Blog informativo sulla P4C

( philosophy for children)

di Lipman

Quando la filosofia dipinge il suo grigio su grigio, allora una figura della vita è invecchiata, e con grigio su grigio essa non si lascia ringiovanire, ma soltanto conoscere; la nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo.


La parola "filosofia" ha come nella sua radice il significato "far crescere". Infatti, c'è solo una cosa che sa stupire e conquistare il nostro cuore: la parola di chi non si limita a inanellare frasi sensate e ben tornite, ma di chi ci porta più in alto o più in profondità.

Che cos'è la filosofia?

“La filosofia è la palingenesi obliterante dell'io subcosciente che si infutura nell'archetipo dell'antropomorfismo universale. “(Ignoto)

Perché la filosofia spiegata ai ragazzi?

I bambini imparano a conoscere e a gestire i propri ed altrui processi emozionali, affettivi e volitivi: imparano a conoscere se stessi e a relazionarsi con gli altri. Una scuola che intende fornire esperienze concrete e apprendimenti significativi, dove si vive in un clima carico di curiosità, affettività, giocosità e comunicazione, non può prescindere dal garantire una relazione umana significativa fra e con gli adulti di riferimento. Questa Scuola ad alto contenuto educativo, non può cadere nel terribile errore di preconizzare gli apprendimenti formali, errore spesso commesso dagli insegnanti che sono più attenti a formare un “bambino-campione”, piuttosto che un bambino sicuro e forte nell'affrontare la vita, o ancora un bambino che abbia acquisito la stima di sé, la fiducia nelle proprie capacità e la motivazione al passaggio dalla curiosità, caratterizzante la Scuola dell'Infanzia, alla ricerca. L'insegnante deve poter provare un “sentimento” per l'infanzia inteso come “sentire”, percepire e prendere consapevolezza dei bisogni reali, affettivi ed educativi propri del bambino che sono altro rispetto ai bisogni degli adulti. Il ruolo dei genitori, degli insegnanti è infatti quello di educare tutti e ciascuno alla consapevolezza di ciò che il bambino “sente” emotivamente e affettivamente, perché è proprio il passaggio dal sentire all'agire che consentirà al futuro uomo di compiere scelte autonome. Un compito importante dell'insegnante è quello di mediare i modi e i tempi di un dialogo strutturato su un piano paritario, in modo tale da consentire ad ogni interlocutore di far emergere il proprio pensiero e di metterlo in relazione con quello degli altri. E' una sfida, da parte dell'insegnate, a livello culturale, sociologica e civica ma che deve coinvolgere anche i più piccoli per dotarli di una propria capacità critica, che permetta loro di ragionare, di riflettere sulla realtà e di compiere in futuro scelte consapevoli Se la filosofia è "presa sul serio", se è misurata con i problemi reali, è davvero uno strumento di formazione della persona e di indirizzo della vita. La filosofia come felicità presente nell'attività del pensiero.

Incontrarsi è una grande avventura

“Non possiamo stare
e vivere da soli,
se così è,
la vita diventa
solitudine monotona.
Abbiamo bisogno dell’altro
per condividere sguardi
di albe e tramonti,
momenti di gioia e dolore.
Abbiamo bisogno dell’altro
che ci aiuta a vedere
e scoprire le cose che da soli
mai raggiungeremo.

Beati quelli che sono capaci
di correre il rischio dell’incontro,
permeandolo di affetto e passioni
che ci fanno sentire più persone
poiché così vivendo
anche gli scontri
saranno mezzi
di un vero incontro.”
(Testo di sr. Soeli Diogo).




Questo romanzo è rivolto, con la più grande speranza e fiducia, a tutte le persone di questa società e soprattutto a quei giovani che si muovono oggi, coi loro passi, senza esserne pienamente consapevoli, verso la scoperta della grande stanza di questo mondo poliedrico e complesso, dalle mille pareti ammaliatrici. Passi che, a dosi esagerate della conquista di una felicità che riempia la stanza del loro cuore, complementare a quella del mondo, lasciano dietro sé molte tracce superficiali che si spazzano via anche con il più debole vento della loro esistenza per poi trascinarli nel giogo del “vuoto”. Che questo romanzo “Un vuoto da decidere” sia loro di aiuto per guardare in faccia, riconoscere, combattere e vincere, con le sole armi dell’amore vero per se stessi e per il mondo, questa strana “malattia” dell’anima che colpisce chi non ha difese e che porta alla conquista di una libertà infedele e subdola.

Se la metto in pratica mi fa vivere tutta un'altra vita, straordinariamente più ricca di quella che avrei ideato fidandomi solo di me.

Solleviamoci, è ora

Noi siamo quelli
che se ne vanno
pieni di vento
e di sole
in deserti
affollati
di illusioni
e non tornano più
abbagliati
da spaccati di vita.

Siamo riflessi
di affetti
profondi.
Pensieri
di fresca rugiada
posata sulla notte
che non conosce
nuvole.

Siamo i sospesi
tra sogno e realtà,
quelli sul sottile confine
tracciato
dai meandri
dei desideri.

Siamo splendide bugie
di una terra
che fatica
ad alzarsi
sui marciapiedi
della vita.

Siamo polvere
di un tempo
inesorabile
che ci riporta
tra le caverne opache
dei ricordi.

Siamo l’urlo
di amici perduti
non ancora tornati,
che raccoglie
sogni lanciati
su nuvole rosa
gonfie di cuore
nel cielo sospeso
della gioventù.

Siamo parole
mai dette
intrappolate
tra i rami
scheggiati
di un inverno
che fatica
nel risveglio.

Siamo vita
che scoppia
nei focolai spenti
accesi dal giorno che nasce
a dispetto di tutto.

Preghiere
Strappate ai silenzi
concessi da un Dio
che non ama
piangersi addosso.

Siamo
l’andata e il ritorno
di noi stessi.

Solleviamoci.
E’ ora.

PAESE MIO

Paese mio
cinto a primavera
di riccioluti gorgheggi
affaccendati
come comari
nel via vai del giorno
ti vai combinando
tra nuvole ariose
all’orizzonte
e sogni fermi
dietro vetri antichi.

Tu non conosci gli anni.

Il tuo grembo
avrà sempre un vecchio
davanti ai tuoi tramonti
aggrappato
ai sapori di campagna
mentre torna stanco
con le zolle in mano
cantando
la fatica della terra.

E non conosci spazi.

Sei tutto lì
che vivi di germogli
seminati
nei cuori della gente
che s’adatta
all’ombra
dell’inverno
mentre fuori
è estate.

Per questo
non ti mancano
i sorrisi
strappati ai vicoli
intrecciati e bui
come strette di mano
nel bisogno
tra calde mura
di camini accesi.


Tra gli alberi d’ulivo
bagnati di sole
che lasciano un’impronta
tra le rughe
dei ricordi

che strada voltando
riporta
inesorabilmente
a te.



