La Captologia è una recente branchia d’indagine sul rapporto uomo-computer, in particolare, secondo la definizione data dal suo fondatore, il dott. B.J.Fogg, è: “lo studio dei computer come tecnologia persuasiva progettata per modificare gli atteggiamenti o i comportamenti delle persone: l’esperienza diretta fa la differenza..Quando i computer,vengono usati come mezzi di comunicazione persuasivi, in modo particolare attraverso la simulazione, come i videogiochi,come la realtà virtuale, le persone reagiscono come se fossero esperienze vere. Ed è proprio in virtù di questo meccanismo che si può innescare la dinamica dell’influenza con la quale operare.” “Essere, spazio e luogo” (Being, Space and Place), afferma anche Il Prof James Paul Gee, dell’Università del Wisconsin: “il modo naturale di apprendimento per l’uomo è facendo, non ripetendo nozioni apprese in astratto” “Qual’ è il vantaggio che i videogames hanno nell’educazione rispetto ai libri, films, o alle più tradizionali lezioni in classe? Così risponde anche Suzanne Seggerman, ex giornalista del programma televisivo “frontline” e fondatrice di Games for Change “Possono comunicare quello che comunicano i film, ma in un modo più approfondito perché permettono di vivere l’esperienza in prima persona”. In quest’ ottica, si può esplorare un nuovo percorso: l’uso delle nuove tecnologie per persuadere, per convincere ( non per manipolare ) le persone a cambiare atteggiamenti e modi di vivere. Questo non è estraneo all’evangelizzazione, citando il santo Padre Benedetto XVI : “ All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” . Dare alla vita un nuovo orizzonte implica un “cambio”, una conversione degli atteggiamenti e dei comportamenti. La Chiesa è chiamata, a evangelizzare il Continente digitale incarnando il Vangelo nella nuova cultura digitale, “Anche un osservatore poco attento può facilmente costatare che nel nostro tempo, grazie proprio alle più moderne tecnologie, è in atto una vera e propria rivoluzione nell’ambito delle comunicazioni sociali, di cui la Chiesa va prendendo sempre più responsabile consapevolezza. Cristo ha comandato agli apostoli e ai loro successori di ammaestrare "tutti i popoli" ad essere "luce del mondo" ,di proclamare il Vangelo senza confini di tempo e di luogo. Come Cristo stesso, nella sua vita terrena, ci ha dato la dimostrazione di essere il perfetto "Comunicatore", e come gli apostoli hanno usato le tecniche di comunicazione che avevano a disposizione, così anche oggi l'azione pastorale richiede che si sappiano utilizzare le possibilità e gli strumenti più recenti…L’impegno nei mass media, non ha solo lo scopo di diffondere il messaggio cristiano e il magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa ‘nuova cultura’ creata dalla comunicazione moderna. Tutto questo costituisce una sfida per la Chiesa chiamata ad annunciare il Vangelo agli uomini del terzo millennio mantenendone inalterato il contenuto, ma rendendolo comprensibile grazie anche a strumenti e modalità consoni alla mentalità e alle culture di oggi.”Insomma la Chiesa invita a non avere paura delle nuove tecnologie, ma anzi a conoscerle e a usarle per annunciare il Vangelo eterno della salvezza per mezzo di Cristo!E allora perché non pensare di creare la possibilità, specialmente per le nuove generazioni, i cosiddetti “digital native" (d.n.), di un annuncio fatto “su misura” per essi? “Perché non andare oltre il vecchio annuncio fatto di incontri di catechesi basati su letture, audiovisivi e film per dare spazio ai nuovi media?-afferma Don Bruno Oliviero- Che cosa impedisce alla Chiesa di fare uso della tecnologia interattiva dei Videogame per, ad esempio, permettere ai d.n. l’incontro con i grandi Testimoni della fede? Far viaggiare i ragazzi nel tempo e nello spazio e permettere loro di incontrare Abramo, facendo loro sperimentare, “in qualche modo”, il “rischio” della fede? E che dire della grande epopea dell’Esodo? In un tempo che si dichiara apertamente “nomade”, perché non far rivivere ai ragazzi l’incertezza, l’angoscia, la precarietà che hanno vissuto le tribù d’Israele, dall’uscita dall’Egitto fino all’entrata nella terra promessa? In questo modo non sarebbe più facile per essi “percepire” che per sopravvivere nel deserto e arrivare alla terra promessa e, quindi, alla vera libertà, non basta la solidarietà della tribù, ma c’è bisogno della presenza del Dio dei padri? E ancora: la Resurrezione di Gesù, definita dal santo Padre Benedetto XVI la “più grande mutazione mai accaduta, il salto decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova,..”…: perché non ricreare l’ambiente del tempo di Gesù e permettere ai d.n. di “sperimentare”, nel mondo digitale, l’incontro con il Leader incontrastato della Storia umana, l’Unico che ha sconfitto la morte? Perché non dare ai d.n. la possibilità di esplorare le conseguenze dei vari modi di relazionarsi con Il Cristo, nel mondo digitale, fino a scoprire, con la luce dello Spirito Santo, che la risposta vincente alla sfida della “vita reale” consiste nell’accettazione incondizionata della sua leadership? “.