambio, ad essere autosufficiente nella gioia come nella sofferenza, ad aumentare l’autostima e la dignità, così da stabilire un dialogo interno e scoprire la propria forza personale. Oggi mi piace definirlo un individualismo naturale, essenziale e provvidenziale, da non confonderlo con l’egoismo, ma che supera se stesso, che sopravvive allo sconforto iniziale e che diviene uno status vivendi più equilibrato, capace di mettersi sempre in discussione, di saper ascoltare anche le esigenze degli altri, giungendo per così dire ad un compromesso tra il volersi bene e l'altruismo. Individualismo dal cammino tortuoso e lungo che conquista il senso della vita. “Abbiamo dentro tutti noi la necessità di avere un posto dove possiamo coltivare il nostro giardino segreto, non dove confinare i nostri segreti(…)interiorizzarsi, mettere in ordine i pensieri o semplicemente abbandonarsi, è importante per l’equilibrio vitale di ognuno di noi. “(Tompson.) L’avanzamento tecnologico del progresso sta riportando, dunque, l'attenzione non solo sull'essenza e sulla centralità dell'uomo che da dominatore della tecnica è diventato suo mezzo strumentale alienato e psicologicamente impoverito, ma anche sulle le relazioni affettive, che hanno e stanno ancora subendo, profonde trasformazioni che rivoluzionano il concetto di amore e di amicizia. Negli anni '90, periodo dell'individualismo, essere single era uno status invidiabile. Le donne interpretavano il modello maschile copiandone la disinvoltura specie dal punto di vista sessuale, un processo di spersonalizzazione che, storicamente, toccava maggiormente la donna. Con gli anni ci si è resi conto che single non vuol dire necessariamente essere soli e la società ha rivalutato le relazioni. Oggi il concetto forte è quello dello 'sharing', ovvero quello della condivisione di esperienze con gli amici o in coppia per avere qualcuno che ci capisca, che ci voglia bene e con cui fare scelte senza sacrificare troppo la vita privata. Né essere costretti a dover sempre mediare per trovare le soluzioni. L’idea che una persona possa essere la medicina per la nostra felicità, che nacque con il romanticismo, sembra essere destinata a scomparire in questo secolo. Molte volte, pensiamo che l’altro sia la nostra anima gemella e, in verità, ciò che facciamo è inventarlo per il nostro piacere, lo assecondiamo come modello di sacrificio e immolazione. L’uomo cambia il mondo, e poi deve riciclarsi, per adattasi al mondo che ha fabbricato. Le persone stanno cominciando a percepire che non si sentono una frazione intesa come parte per completare un’intero. L’uomo non si vede più la metà della donna e viceversa, per cui bisogna incontrarsi per sentirci completi. L’altro, con il quale si stabilisce un collegamento, si sente come un compagno di viaggio e non il principe azzurro che deve proteggere e salvare dal mondo la propria anima gemella. E’ il concetto di unione che è cambiato: non più di due metà ma di due interi maturi e completi con tutti i rischi e le positività che ne conseguono. Il rischio è quello di rimanere isolati e chiusi nel proprio ego, barricati in una solitudine voluta o quello di un coinvolgimento nel rapporto solo passionale destinato a finire presto perchè troppo individualismo porterebbe a non cercare l’altro emotivamente abituati a sbrigarsela da soli con le proprie emozioni e sensazioni se la solitudine non insegnasse che amare, sia in amicizia che in una relazione amorosa, significa anche rinunciare a qualcosa. Dunque la nuova forma d’amore, ha un nuovo significato e caratteristica. Si cerca l’approccio di due interi, e non l’unione di due metà.Le persone stanno perdendo la paura di restare sole, e apprendono a convivere meglio con se stesse. Più un individuo ha imparato a vivere solo, più cerca una buona relazione affettiva intesa come come uno spazio e un tempo nel quale ci sia l’individualità, il rispetto, l’allegria e il piacere di stare insieme, e non più una relazione di dipendenza, in cui uno responsabilizza l’altro per il suo benessere. “Sono single per scelta e spesso gli amici si dimenticano di me...essenzialmente perché non essendo opportunista, sanno che per loro ci sarò sempre e per questo motivo non temono di perdermi e possono permettersi di ignorarmi” -"Da sola sto imparando a fare le scelte autonomamente, credo sia un momento di crescita”. Le relazioni affettive diventano per un certo aspetto migliori, come restare soli, nessuno esige qualcosa da nessuno e tutti e due crescono. Ogni cervello è unico. Relazioni dominanti e di concessioni esagerate sono cose ormai del secolo passato.
Articolo pubblicato su Illametino