mostra di poesie

mostra di poesie
Solleviamoci, è ora


mercoledì 18 novembre 2009

Rino Gaetano e Franco Costabile: due calabresi doc

Indimenticabile Franco! Indimenticabile Rino! Un intreccio di calabritudine tormentata, perché è questo ciò che produce in noi la Calabria: seducente signora che tradisce e ti abbandona lasciandoti il suo profumo per sempre. Due stelle controcorrente che cominciarono a brillare sul grigio panorama canzonettistico e poetico italiano negli anni del dopoguerra e del boom economico. Nella fatica del successo. La musica fu per Rino lo specchio della sua personalità, come la poesia per Costabile. Due profili di neorealismo simili : l’uno portava nelle vene il sapore rabbioso del sangue di Melissa, le speranze di un'industria nata arrugginita. Il gusto seducente al sapore di liquirizia del vino di Krimisa e il profumo del pane di Cutro, le ansie di chi aspetta che arrivino all'orizzonte gli Achei, sul lungomare della bella Crotone." (Gino Promenzio). L’altro si trascinava dietro il vino si San Sidero, le anguille dell’Angitola, il miele di Carìa, i fichi, i limoni e il pescespada, il sole di Cutro, San Francesco di Paola, le frane dell’Aspromonte. Nelle vene la sua Sila dura e silenziosa; la sua terra in cui la gioventù non ebbe un nome. Un realismo speciale, di formazione ungarettiana, tesa all' estrema scarnificazione verbale e ritmica, per giungere ad una visione realistica del mondo e della poesia. Per Walter Mauro il realismo di Costabile non ha nulla di naturalistico ed affonderebbe le sue radici contemporaneamente nel terreno del risentimento sociale e storico per la Calabria offesa. “Lasciatela al cantuccio della sua lucerna sola, col ricordo del nipote minatore. Non venite a bussare con cinque anni di pesante menzogna” (Ultima uva).E poi Roma, accogliente e addormentata; difficile, ma ‘posto dove accadono le cose’. Anche per Rino: artista estremamente poliedrico “C'è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo!”,che svirgolava dalla grammatica della canzone, urlava arrabbiato che sembrava racchiudere in quella voce insopportabile tutte le grida dei contadini assetati e miserevoli, ma aveva sempre una trovata e le sue canzoni avevano sempre una verità molto scomoda. Come quando affermava che suo fratello era figlio unico, e snocciolava i problemi dei disoccupati; o cantava la bellezza dell'extracomunitaria Aida, o Spendi spandi effendi . Era sgradevole, era un folletto, era uno che non cercava di piacere, uno del Sud che voleva rompere le scatole. In quella filastrocca che si intitola “Nuntereggaepiù” infilava con noncuranza una serie di vizi e di nomi, scrivendo i versi più lunghi della storia della canzone. E di fronte ai problemi dell'Italia, alla gente che non aveva un lavoro, né l'acqua in casa, come rispondeva Rino? Che “Il cielo è sempre più blu”, che è come dire che tutto finisce sempre a tarallucci e vino.” (Leoncarlo Settimelli) Rino Gaetano era così, amava i colpi di teatro come quella volta che a Sanremo, da sempre specchio del “qualunquista, moralista, bigotto, puritano, benpensante” panorama italiano, si presentò abbigliato di smoking, cilindro e scarpe da ginnastica, ma anche la sua morte ne rappresenta un esempio, come per Costabile dove in lui si rinviene l’unità inscindibile di parola e silenzio, di visibile e invisibile, di vita e di morte. Alberto Granese, si sofferma sull'atipico realismo di Costabile, nella mancanza di un elemento inamovibile in una visione rigorosamente realista del mondo: il principio di causalità; mancanza che determina una concezione per assurdo del mondo e che, tra l'altro, ha coerenti conseguenze stilistiche nell’ossificazione, nella pietrificazione, nella rastremazione. Ma, scrive Iacopetta, il massimo realismo del nome delle cose scopre in lui la sua oggettiva disperazione: il non poter sperare di possederle. Unità e realismo che emerge nel Canto dei nuovi emigranti dove un popolo di dispersi per il mondo grida la propria condanna. Esodo biblico in cui il poeta si riconosceva come parte di un tutto. Costabile e Rino sono la voce del secolare dramma collettivo della Calabria. L’uno sinottico, l’altro ridondante quando scriveva, sì, canzoni dal motivetto facile, che chi le canticchiava ed ancora oggi le canticchia, non capiva tutta la rabbia, l’indignazione, il ribrezzo che si celavano in quei testi ma in cui si sbeffeggiava soprattutto l’Italia. Dove si ‘rivaluta’ tutto: gli scandali, i processi, i reati più meschini, i cantautori morti. Patria di santi e di poeti e di navigatori e di pentiti. Due stili verbali forti e contrapposti, ma senza via di mezzo come lo è per la Calabria. E’ o non è. Due poeti che si sono sempre ispirati ad un mondo che non è nelle possibilità dell’uomo. L’aspirazione dell’assoluto in un tormento ossessionante. Certi aspetti della vita vanno accettati poiché insiti nella nostra natura. Ma loro ci sorridevano su restando preda di un idoleggi mento di una realtà non più loro. Si sentivano spaesati lontano dalla propria terra e rimasero legati profondamente alla sua storia, alla sua gente, ai volti e alla sua sofferenza. Le loro opere non hanno età. Unici nel loro genere, mettevano il tutto in versi e musica senza scadere nel banale. E Rino “cantava le canzoni" riduttivamente consegnate alla categoria del "non sense",controcorrenti ma soprattutto straordinariamente attuali, che nelle loro frasi, spesso lanciava messaggi chiari e precisi sulla sua "diversità", dal suo essere meridionale trapiantato nella Capitale, dove aveva iniziato una nuova vita ad immagine pasoliniana come dai versi de “Le Ceneri di Gramsci ”, un mondo dove ”Ero al centro del mondo, in quel mondo/ di borgate tristi, beduine,/ di gialle praterie sfregate/ da un vento sempre senza pace…”Al suo essere fuori da tutti i meccanismi del potere, deridendo, sempre in maniera sottile e geniale, l'appartenenza politica, l'economia ed il gossip di quel periodo turbolento che rappresentarono gli anni '70. In fondo, come recita una sua famosa canzone, si sentiva anch'egli un "figlio unico", come gli emarginati, gli emigranti e gli sfruttati. Resta di lui la memoria di un cantautore che seppe sbeffeggiare, con ironica disinvoltura e ben oltre il suo tempo, i costumi e le certezze diffuse che si stavano venendo a creare, e le loro contraddizioni. Il ragazzo della Calabria, tramite un'espressività esplosiva, riportò nelle coscienze la dimensione della condizione umana. Rino Gaetano si impose sempre più come il cantautore fuori dalle righe, il "grillo parlante" per antonomasia in un momento in cui era in auge la moda del "demenziale ", così subirà anche il veto della censura ma non si scoraggiò mai e se per Costabile la sua vita lacerata era un errare con passo da soldato sconfitto, tuttavia anch’egli non accettò mai la rassegnazione della fuga, rendendo per la sua parte possibile, la ricerca di una via d’uscita nel segno della vita che egli disperatamente amava e cercava” Vi è un dolore di prima mattina/ che il mondo non può capire né raggiungere.” Con la sua Calabria mantenne un rapporto di profonda identificazione che alla fine, però, risultò determinante nel condurlo al suicidio. “Tu non puoi intendere le notti del marciapiede/ la mia vita alla luce delle insegne luminose…”. E’ troppo forte il suo dolore negli anonimi spazi della città. Muore in una casa a Roma nel 1965, a soli 41 anni, dove si era trasferito per lavorare come docente. “ Con questo cuore troppo cantastorie” dicevi ponendo una rosa nel bicchiere e la rosa s’è spenta a poco a poco come il tuo cuore? Si è spento per cantare una storia tragica per sempre” scrisse Ungaretti sul suo epitaffio. Muore anche Rino Gaetano: una morte prematura, infelice, incompresa, tarpando per sempre le ali al "Cantastorie" graffiante e appassionato, paladino del Sud e nemico giurato di tutti i politici, nel 1981 a soli trent'anni, a seguito di un terribile incidente automobilistico, alle prime luci dell'alba a Roma sulla via Nomentana. Come per Rino, anche per Costabile il successo arriva dopo la morte. Entrambi hanno portato via con sé qualcosa di grande, che va al di là del semplice messaggio sociale e anti-conformista, ma ingloba la totalità dell’esistenza umana in un mondo pieno d’ingiustizie, al quale seppero dare un senso, mai veramente schierati con nessuno, anzi solitari e depressi. Gaetano e Costabile: due veri poeti, dall’infanzia non facile, con un rapporto paterno sempre in conflitto e inesistente che farà di loro due anime fragili e straniere.
Articolo pubblicato sul Illametino

lunedì 26 ottobre 2009

Lettera a Franco Costabile

Caro Franco Costabile, provo per la tua poesia un amore vivissimo, nato a prima vista: gli incontri più importanti nella vita sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano. Ti ho provato quando vidi la mia vita ben riflessa nel cielo della mia terra. La tua Sudditudine, senza luce, mi ha travolto nelle mie passeggiate notturne, tra i corridoi bui dell’anima, e mi ha messo al corrente di un linguaggio appeso a un filo : il linguaggio della la “tua “terra fortemente amata e odiata. Hai vissuto blindato nella camera oscura della tua angoscia, mettendo sotto accusa l’arroganza dei padroni verso la tua gente, omertosa di sogni. E ti sei autosospeso, più volte, dall’incarico di cittadino calabrese, urlando il tuo dolore, ma ti hanno definito populista, di lessico poco elevato e metafisico: unico linguaggio capace di far urlare il tuo disappunto per quei politici, ancora nostri. “E te ne andasti con un inverno in più, fra memorie di sassi e lucertole nuove… Fra le cicche e gli sputi raccogliendo la pietà del marciapiede.” Sei, tu, di una metafisica diversa: la metafisica emotiva del quotidiano, così la definisco: hai suscitato in me i più aulici sentimenti speculari della collettività. Ora mi sento calabrese più che mai, nel bene e nel male. Un “alto”coinvolgimento emotivo verso un sentire colmo di bellezza e di rancore che non fu mai rassegnazione “ Noi siamo le giacche appese nelle baracche dei pollai d’Europa. Addio, Terra, salutiamoci, è ora”; verso la tua solitudine, che adesso intendo essere anche mia “Ma la sera del mondo non sa dire, perché il mondo è più dei tuoi spazi, e se nell’alba sbianca, ho già paura” e verso la tua sensibilità che voleva, ma non si osò posarsi sull’ultima speranza “ Ho perduto la terra ed ogni sole …..… ed erro con passo sconfitto…Tu mi hai riportato a questa terra ed ora, voglio per te, in un prolungamento d’anime, dare agli attimi ogni fiducia che risarcisca la tua libertà “con un poco di sole e quattro stelle per sera” . “Ma dove tornare, dove cercare di noi amore mi… Per altri sentieri torneremo alla piana celeste di ulivi. Saremo dove si leva l’infanzia dei profumi, dove l’acqua non si fa nera ma vacilla di luna”. Tempi uguali. Tempi diversi. “ Signore io non voglio impararti come un altro mestiere, so di che lievito e il pane dell’uomo. E voglio cercarti in silenzio e in amore dove matura il grano”.Bellissimi versi. Cavi collegati ad un cuore come il tuo, che trovava pace solo verso l’infinito. Icastico? Poco idilliaco? So solo che i tuoi versi, come frammenti taglienti di lingua, urlati sul dolore collettivo che avvolge il sud, aprono un vuoto roboante in me, malinconico e cosmico, che coglie, a tutto tondo, la mia calabritudine e la rende complice, ancora più fortemente, di un’ alba calabrese che ruba al contadino anche il sonno…ma fiera delle stelle si leva in frusciar di colombe…dove i silenzi immobili nel bosco leggono le favole più antiche” La tua è una poesia “giovane” che arriva al frastuono nichilista della nostra società. Ed è qui la sfida mia più grande: sopravvivere a tutti questi “giorni fulminati, sotto questo cielo di lillà che si svuota di rondini ogni sera, a sorprendere gli angeli che giocano in pace con le barchette di carte…” E’ prigione questo cortile dove io torno…ma il mondo è in questa terra di silenzi addolorati ed io vivo col sale del tuo pianto”.. “E certamente una ragione esiste se c’è un raggio di luna e il fiume scorre”. Mi approprio del tuo universo per tradurmi. Sono davanti ad una realtà che ha già sentito tutto, e tutto è stato detto su questa terra “ Rosa nel bicchiere” . “ Tutto sarà. Sarà come sempre… Se ci fosse una stella o un marciapiedi più di quelli che Dio ha stabiliti , non ha nulla da dire la mia sera.” Il tuo linguaggio, che il dolore ha reso testamentario, quasi disumano, fino “al bianco minuto che la morte quasi per gioco stringe nel pugno delle mani.”, è divenuto il linguaggio dei miei sentimenti, espressione di condivisione: non posso morire a me stessa se c’è gente che soffre ancora. Il “vizio assurdo” non avrà nessun anniversario.“ Qualcosa deve pure cambiare. Qualcosa deve invece ripetersi… Forse è il sonno che ancora non ci tenta” .
……………………………continua

venerdì 31 luglio 2009

La Riforma Gelmini va incontro al problema burn-out degli insegnanti?

Il burn-out degli insegnanti è un argomento di valenza internazionale da almeno vent’anni come dimostrano gli studi condotti in diversi Paesi. Sul tema sono stati anche condotti studi comparativi tra sistemi scolastici di differenti paesi del mondo. Quasi un milione d’insegnanti per l’alto rischio professionale rischiano di sviluppare una patologia psichiatrica rispetto ad altre categorie di lavoratori. Più di otto milioni di studenti con le rispettive famiglie sono a rischio di fruire di un servizio inefficiente per assenze e demotivazione del personale docente . Il termine "burn-out" deriva dal gergo sportivo: negli anni Trenta veniva utilizzato per indicare la condizione di quegli atleti che, dopo un periodo di successi, improvvisamente vanno in crisi e non riescono a dare più nulla dal punto di vista agonistico. Il burnout ("burnout" in inglese significa proprio "bruciarsi") interessa non solo educatori, ma anche medici di base, insegnanti, poliziotti, poliziotti penitenziari, vigili del fuoco, carabinieri, sacerdoti e religiosi (in particolare se in missione) [1], infermieri, operatori assistenziali, psicologi, psichiatri, avvocati, assistenti sociali, fisioterapisti, anestesisti, medici ospedalieri, studenti di medicina, responsabili e addetti a servizi di prevenzione e protezione civile, operatori del volontariato, ecc. Queste figure sono caricate da una duplice fonte di stress: il loro stress personale e quello della persona aiutata. Ne consegue che, se non opportunamente trattati, questi soggetti cominciano a sviluppare un lento processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato In tali condizioni può anche succedere che queste persone si facciano un carico eccessivo delle problematiche delle persone a cui badano, non riuscendo così più a discernere tra la propria vita e la loro..Il non discernere vita privata da vita lavorativa è il primo campanello d’allarme per questo tipo di sindrome. Questi lavoratori, nel lungo periodo cominciano a manifestare chiari sintomi riconducibili alla patologia: astenia, spossatezza e mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato. La risposta a queste condizioni è spesso l'esaurimento emozionale, la depersonalizzazione ed un atteggiamento improntato al cinismo e un sentimento di ridotta auto-realizzazione. Il soggetto tende a sfuggire l'ambiente lavorativo assentandosi sempre più spesso e lavorando con entusiasmo ed interesse sempre minori, a provare frustrazione e insoddisfazione, nonché una ridotta empatia nei confronti delle persone delle quali dovrebbe occuparsi. L'abuso di alcol, di sostanze psicoattive ed il rischio di suicidio sono elevati nei soggetti affetti da burnout. Per misurare il burnout ci sono diverse scale ma è da ricordare la scala di Maslach: un questionario di 22 items, ossia domande, atti a stabilire se nell'individuo sono attive dinamiche psicofisiche che rientrano nel burnout. Nello studio delle possibili cause del burnout è fondamentale includere l'analisi del contesto organizzativo nel quale l'individuo opera. La struttura e il funzionamento di questo contesto sociale plasmano il modo in cui le persone interagiscono tra loro e il modo in cui eseguono il loro lavoro. Quando l'ambiente lavorativo non riconosce l'aspetto umano del lavoro, il rischio di burnout cresce, portando con sé un alto prezzo da pagare Negli operatori sanitari, la sindrome si manifesta generalmente seguendo quattro fasi. La prima, preparatoria, è quella dell'entusiasmo idealistico che spinge il soggetto a scegliere un lavoro di tipo assistenziale. Nella seconda (stagnazione) il soggetto, sottoposto a carichi di lavoro e di stress eccessivi, inizia a rendersi conto di come le sue aspettative non coincidano con la realtà lavorativa. L'entusiasmo, l'interesse ed il senso di gratificazione legati alla professione iniziano a diminuire. Nella terza fase (frustrazione) il soggetto affetto da burnout avverte sentimenti di inutilità, di inadeguatezza, di insoddisfazione, uniti alla percezione di essere sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato; spesso tende a mettere in atto comportamenti di fuga dall'ambiente lavorativo, ed eventualmente atteggiamenti aggressivi verso gli altri o verso se stesso. Nel corso della quarta fase (apatia) l'interesse e la passione per il proprio lavoro si spengono completamente e all'empatia subentra l'indifferenza, fino ad una vera e propria "morte professionale". Le istituzioni si trovano così ad affrontare le conseguenze socio-economiche date da un sistema scolastico inefficiente (per la demotivazione e l’assenteismo della classe docente), un aumento dei costi (per supplenze, giorni di malattia da retribuire, pensioni d’inabilità, equo indennizzo, assistenza sanitaria), risultati educativi e culturali insoddisfacenti. Il modo migliore per prevenire il burnout è sicuramente puntare sulla promozione dell'impegno nel lavoro. Ciò non consiste semplicemente nel ridurre gli aspetti negativi presenti sul posto di lavoro, ma anche nel tentare di aumentare quelli positivi. Le strategie per aumentare l'impegno sono quelle che accrescono l'energia, il coinvolgimento e l'efficacia. Sono chiamate dunque a fare la loro parte anche le organizzazioni sindacali, le associazioni di categoria nonché le rappresentanze di studenti e famiglie. Per meglio prevenire è necessario che gli insegnanti imparino a collaborare e scambiare esperienze, idee con i colleghi. ad osservare a-criticamente i colleghi, ad interagire con la dirigenza e l’amministrazione. a fare un’analisi personale di quello di cui si ha bisogno per essere un insegnante soddisfatto ed appagato, a parlare di più. a dire di no. L’isolamento accelera il processo del burnout. Sfortunatamente, non è ancora arrivato a questa sindrome alcun riconoscimento istituzionale, per cui gli operatori si trovano a fronteggiarla da soli e senza alcun sostegno. I sindacati non hanno mostrato alcun interesse per il burn-out.

domenica 29 marzo 2009

CALIMERO

http://www.youtube.com/watch?v=BlM--m-AELY

Il ritorno a casa di Ciuffettino( Girotondo)

http://www.youtube.com/watch?v=Qc1maa8iGrI
Nel corso dell’avventura, il ragazzo s’imbatte in strani personaggi e animali temibili come il Lupo Mannaro. Adottato da molti piccoli telespettatori del periodo, simbolo moderato dei fermenti giovanili di fine anni ’60, Ciuffettino rappresenta il personaggio più anticonformista di quegli anni insieme a Gianburrasca.
La sceneggiatura è firmata da Angelo D’Alessandro.
La colonna sonora è composta da Mario Pagano.
I pupazzi che il protagonista incontra nel suo girovagare sono stati ideati da Velia Mantegazza. Tra gli altri interpreti della serie si segnalano: Leonardo Severini, Enzo Guarini, Antonietta Lambroni, Vanna Nardi, Alberto Amato, Pino Cuomo, Federico Scrobogna, Gastone Pescucci, Dina Perbellini.
Nel corso della decima edizione del Festival il Direttore Artistico del Festival, giornalista Franco Mariani, ha recuperato presso l'archivio Rai i 6 episodi che compongono il telefilm, andato in onda nella storica Tv dei Ragazzi della Rai negli anni 70, e mai più riproposto dalla Rai, per proiettarlo a Firenze nello storico studio A della sede Rai della Toscana.
Alla serata del Gran Galà a Villa Basilica è poi intervenuto il mitico Ciuffettino, al secolo Maurizio Ancidoni.

Ciuffettino s'imbatte nel lupo mannaro

http://www.youtube.com/watch?v=bS-AgD44r9o
Nel corso dell’avventura, il ragazzo s’imbatte in strani personaggi e animali temibili come il Lupo Mannaro. Adottato da molti piccoli telespettatori del periodo, simbolo moderato dei fermenti giovanili di fine anni ’60, Ciuffettino rappresenta il personaggio più anticonformista di quegli anni insieme a Gianburrasca.
La sceneggiatura è firmata da Angelo D’Alessandro.
La colonna sonora è composta da Mario Pagano.
I pupazzi che il protagonista incontra nel suo girovagare sono stati ideati da Velia Mantegazza. Tra gli altri interpreti della serie si segnalano: Leonardo Severini, Enzo Guarini, Antonietta Lambroni, Vanna Nardi, Alberto Amato, Pino Cuomo, Federico Scrobogna, Gastone Pescucci, Dina Perbellini.
Nel corso della decima edizione del Festival il Direttore Artistico del Festival, giornalista Franco Mariani, ha recuperato presso l'archivio Rai i 6 episodi che compongono il telefilm, andato in onda nella storica Tv dei Ragazzi della Rai negli anni 70, e mai più riproposto dalla Rai, per proiettarlo a Firenze nello storico studio A della sede Rai della Toscana.
Alla serata del Gran Galà a Villa Basilica è poi intervenuto il mitico Ciuffettino, al secolo Maurizio Ancidoni.

I ragazzi di Padre Tobia film di 40 anni fa

http://www.youtube.com/watch?v=57iahRBqOos

Ciuffettino film di 40 anni fa

http://www.youtube.com/watch?v=s1BFPukWkZA

Nel corso dell’avventura, il ragazzo s’imbatte in strani personaggi e animali temibili come il Lupo Mannaro. Adottato da molti piccoli telespettatori del periodo, simbolo moderato dei fermenti giovanili di fine anni ’60, Ciuffettino rappresenta il personaggio più anticonformista di quegli anni insieme a Gianburrasca.
La sceneggiatura è firmata da Angelo D’Alessandro.
La colonna sonora è composta da Mario Pagano.
I pupazzi che il protagonista incontra nel suo girovagare sono stati ideati da Velia Mantegazza. Tra gli altri interpreti della serie si segnalano: Leonardo Severini, Enzo Guarini, Antonietta Lambroni, Vanna Nardi, Alberto Amato, Pino Cuomo, Federico Scrobogna, Gastone Pescucci, Dina Perbellini.
Nel corso della decima edizione del Festival il Direttore Artistico del Festival, giornalista Franco Mariani, ha recuperato presso l'archivio Rai i 6 episodi che compongono il telefilm, andato in onda nella storica Tv dei Ragazzi della Rai negli anni 70, e mai più riproposto dalla Rai, per proiettarlo a Firenze nello storico studio A della sede Rai della Toscana.
Alla serata del Gran Galà a Villa Basilica è poi intervenuto il mitico Ciuffettino, al secolo Maurizio Ancidoni.

martedì 17 marzo 2009

C'era un bambino che usciva W.Wihtman

http://www.youtube.com/watch?v=etgZ2lyUMF4

I versi di Walt Whitman colgono gran parte di ciò che sappiamo sui bambini e la creatività: per
loro, la vita stessa è un’avventura creativa.
Le esplorazioni più elementari compiute dal bambino nel suo mondo sono di per se stesse degli
esercizi creativi per risolvere dei problemi. In questa fase il bambino intraprende un processo di
invenzione di se stesso destinato a durare tutta la vita. In questo senso, ogni bambino reinventa laparola, il movimento, l’amore; riscopre l’arte, in quel suo primo scarabocchio che chiama
“cagnolino”; e quando scopre il piacere di plasmare un pezzo d’argilla dandogli la forma di un
serpente, eccolo fondare una nuova scultura.Il seme della creatività e già lì, nel bambino di pochi mesi, nel suo desiderio nel suo impulso adesplorare, a fare scoperte sulle cose, a provare e sperimentare modi diversi di manipolare e osservare gli oggetti. Quando crescono, poi, i bambini cominciano a creare, nel gioco, interiuniversi di realtà. Una lavatrice viene consegnata in un’enorme scatola di cartone. I bambini giocheranno con la scatola per settimane, strisciandoci dentro e fuori e continuando a reinventarla: oggi é la tana di unorso, domani una gondola, oppure una mongolfiera che si libra sulla campagna – in pratica qualunque cosa, fuorché l’imballaggio vuoto in cui hanno consegnato la lavatrice nuova. Le esperienze creative che facciamo durante l’infanzia modellano gran parte di ciò che faremo poi da adulti- dal lavoro alla vita familiare. La vitalità – a dire il vero - la stessa sopravvivenza della nostra società- dipende dalla sua capacità di educare giovani avventurosi in grado di risolvere i problemi in modo innovativo.
I genitori possono incoraggiare o sopprimere la creatività dei propri figli sia nell’ambiente
domestico, sia attraverso le aspettative e le pretese che hanno nei confronti della scuola.
Ma la naturale curiosità e il piacere tipici dell’infanzia sono solo una parte della storia. Quante più
cose impariamo sulla creatività, tanto più é chiaro che a preparare la strada ad una vita creativa é l’attrazione precoce del bambino per una particolare attività.
Se riusciamo ad evitare la concezione tradizionale, tanto limitata, dell’intelligenza e del profitto, ci
rendiamo conto che durante l’infanzia lo spirito creativo può essere alimentato in molti modi. Ma
per farlo dobbiamo partire da una comprensione elementare dello sviluppo umano.
Se non é necessario insegnare ai bambini ad essere creativi, é perché la creatività é un requisito
essenziale per la sopravvivenza umana.
[tratto da, Lo spirito creativo, ed. Mondolibri 1999]

martedì 10 marzo 2009

Luoghi di San Francesco di Paola




Francesco di Paola (Paola, 27 marzo 1416Tours, 2 aprile 1507) è stato un religioso italiano, proclamato santo da papa Leone X nel 1519. Eremita, è il fondatore dell'Ordine dei Minimi.
È il patrono principale della Calabria, dov'è venerato in innumerevoli santuari e chiese fra i quali, in particolare, quelli di Polistena (Reggio Calabria), Paterno Calabro (Cosenza), Corigliano Calabro (Cosenza) Marina Grande di Scilla, Catona di Reggio Calabria e Lamezia Terme-Sambiase (che custodisce la reliquia di un dito di san Francesco). Attualmente, parte delle sue reliquie si trovano presso il Santuario di San Francesco di Paola, meta di pellegrini devoti, provenienti da tutto il mondo.Francesco da Paola nacque a Paola (Cosenza), il 27 marzo 1416 da Giacomo Martolilla e Vienna da Fuscaldo, una coppia di coniugi dalla salda fede cattolica, devoti, in particolare, a San Francesco d'Assisi, all'intercessione del quale, pur trovandosi già in età avanzata, chiesero la grazia di un figlio. Nato, dunque, il primogenito, fu per loro spontaneo imporgli il nome di Francesco. Al primo si aggiunsero, presto, altri tre figli. Da bambino, Francesco contrasse una forma grave d'infezione ad un occhio, tanto che i genitori si rivolsero nuovamente in preghiera al "poverello d'Assisi", promettendogli, in caso di guarigione, che il piccolo avrebbe indossato per un anno intero (il cosiddetto famulato) l'abitino dell'ordine francescano. l decorso della malattia fu rapido.
Fin da piccolo, Francesco fu particolarmente attratto dalla pratica religiosa, denotando umiltà e docilità all'obbedienza.
All'età di tredici anni narrò della visione di un frate francescano che gli ricordava il voto fatto dai genitori. Accolto nel convento francescano di San Marco Argentano (Cosenza), vi rimase per un anno, adempiendo alla promessa dei genitori.
L'anno di famulato evidenziò le attitudini mistiche del giovane, compresi quei fenomeni soprannaturali che accompagneranno tutta la sua biografia, aumentandone la fama in vita ed il culto dopo la morte. Durante quest'anno di dedizione al convento, il piccolo Francesco si adoperò nell'osservanza regolare e nello sbrigare le mansioni umili della casa come la pulizia dei pavimenti, la cucina, il servizio della mensa e la questua, e praticava già molti digiuni e astinenze.
Concluso l'anno, i frati di San Marco Argentano avrebbero voluto trattenerlo, ma Francesco conservava il desiderio di conoscere anche altre modalità di vita consacrata prima di fare la sua scelta. Nel 1430 svolse, con la famiglia, un lungo pellegrinaggio che, avendo Assisi come mèta principale, coinvolse alcuni dei principali centri della spiritualità cattolica italiana: Loreto, Roma e Montecassino, toccando anche i romitori del Monte Luco.
Lo sfarzo della Città Eterna lo impressionò negativamente, spingendolo, sembra, a redarguire un cardinale, al quale fece notare che Gesù non aveva avuto abiti così sontuosi.
Rientrato a Paola, iniziò un periodo di vita eremitica, utilizzando un luogo impervio compreso nelle proprietà della famiglia e suscitando lo stupore dei paolani.
Nel 1435, altri si associarono a questa esperienza, riconoscendolo come guida spirituale.
Con i suoi, costruì una cappella e tre dormitori, dando, di fatto, inizio all'esperienza, tutt'ora in corso, dell'Ordine dei Minimi.
Alle prime adesioni, se ne aggiunsero molte altre, tanto che il 31 agosto 1452 il nuovo Arcivescovo di Cosenza, monsignor Pirro Caracciolo, concesse l'approvazione diocesana, atto che comportava la facoltà di istituire un oratorio, un monastero ed una chiesa.
E proprio l'edificazione del nuovo monastero fu l'occasione che i concittadini di Francesco utilizzarono per attestargli la loro profonda stima: persino i nobili paolani fecero da operai per affrettarne la costruzione.
La fama di santità di Francesco si diffuse rapidamente, tanto che nel 1467 Papa Paolo II inviò a Paola un suo emissario per avere notizie sull'eremita calabrese.
Rientrato a Roma, l'inviato pontificio, monsignor Baldassarre De Gutrossis, presentava un rapporto obiettivo sulla vita di preghiera ed austerità che pervadeva il monastero.
Il 4 luglio dello stesso anno, quattro cardinali firmarono la lettera che concedeva l'indulgenza a coloro che avrebbero contribuito alla costruzione della chiesa del monastero di Paola, nonché a coloro che l'avrebbero visitata.
Nel 1470 ebbe inizio il procedimento giuridico-canonico per l'approvazione definitiva del nuovo ordine di eremiti. La "causa paolana" fu patrocinata da monsignor Baldassarre da Spigno.
Il 17 maggio 1474, Papa Sisto IV riconosceva ufficialmente il nuovo ordine con la denominazione: Congregazione eremitica paolana di San Francesco d'Assisi.
Il riconoscimento della regola di estrema austerità venne invece con Papa Alessandro VI, in concomitanza col mutamento del nome in quello, ancora attuale, di Ordine dei Minimi.
Con l'approvazione, gli eremitaggi, sul modello di quello di Paola, fiorirono in Calabria e Sicilia.
Paterno Calabro, nel 1472, Spezzano della Sila, nel 1474, Corigliano Calabro, nel 1476, e Milazzo, nel 1480, furono gli apripista.
Francesco, che nel frattempo aveva trovato stabile dimora a Paterno Calabro, divenne, quindi, un punto di riferimento essenziale per la gente e per i poveri della sua terra.
A lui ci si rivolgeva per consigli di carattere spirituale ma anche per consigli più prettamente pratici. Fra i fenomeni soprannaturali attribuiti a Francesco vi è quello della guarigione di un ragazzo affetto da un'incurabile piaga ad un braccio, sanata con delle banali erbe comuni; lo sgorgare miracoloso dell'acqua della "Cucchiarella", che Francesco fece scaturire colpendo con il bastone una roccia presso il convento di Paola e che ancora è meta di pellegrinaggi; le pietre del miracolo che restarono in bilico mentre minacciavano di cadere sul convento ("Fermatevi, per carità"). Ma il "miracolo" più famoso è certamente quello noto come l'attraversamento dello Stretto di Messina sul suo mantello steso, dopo che il barcaiolo Padron Maso si era rifiutato di traghettare gratuitamente lui ed alcuni seguaci, che ha contribuito a determinarne la "nomina" a patrono della gente di mare d'Italia. Altro "carisma" attribuito al santo eremita fu la profezia, come quando previde che la città di Otranto sarebbe caduta in mano ai turchi nel 1480 e riconquistata dal re di Napoli.La notizia delle sue doti di santità e taumaturgia raggiunse anche la Francia, tramite i mercanti napoletani, arrivando al re Luigi XI il quale, ammalatosi gravemente, lo mandò a chiamare chiedendogli di visitarlo.
Francesco era molto restio all'idea di lasciare la sua gente bisognosa tanto da indurre il sovrano francese ad inviare un'ambasceria presso il Papa affinché ordinasse a Francesco di recarsi presso di lui. Il Papa e il re di Napoli colsero l'occasione per rinsaldare i fragili rapporti con l'allora potentissima Francia, intravvedendo, in prospettiva, la possibilità di raggiungere un accordo per abolire la Prammatica Sanzione di Bourges del 1438.
Ci vollero alcuni mesi però per convincere Francesco a lasciare la sua terra per attraversare le Alpi, e ad abbandonare il suo stile di vita austero, per passare a vivere in un palazzo reale.
Il 2 febbraio 1483, partendo da Paterno Calabro, Francesco lasciò la Calabria alla volta della Francia. Passò per Napoli dove fu accolto da una grande folla acclamante e dallo stesso re Ferdinando I. A Roma incontrò diverse volte Papa Sisto IV che gli affidò diversi incarichi. Si imbarcò quindi a Civitavecchia per la Francia.
Al suo arrivo presso la corte, nel Castello di Plessis-lez-Tours, Luigi XI gli si inginocchiò. Egli non lo guarì dal male ma l'azione di Francesco portò ad un miglioramento dei rapporti tra la Francia e il Papa.Francesco visse in Francia circa venticinque anni e seppe farsi apprezzare dal popolo semplice come dai dotti della Sorbona.
Molti religiosi francescani, benedettini ed eremiti, affascinati dal suo stile di vita, si aggregarono a lui anche in Francia, contribuendo all'universalizzazione del suo ordine.
Questo comportò gradualmente il passaggio da un puro eremitismo ad un vero e proprio cenobitismo, con la fondazione di un secondo ordine (per le suore) ed un terzo (per i laici). Le rispettive regole furono approvate da Papa Giulio II il 28 luglio 1506.
Il re Carlo VIII, successore di Luigi XI, stimò molto Francesco e contribuì alla fondazione di due monasteri dell'Ordine dei Minimi, uno a Plessis-les-Tours ed uno sul monte Pincio a Roma.
Nel 1498, alla morte di Carlo VIII, ascese al trono Luigi XII che, benché Francesco chiedesse di tornare in Italia, non lo concesse.Dopo aver trascorso gli ultimi anni in serena solitudine, morì in Francia a Plessis-les-Tours il 2 aprile 1507. Approssimandosi la sua fine, chiamò a sé i suoi confratelli sul letto di morte, esortandoli alla carità vicendevole e al mantenimento dell'austerità nella regola. Provvide alla nomina del vicario generale ed infine, dopo avere ricevuto i sacramenti, si fece leggere la Passione secondo Giovanni mentre la sua anima spirava.
Fu canonizzato nel 1519, a soli dodici anni dalla morte durante il pontificato di Papa Leone X (al quale predisse l'elezione al soglio pontificio quando questi era ancora bambino), evento molto raro per i suoi tempi.Nel 1562, degli ugonotti forzarono la sua tomba, trovarono il corpo incorrotto e vi diedero fuoco.
La sua festa si celebra il 2 aprile, giorno della sua nascita al Cielo. Tuttavia, non potendosi spesso celebrare come festa liturgica perché quasi sempre ricorre in Quaresima, la si festeggia ogni anno a Paola nell'anniversario della sua canonizzazione, che avvenne il 1 maggio del 1562. La notizia, però, arrivò a Paola tre giorni dopo; per questo i festeggiamenti si tengono dall'1 al 4 maggio.
Il 2 aprile 2007 ricorreva il quinto centenario della morte, ai festeggiamenti del quale il presidente della Giunta regionale della Calabria, Agazio Loiero, aveva ufficialmente invitato papa Benedetto XVI, il quale ha inviato a Paola un proprio rappresentante.Il 7 febbraio 2008 la cittadinanza di Paola, insieme alle gioiellerie della Città, alla presenza del nuovo Correttore Provinciale dell'Ordine e del maestro orafo Gerardo Sacco, hanno fuso insieme l'oro usato raccolto in beneficenza per omaggiare il Patrono della Calabria, con la nuova Chiave della Città, in segno di riconoscenza nell'Anno del V Centenario.Inoltre il paese di Longobardi ha offerto la custodia per la Chiave, come segno tangibile della vicinanza con Paola e con San Francesco. Il 2 aprile 2008 è stata sancita la chiusura ufficiale dei solenni festeggiamenti del Pio Transito del Santo, ed è stata offerta la Chiave con lo Scrigno, ed inoltre l'Amministrazione Comunale di Paola ha offerto il nuovo Bastone argenteo per il busto del Santo, sempre realizzato dal maestro Sacco.

domenica 8 marzo 2009

Fiaba filosofica

http://www.youtube.com/watch?v=NfNU30tzJzM

Luogo della Memoria Sambiase

http://www.youtube.com/watch?v=xtqpzpjHgLw


Luogo della Memoria
Museo delle genti lametine
Prof. Umberto Zaffina
Nei caratteristici vicoli di Sambiase, secolari spazi comuni in cui si estendevano di fatto le case e le botteghe artigiane, nasce Il Luogo della Memoria, creato 10 anni fa, con grande senso della storia ed amore per la propria terra e la sua cultura contadina, dal prof. Umberto Zaffina. Il museo rappresenta un recupero fondamentale della più tipica tradizione sambiasina. Foto, libri, arredi, ambienti domestici fedelmente ricostruiti, ridanno vita al passato, di una comunità che ha lasciato impronte indelebili nella evoluzione del paese affinchè Sambiase diventi un paese con una memoria dove chi è morto non è morto per sempre, chi è emigrato non è emigrato per sempre. A ricordarlo sono le ombre, metafora dell’esistenza, che sfilano lungo i muri del museo per rappresentare ogni persona che ha lasciato il suo paese. Il Luogo della Memoria non è una semplice esposizione di manufatti museali, ma una visione reale della vita di un tempo, la perfetta identificazione di quel modello di cultura. Risorsa preziosa e punto di riferimento per gli studiosi e per le scuole, il luogo della memoria è da considerare un bene comune. Umberto Zaffina, insegnante di inglese ormai in pensione da molti anni, è l’ ideatore e il proprietario in cui ha ritrovato il senso della sua quotidianità raccogliendo meticolosamente gli oggetti del passato, luogo dove l’antico e la leggenda si intrecciano con la credenza e l’arte, dove specchi consunti si riflettono con le macchine digitali degli alunni che scattano foto a loro volta fonti da interpretare nel percorso scolastico. Qui ha riunito in sette sale quasi mille oggetti propri dell'arredo familiare distinti per gruppi tematici (stanza da letto, cucina, lavori agricoli e artigianato) e una piccola biblioteca contenente archivi, fototeca e documenti cartacei ; nelle camere le classiche "casce" da corredo, un telaio, "stipi" e pignate; “Mediatori del passato con il presente gli oggetti sono anche materialmente della nostra speranza di sopravvivenza all’insidia del giorno”. (Satriani Luigi). Ogni oggetto è un oggetto da interrogare con umiltà nel silenzio del “magazzinu, da cambara e do tavulatu” i locali principali ."Il futuro ci sta alle spalle" (Hannah Arendt)e allo stesso modo <> è quanto il professore Zaffina ha spiegato ai bambini tra le stanze del museo dove risuona in modo altisonante anche la memoria del celebre poeta sambiasino Franco Costabile con i suoi testi originali “ La rosa nel bicchiere “ e “ La via degli Ulivi” poeta dalla calabresità avvolta in una sorta di nevrosi esistenziale che lo porterà alla morte. Ogni angolo, dunque, è dedicato agli strumenti per la lavorazione dell’olio, del ferro, della latta, della falce fienaia e granaia per mietere il grano e il fieno, del muratore con le carriole per la calce, del calzolaio dove ci sono le scarpe di cartone che i poveri indossavano nel passaggio del fiume Acheronte al regno dei morti, per abbellirsi e presentarsi in maniera elegante davanti al Padre, del falegname e del giogo dove attaccavano i buoi al carro. Ogni oggetto nel museo era ed è sacro, ogni strumento di lavoro apparteneva agli dei e maltrattare quell’arnese era peccato: il giogo ormai in disuso non bisognava bruciarlo o in punto di morte c’era la punizione degli dei e non si riusciva a morire in pace. Allora si andava alla ricerca di un giogo da mettere sul guanciale, sotto la testa del moribondo, per ridargli la serenità del viaggio senza ritorno e riscattarsi dal peccato commesso. In Quaresima si attaccavano le bambole di pezza che simboleggiavano le sette domeniche da Carnevale a Pasqua: Anna, Susanna, Rebecca, Diana, Lazzara, Parma, Santa e se ne toglieva una alla volta man mano che scorrevano le domeniche. I telai raccontano la trama delle mani pazienti che intrecciavano l’ordito del matassaro. I giochi del passato sono stati gli oggetti preferiti dalla fantasia dei bambini che ricostruiscono un passato agonizzante e anelante di spazi che non si riconoscono più, spazi del corpo, della mente della strada e della socialità in una nostalgia irrazionale di un qualcosa che si sa che non si può avere perché appartiene solo alla fiaba del tempo.

giovedì 26 febbraio 2009

SECCHIONI ALLA RISCOSSA

“Il Troppo”
La Scuola italiana ha promosso un sistema meritocratico che ha lo scopo di incentivare lo studio nei ragazzi e di introdurre anche l’idea di “mens sana in corpore sano”. Gli alunni con la media dell’8 avranno dei bonus da spendere in libri o altre attività. Verranno premiati così gli sforzi di tutti quei ragazzi trattati come anomalie dai propri compagni (ma che anomalie non sono, il lavoro di uno studente non consiste forse nello studiare?) e che prediligono lo studio e il sapere ai vagabondaggi pomeridiani privi di scopo. Secchione è accrescitivo di secchia e si dice di alunno sgobbone o che studia molto». Per spiegare il rapporto che c’è tra secchio e studio, più che pensare all’alunno che va continuamente a riempire il suo secchio al pozzo della scienza, c’è chi ritiene che si debba ricorrere a sgamelà («sgobbare, lavorare molto»), che fa pensare a gamela, il recipiente per il rancio dei soldati, e di qui si passa a un recipiente più grande, il segión. La parola negli ultimi anni è entrata nell’italiano come termine gergale studentesco. Nessuno vuole essere sgobbone, neanche chi lo è, anche se studiare dovrebbe essere normale per uno studente. Di solito la parola viene usata in senso dispregiativo, ma talvolta si può accompagnare anche a una certa invidia per chi fa una cosa che è difficile fare. Oggi molti genitori, dotati di buona cultura, condividono la stessa frustrazione che si scontra con l’assoluta reticenza all’approfondimento dei contenuti scolastici da parte dei loro figli soprattutto se maschi mentre le ragazze si sentono più libere di fronte alla possibilità di indagare un po’ di più, e possono decidere se farlo oppure o no, però vengono colte dalla fibrillazione che prende il ragazzo maschio quando gli si prospetta l’eventualità di andare oltre quanto richiesto dai programmi scolastici. Non bisogna mai stancarsi però di proporre la fiaccola di Prometeo perché se o quando potranno i figli la afferreranno. Il nome di Prometeo significa "colui che riflette prima". Il mito di Prometeo, dio che ruba agli dei la sacra scintilla del fuoco e la porta sulla terra, simboleggia la ragione, la libertà e la creatività umana. Ci dice che intelligenza e tecnica stanno insieme. Prometeo fu punito per aver dato la ragione e la civiltà agli uomini, che solo gli dei potevano possedere, ma Prometeo non si limita a consegnare il fuoco. Egli, infatti, agli uomini insegna anche a mantenere viva la fiaccola. Prometeo è anche colui che rinchiude nel famoso vaso di Pandora (poi incautamente aperto proprio da quest’ultima) tutti i mali che possono affliggere l’uomo, dalla malattia alla morte, dalla vecchiaia alla pazzia e alla fatica. La leggenda tramandataci dalla mitologia greca ci suggerisce anche un’altra pista di ricerca molto interessante: dentro il fatidico vaso di Pandora, tardivamente richiuso, rimane qualcosa: la speranza. Vincere la paura di imparare e scoprire , poi, di sapere davvero qualcosa di importante, è oggi per un adolescente molto difficile perché il sapere, quello vero, non il ripetere a memoria o passivamente le formulette e le lezioni orali proposte dal professore o dal libro, il sapere che ognuno costruisce da sé per se stesso combinando diversi input quali la scuola, i genitori, la rete internet, i libri le intuizioni personali, apre la strada alla responsabilità . Una volta che si sa qualcosa di non convenzionale si è spinti a verificarlo e ad approfondirlo. Inizia così la formazione di un “Io” che accetta di crescere, di essere unico e irripetibile, diverso da tutti come la persona umana è, con idee che sono sue, non solo quelle suggerite dai professori e/o condivise con i compagni. Aprirsi alle nuove proposte, o a categorie contenutistiche diverse e originali, ignote ai compagni di classe e che gli insegnanti hanno accantonato per eccessivo protezionismo o per pigrizia e per comodità di snellire il programma, significa per i ragazzi rompere con l’infanzia e anche accettare di essere, almeno in alcune questioni, un po’ solo, non inquadrato in un folto gruppo. Sottraendo i fenomeni alla semplificazione dei libri i genitori offrono ai figli il fuoco di Prometeo: qualcosa che può provocare invidia, isolamento forse anche qualche punizione come i fenomeni di bullismo rivolti ai “secchioni “ della classe i quali vengono visti anche come coloro che studiano molto e non hanno vita sociale. E’ un modo per escludere socialmente e riaffermare da parte della comunità antropologica dei mediocri, della piccola borghesia scolastica, il proprio sistema di valori, più o meno dichiaratamente anti-scolastico. La scuola tende al conformismo e teme la formazione di personalità autonome per paura di non essere all’altezze di gestirle: l’adolescente lo sente e realisticamente si adegua. Nessuno vuole diventare l’unico cigno in mezzo alle anatre anche perché la bellezza avventurosa della formazione personale è lontana dai programmi didattici. “Rimane la dura constatazione che siamo degli eterni orfani di un novello Prometeo che ogni volta sembra fare capolino e poi, puntualmente, non arriva, si dissolve. Ma allora le domande fondamentali che oggi ci dobbiamo porre, tutti quanti indistintamente (e dalle quali allo stesso tempo è necessario ripartire) sono: in quale direzione sta andando la conoscenza con i suoi limiti e con le sue possibilità e come si muove l’uomo contemporaneo tra quella che possiamo definire etica del rischio e quella che Max Weber ci ha insegnato a chiamare etica della responsabilità. La scienza ci tocca sempre più da vicino, fino a raggiungere il nostro intimo e investendo praticamente la gran parte delle scelte del nostro vivere quotidiano. Infine la delicata questione ecologica e, allo stesso tempo, torniamo all’orizzonte della responsabilità. Forse possiamo assumere come simbolo del nostro pianeta sofferente la figura del Prometeo che, strappato il fuoco agli dèi, viene punito. Ma come tornare a liberarlo come fece Eracle? Naturalmente affrontare queste tre cruciali questioni equivale, da una parte, ad essere consapevoli del coinvolgimento pluridisciplinare e anzi propriamente interdisciplinare di fondo. Se ci siamo chiesti e continuiamo a chiederci dove stiamo andando e come si configura il futuro prossimo dell’evoluzione umana. Vanno ripensati tanto i contenuti quanto il metodo del nostro pensiero contemporaneo se non altro alla luce di uno stato di cattiva salute del pianeta. C’è perciò un problema prioritario: della presa di consapevolezza a livello collettivo Luca e Francesco Cavalli Sforza hanno scritto di recente che la nostra salvezza «non sta in un altro mondo, ma in ciò che sapremo fare di questo». non possiamo mai abbassare la guardia sul come usarla. Abbiamo ben stretta in pugno la fiaccola del fuoco che Prometeo ha strappato agli dèi per noi: vediamo di non bruciarci le mani. (Giuseppe Moscati).

giovedì 5 febbraio 2009

Le stagioni della Vita (RECITA SCOLASTICA )

E' una recita a sfondo filosofico che trae spunto da diverse poesie di autori noti, canti indiani e filastrocche
E’ INVERNO.
Un bimbo seduto accanto all’albero secco recita:
Vorrei restare qui accanto a te
silenzioso e saggio
per farmi consolare
dalla tua pace antica,
libero di respirare
il tuo respiro
di sentire la mia linfa
scorrere con la tua,
vorrei restare qui alla tua ombra
a guardare rincorrersi le nuvole
e accendersi le stelle
spettatore di un tempo immobile
che si colora dei giorni e le stagioni
libero di sentirmi
un tuo ramo,
una tua foglia
e poi aria, cielo, luce...
Molecola
nella danza infinita.
Il bimbo resta in silenzio e ripete alcuni versi: Sentire la mia linfa scorrere con la tua....PIOVE.
ENTRA LO SPIRITO DELLA PIOGGIA:
O dei della pioggia che siete rossi, azzurri gialli, grigi e trasparenti come l’acqua, vi chiediamo di essere felici senza lacrime, sereni senza tristezza e tranquilli senza solitudine. Continuate a vivere sopra di noi, a fare ciò che avete sempre fatto con amore e benevolenza, donateci le cose migliori della vita, permetteteci di essere amati e benvoluti, di ottenere quanto sempre abbiamo desiderato.
Entra lo Spirito del Sole: Sveglia dormigliona. E’ ora. E’ giunta la Primavera. Guarda le nuvole e il mondo che si riempie di colori e luce dei miei raggi.
Arriva la primavera. Tutta la natura canta e ride: il ruscello, le lucertole, i fiori, le piante, le farfalle. Tutti sono felici, l’albero ordina alle sue radici di bere i succhi del terreno e di farli salire su per le vene del tronco: Ahhh, che sonno, radici bevete i succhi della terra così potrò svegliarmi presto.
L’albero madre scuote i rami e fa salire la linfa: Oggi è il giorno più bello della mia vita. Fra poco incontrerò le mie figlie. Sono molto emozionata!! Avrò molto da fare: ascoltarli, guidarli, rimproverarli, fargli accettare e amare la Vita così com’è senza mai scoraggiarsi. Insegnerò loro a sperare e a lottare nei momenti di vento e di temporale, ad abbassare il capo con umiltà quando la notte coprirà il loro volto e a chiedere scusa, a perdonare i bruchi, i ragni e le formiche. Ho bisogno di prepararmi il cuore, non sarà facile per me. Avrò mille dubbi e mille rimproveri da farmi ma credo che alla fine ce la farò ascoltando il soffio del vento, i consigli della pioggia ed il calore sole che mi scalderà il cuore nei giorni freddi. Sta per iniziare un lungo e faticoso viaggio ma invocherò il cielo sopra di me e mi manderà nubi a sufficienza o con moderazione.
Le foglie sono legate all’albero con un nastro e man mano che parlano avanzano srotolandosi e cominciano a spuntare ad una ad una presentandosi al mondo…. Coi lori nomi. Poi iniziano parlare:
FOGLIA PIA: Ti ringrazio Spirito della Vita per la linfa che vorrai donarmi! Che ogni mia azione sia diretta dallo Spirito del Vento, ed ogni mio pensiero dallo Spirito del Sole.
FOGLIA POETA : Noi siamo le foglie che ballano velocemente un ballo rosso nero arancione verde azzurro bianco granato giallo violetto nell'aria, nei fiori, nel nulla, sempre volanti, consecutive e remote.
FOGLIA RIBELLINA: Uffa, quante sciocchezze, io non voglio stare attaccata qui per tutta la mia breve vita, non posso essere nata solamente per rimanere immobile a guardare il mondo da quassù, voglio viaggiare e voglio esplorare i boschi e le valli. La vita è una sola e voglio godermela fino in fondo!
ALBERO MADRE: Tu sei nata per essere foglia e non uccello o fiume o roccia…il tuo posto è qui tra noi!
FOGLIA RIBELLINA: Sciocchezze, la vita va vissuta…Altrimenti non capiremo mai chi siamo e cosa vogliamo.
FOGLIA DEBOLINA: Brrr! E’ meglio per te se resti qui al sicuro, niente ti potrà scalfire. Né il ghiaccio, né la neve.
RIBELLINA: Tu sei fragile e non farai molta strada, vivrai chiusa nel tuo mondo per paura di tutto.
DEBOLINA: Come si diventa forti?
RIBELLINA: Si diventa forti aprendosi agli altri e al mondo, per questo vado via. E sorridi ogni tanto, sei sempre così musona!!

DEBOLINA: Tu non mi vuoi bene, tu non vuoi bene a nessuno, tu pensi solo a te stessa.

RIBELLINA: E a me chi ci pensa?Chi ascolta le mie ragioni?

SOFIA: Se resti io ti aiuterò a capire chi sei!

RIBELLINA: Ah sì! e come sapientina mia?

SOFIA: Semplice. Sei una foglia e tale resterai. Tu devi solo piegarti quando soffia il vento, respirare ed essere bella.

RIBELLINA: Sì se proprio devo fare la foglia preferisco farla a modo mio.

DEBOLINA: Puoi volare nel cielo contro corrente, sfidare i venti, sorvolare le montagne, ma sarai senza radici.

RIBELLINA: Ci penserò su , per ora mi limiterò ad ascoltare le vostre chiacchiere!
FOGLIA SOFIA: Che cosa sono le chiacchiere?
FOGLIA VANITOSA: Io sono la foglia più bella di tutte, il mio vestito di seta è verde lucente, le mie nervature sono forti e ricche di clorofilla dolce e succosa. Mi piace farmi ammirare da tutti proprio dal mio trono regale.
DEBOLINA: Ecco, queste sono le chiacchiere!
FOGLIA SCIENTIFICA: numeri, soltanto numeri.
TUTTE: Vanitosa!!!
VANITOSA: Invidiose, voi non sarete mai belle come me, chi nasce mediocre resta mediocre per tutta la vita.
OTTIMISTA: Ciò che conta non è essere mediocri o intelligenti ma è come ti rivolgi al Sole, al Vento, alla Pioggia e alla Terra. Se dai la parte illuminata o la parte scura di te.
VANITOSA: Tutti discorsi inutili, chi è bella è bella sempre.
SOFIA: Ah, e che cosa vuol dire mediocre, vanitosa,bella, invidiosa, lucente ?
SCIENTIFICA: Bhé, che sei nata.
SOFIA: E perché sono nata?
ALBERO MADRE: Perché sei nel ritmo delle stagioni!
SOFIA: E che cos’è il ritmo delle stagioni?
MADRE: Lo capirai vivendo! Intanto vivi!
SOFIA: Uhm, lo capirò vivendo! Intanto vivo!
RIBELLINA: Mi annoio qui, voglio andare via!
FOGLIA CANORA: Ribellina canta con me…Che bel giorno oggi è per me, canto e rido insieme a te.
RIBELLINA: Meno male che ci sei tu, almeno tu canti!
Arriva lo Spirito del Vento e soffia sulle foglie. Qualcuna traballa e fatica a restare attaccata al ramo: Sono lo Spirito del Vento, l’imprevedibile soffio, l’inafferrabile ed irraggiungibile destino. La vostra vita dipende dalla forza che metterete per restare unite. Io vi sarò di aiuto e vi porterò ad inseguire il vostro destino bello o brutto che sia.
SOFIA: Destino? Cos’è il destino?
FOGLIA DEBOLINA :Aiuto ho paura, madre. Il vento mi vuole portare via con sé.
ALBERO MADRE: Tieni duro, aggrappati al ramo, e sta’ tranquilla , dai!! Ti aiuto io.
SPIRITO DEL VENTO: Tua madre non potrà esserti di aiuto. Io sono più forte di lei. Sono l’amico di tutti gli Spiriti.
RIBELLINA: Se proprio devi prendere qualcuna prendi me. Io verrò via con te, lascia le mie sorelle, portami a conoscere il mondo.
SPIRITO DEL VENTO: Potrai finire in un fiume e affogare…
RIBELLINA: Non m’importa!
SPIRITO DEL VENTO:Potrai essere divorata dagli animali del bosco…………..
RIBELLINA: Non importa!
SPIRITO DEL VENTO: Potrai essere sepolta sotto un campo di grano………
VANITOSA: Stupido ventaccio, hai strappato il mio bellissimo vestito, vattene via…lasciaci in pace oggi!
SPIRITO DEL VENTO: La bellezza può svanire presto, non lo sapevi?
VANITOSA: Aaaaaah, salvatemi vi prego, anche stracciata…..
RIBELLINA: Addio sorelline, addio, devo andare, non posso più restare. Devo conoscere ciò che non so.
ALBERO MADRE : Va’ foglia dei miei rami, ti auguro pace, amore e prosperità e che tu possa incontrare amici che ti indicheranno il cammino.
DEBOLINA: Mi mancano le forze, non riesco a tenermi, addio sorelle, addio madre!
PIA: Abbi fiducia!Spirito della Vita salva le mie sorelle ti prego!!!
SPIRITO DELLA VITA: Pia, ogni foglia che passa nella nostra vita è unica. Lascia sempre un po’ di sé e prende un poco di noi.
Il Vento soffia, le foglie ballano e Ribellina si stacca. Anche Debolina scivola a terra e muore. Quando il Vento sparisce sghignazzando le foglioline rimaste vive piangono per le sorelline che sono andate via
PIA: Perché, Spirito della Vita, perché non le hai salvate, perché…..!?
SOFIA: Lo Spirito della Vita dà la vita non la morte!!!
Tutte: Guardate è nata una nuova sorellina.
SCIENTIFICA: Come la chiameremo? Tenerina? Ti piace?
TENERINA: Sì, mi piace. Che parole bisogna dire per dare tenerezza? per dare gioia? felicità? amicizia? libertà? bisogna dire foglie, uccelli, acqua, vento, gabbiani, bambini? O bisogna prendersi per mano? E se non dico niente, se taccio? Se vi guardo semplicemente e vi sorrido?
SOLITARIA: Forse è la cosa più giusta, a volte il silenzio dice più di ogni parola.
TENERINA: Ma tu chi sei? Perché stai lì tutta sola, in silenzio..
SOLITARIA: Le parole consumano un certo quantitativo di energia che dovrebbe portare nuova vitalità al corpo.
TENERINA: Davvero? Nel silenzio si diventa più forti?
SOLITARIA: Sicuramente….si sfrutta al meglio la linfa che sale dal tronco. Una foglia dovrebbe riservare mezz'ora al giorno per la meditazione e il silenzio.
TENERINA :Ma dov’è il silenzio?
SOLITARIA: C'è il silenzio del cielo prima del temporale,
delle foreste prima che si levi il vento,
del mare calmo della sera,
di quelli che si amano,
della nostra anima,
e poi c'è il silenzio
che chiede soltanto
di essere ascoltato.
ENTRA IL BIMBO E CANTA : Concedimi, o Grande Spirito, d'imparare la lezione che hai nascosto in ogni foglia ed in ogni sasso. Io voglio essere forte, non per vincere il mio fratello, bensì per combattere il mio più grande nemico che non è il vento bensì me stesso.
COL PIANTO DELLE FOGLIE INIZIA UNA PIOGGERELLINA SOTTILE.
TUTTE LE FOGLIE: Lo Spirito della Pioggia ha ascoltato il nostro pianto e viene a consolarci…..
SPIRITO DELLA PIOGGIA: Perché piangete?SCIENTIFICA: Abbiamo perso le nostre sorelle!
TENERINA: Veder cadere le foglie mi lacera dentro soprattutto se il cielo è sereno, soprattutto se ho avuto, una buona notizia soprattutto se il cuore non mi fa male, soprattutto se mi sento d'accordo con gli animali e con me stessa.

SPIRITO DELLA PIOGGIA: Non piangete su, giochiamo insieme. Prendete le mie gocce e posatele sui vostri vestitini ….Guardate, farò una splendida magia. Adesso chiamate con me per tre volte :VIENI O SPIRITO DEL SOLE!
TUTTE: Vieni o Spirito del Sole!!! Vieni o Spirito del Sole!!!Vieni o Spirito del Sole!!!
ARRIVA LO SPIRITO DEL SOLE CHE FA BRILLARE LE GOCCE COME CRISTALLI:
FOGLIA CANORA: Oh, che magia, che meraviglia, l’arcobaleno dal cielo è sceso qui tra noi!!!!
TUTTE: Grazie !!! Che splendido regalo ci hai fatto!!!
SPIRITO DEL SOLE: Su adesso asciugate le lacrime, non è più tempo di piangere. E’ giunta la bella stagione in cui si ride, si canta, si danza, si lotta e si spera. Vi darò fiori e frutti per consolarvi e per alleviare il dolore del distacco. Vi regalerò tutto ciò che ho di più bello, api, farfalle, uccellini, formiche che vi terranno compagnia e dovrete averne cura, ma…attenti al Bruco o perderete ogni cosa……
ALBERO MADRE: Sì, figlie mie, ma attenti al Bruco! E’ giunta l’ora che voi sappiate.
TUTTE: Il Bruco? Chi è costui?
VANITOSA: Aiuto! Lasciatemi cadere! Il nulla è meglio del patire questo dolore, guardate questo verme che lentamente mi sta divorando, mi fa male, il mio vestito è tutto piano di buchi, fate che io non assista a questa crudeltà, fatemi cadere prima.
La Foglia parla con disperazione al suo albero, ed improvvisamente il bruco che la divora prende a parlarle.
BRUCO: Ah, Ah, scusa ma parli di me? Sarei io l’essere cattivo che ti porta tanta disperazione?
Il bruco prese a grattarsi il capo con la sua piccola manina, come incredulo all’affermazione della foglia
VANITOSA: Si, sei tu malefico verme delle tenebre, che minacci la mia esistenza!
BRUCO: Gentile foglia, sono un bruco e non un verme, intesi??? Per il resto anche volendo non potrei scusarmi con te, io sento semplicemente fame e da qualche parte devo pur trovare cibo?
FOGLI PIA: Bruco o verme non conta per noi, conta solo il dolore che ci procuri ogni qualvolta che apri la bocca per mangiare, vai via…
CANORA: Guardate sorelle, arrivano le cugine api. Che novità ci porteranno?
APE 1 rivolta ad APE 2: E’ tempo per le foglioline di svolgere il loro lavoro importante.
APE 2: Sì, spieghiamo loro come si fa.
SOLITARIA: Ma chi siete?
APE1: Siamo le api e portiamo l’amore. Chi vuole i nostri baci?
Foglie tutte: Io, io io, io
APE 1: Care amiche foglie, vi portiamo abbondanza e felicità!Oggi è il giorno dell’amore!!!
FOGLIA OTTIMISTA: Oooh, che dobbiamo fare?
APE 2: Dateci solo i vostri cuori..Viregaleremo un fiore ciascuno ma voi dovrete lavorare di più
TENERINA: Sì Abbiamo tanto vigore e vogliamo dimostrare a noi stesse che siamo brave. Prima però toglieteci questo bruco di dosso che ci ostacola e ci disturba!!
APE 1: Guarda, guarda chi si vede, il Bruco!!
BRUCO: Salve, cugine api, siete arrivate prima del previsto!!!
APE 2: Bhe, qui ci vuole qualcuna che si sacrifichi per tutte, il signor bruco dovrà pur mangiare. E tu prometti che dopo te ne andrai da quest’albero?
FOGLIA SCIENTIFICA: Io mi sacrificherò per le mie sorelle..Ti darò me stessa ma in cambio tu dovrai restituire qualcosa alle mie sorelline che sia degna della mia generosità!!!
BRUCO: D’accordo, promesso. Quando sarà tempo.
FOGLIE: No, sorellina, non farlo, stiamo restando sole. Vedrai, troveremo una soluzione più intelligente!
SOLITARIA:Posso farlo io sono abituata al sacrificio.
SCIENTIFICA: Per amor della scienza mi sacrificherò io !!!
TENERINA: Non possiamo stare e vivere da soli, se così è, la vita diventa solitudine monotona. Abbiamo bisogno dell’altro per condividere sguardi di albe e tramonti, momenti di gioia e dolore. Abbiamo bisogno dell’altro che ci aiuta a vedere e scoprire le cose che da soli mai raggiungeremo.BRUCO: Nobili pensieri ma la Natura non ha tempo per commuoversi!!
IL BRUCO MANGIA LA FOGLIA e SI ADDORMENTA NEL BOZZOLO : Ah, come sono stanco, dormirò un po’ adesso. Basta stupidaggini. A più tardi!!!!
ALBERO MADRE: Ma ciò che ci lascia felici è che le foglie cadute continuano a vivere con noi sul terreno. Coraggio!
APE 1 : Iniziamo il nostro lavoro.
SPIRITO DEL SOLE: Io vi darò luce che poi trasformerete in cibo e ossigeno per i fiori e per la vostra mamma. Questa è la vostra stagione più bella, piena di forza e allegria.
L’APE DA’ UN FIORE AD OGNI FOGLIA E LE FOGLIE ESCLAMANO:Oh, che belli , li terremo stretti, stretti e avremo cura di loro affinché il vento non li sciupi.
APE 2 : Brave, questo è il vostro compito. Ora depositiamo il nostro nettare sui fiori. Intanto fateci compagnia con le vostre danze.
LE FOGLIE SI MUOVONO LENTAMENTE E CANTANO
FOGLIA POETA :….le foglie danzano coi lentamente una danza elegante allegra ondeggiante bizzarra scintillante fluttuante vorticosa scatenata variopinta nell'aria, nel prato,nel nulla sempre leggere silenziose e remote.
CANORA :….le foglie cantano coi sommessamente un canto silenzioso triste vibrante fasciante malinconico lamentoso piangente sui rami, nell'aria, nel nulla sempre leggere dorate e remote
OTTIMISTA :….le foglie parlano coi sommessamente parole leggere delicate piangenti infreddolite sussurrate fruscianti tremolanti lamentose tristi sui rami nel bosco, nel prato sempre malinconiche silenziose e remote.
API 1 : Magnifiche. Anche noi vogliamo cantare come voi…

CANORA: E’ facile, basta strusciare le ali.

APE 1: Noi siamo magiche a tutte le ore!

APE 2 : Siamo bravissime a dare colore

APE 1: ma non ci basta e quasi a tutti

APE 2: ci divertiamo a dar i nostri frutti

TUTTE APPLAUDONO: Brave, brave, brave!!
GIOCANO TUTTE INSIEME CON LE MANI: Giro, girotondo, quant’è bello il mondo, ci son tanti bambini i fiori e gli uccellini e l'acqua della fonte e l'erba e tanti frutti il mare c'è per tutti il cielo e la terra tutti giù per terra.
API: E’ stato davvero bello e divertente lavorare con voi. Torneremo a trovarvi il prossimo anno.
TUTTE : Arrivederci, a presto, ciao, ciao, addio!!!
POETA: Peccato, le volevamo bene!
SOFIA: Ma perché tutti prima o poi vanno via…dove vanno tutti?

MADRE ALBERO: Ci sono amici di passaggio che il destino ci ha fatto incontrare nel cammino e che ci fanno sorridere per il tempo che stiamo con loro ma il tempo passa e se ne va. Sono ricordi meravigliosi che alimentano le nostre radici con allegria.

LO SPIRITO DEL SOLE PORTA I FRUTTI ALL’ALBERO. DANZA DEI FRUTTI
FOGLIE: Come sei bella Mamma !!!
ALBERO MADRE: E’ tutto merito vostro che avete lavorato così tanto.
IL BRUCO SENTE BUSSARE: Chi è che mi disturba mentre dormo?
SPIRITO DEL SOLE: Sono il raggio di sole, aprimi, ti porto un vestito nuovo che ti manda l’Estate. Preparati per il gran ballo alla festa dei frutti. L’albero sta per mettere i gioielli più belli che ha.
BRUCO: Elegante davvero, lo indosserò subito, è degno di una regina.
SI SVEGLIA IL BRUCO DIVENUTO FARFALLA:

FARFALLA: Ben trovata foglia Vanitosa, Sofia, Poeta, Canora, Pia, Albero Madre, Tenerina, come sei cresciuta? Solitaria….Vi trovo splendide, mature e piene di sole.

CANORA: Ma tu chi sei bella creatura dalle ali d’oro?Guardate sorelline. Una pioggia di coriandoli..

PIA: Ti manda di certo il cielo per rallegrare il nostro giorno.

VANITOSA: Specchio specchio rotondo, chi è la più bella del mondo? Di certo son io e non lei..puah.

FARFALLA: Sono quel bruchetto tanto dispettoso. La vita mi ha dato un’opportunità trasformandomi in una farfalla. Volerò per poco, regalerò i miei colori al prato, giusto il tempo per lasciare il ricordo più bello della mia esistenza. Posso entrare nei vostri cuori?
CANORA: No,il bruco tuo figlio è cattivo, non ti vogliamo.
FARFALLA: E se ti canto una canzone?
CANORA: Oh, una canzone tutta per me?

Una formica che era salita molto in alto sul ramo di un massiccio albero, che non sapeva essere un melo, alzò il capo e tra le molteplici foglie e vide un grosso globo rosso e arancio, riflettere la calda luce del sole e pensò: Ho fatto bene a intraprendere questo lungo e faticoso cammino, non fosse altro che per vedere questo meraviglioso globo dai colori caldi del tramonto, la sola visione già mi riscalda il cuore, resterei qui per sempre ad ammirarlo.FARFALLA: Sempliciotta di una formica tu gioisci nel vedere un umile mela, non hai capito che si tratta di un semplice frutto di questo grande albero e non di un miracolo, come la tua piccola mente ora ti suggerisce? FORMICA: Comprendo le tue parole e son certa che tu abbia ragione, ma non mi interessa ciò che i tuoi occhi scorgono, mi interessa solo ciò che posso scorgere io, questa speranza nutrirà il mio cuore. Quella umile mela, come tu la chiami è per me molto di più, è la mia speranza di un domani.FARFALLA:Formica sei e formica resterai, la tua visione è talmente ristretta, e pertanto non sprecherò altre parole per indirizzarti al vero. Io oggi sono un bruco ma domani sarò farfalla, mentre la tua unica certezza è che oggi sei una formica e che domani sempre e solo una formica sarai. E guardando il globo da vicino, la piccola formica divenne preda di una profonda delusione, il globo rosso e dorato altro non era che una semplice mela
FORMICA: Ma è una mela!
FARFALLA: FARFALLA:Hai visto piccola formica imbottita di sogni, che il globo che vedevi altro non era che una mela di questo grande albero, e tu hai fatto tanto cammino stringendo a te una speranza, giungendo sin qui solo per sfiorare una mela.FORMICA:Sei di una bellezza che toglie il fiato. Ho fatto bene a intraprendere questo lungo e faticoso cammino, almeno ho visto te.FARFALLA: Di cosa sei alla ricerca?FORMICA: Di un motivo per vivere, laggiù in terra niente più mi attirava, ogni cosa non aveva più sapore e pertanto ho scelto di camminare per giungere alla vera vita. FARFALLA:Ascoltami smetti di salire su quest'albero, non faresti altro che correre appresso ad altri globi ed una volta raggiunti ti renderesti conto che sempre di semplici mele si tratta, piuttosto metti le ali e vola libera nel cielo.FORMICA: Ma la mia natura mi vuole formica, non si è mai vista una formica con le ali
FARFALLA: Provaci. Puoi scegliere o correre per una vita incontro ai globi della tua fantasia, o tornare a vivere quella vita che ormai non aveva più nulla da offrirti. Lanciati!FORMICA:Tu parli da farfalla, ho camminato sin qui proprio perché amo la mia vita più di qualsiasi altra cosa, e non la rischierò in cambio di una possibilità. Non mi spaventa la fatica, continuerò a camminare sino alla cima di quest’albero inseguendo le illusioni.
OTTIMISTA: Discorso non degno di una formica. Le cose più belle possono scivolare via. Se non le afferri per guardarle con attenzione rischi di perderle per sempre.( La formica esce di scena)

TUTTI I FIORI E I FRUTTI CADONO PER TERRA

TENERINA: Farfalla, vieni a giocare con noi al gioco dei colori. Facci diventare come te. Piccola farfalla non lasciare mai lo spazio attorno a quest'albero eterno.
FARFALLA: Va bene, farò come volete. Lo avevo promesso a vostra sorella Scientifica. ma se decidete di diventare non potrete più tornare indietro… Chiudete gli occhi. Oooop…. Addio!!!( La farfalla fa la magia e si allontana)
CANORA: Ma cosa mi sta succedendo: sono tutta arancione!
SOFIA:Cosa dovrei dire io che sono mezza gialla e mezza rossa? Sembro una mela!POETA: Io invece mi trovo bellissima! Con queste sfumature viola sembro una farfalla! Evviva la farfalla! VANITOSA: Questo colorino proprio non mi piace! Come rimpiango il mio colore estivo!POETA: A me sembra di sentire freddo e poi ora incomincia di nuovo a soffiare il vento. Stiamo morendo?Che magia è mai questa?
MAMMA ALBERO: Per ogni frutto caduto nascerà una nuova piant come me.
I bambini-foglia si dondolano, facendo attenzione a non staccare la corda dal ramo. Arriva il Vento
SPIRITO DEL VENTO: Adesso farete l’ultima danza prima di salutare il mondo. La festa sta per finire.
DANZANO MOLTO
FOGLIA PIA: Ah come sono stanca, voglio dormire!

SPIRITO DEL VENTO: Dormirai presto,

FOGLIA PIA Farò bei sogni?

SPIRITO DEL VENTO: Sì, te lo assicuro, tu sei stata brava e sognerai giardini fioriti, acque scintillanti e uccelli e nidi e farfalle….

TENERINA: Potrò giocare ancora con le mie sorelline?

SPIRITO DEL VENTO: certamente!!

PIA: Grazie, ora lasciami dormire in pace.

MAMMA ALBERO: Care figliole, lavorare non vi serve più. Io sono stanca e tornerò a riposare.

Pia cade a terra
POETA: Quando c'è il vento a me viene sempre il mal di mare.
SOLITARIA: Io invece soffro di vertigini e mi sembra di precipitare.
TUTTE: Il vento sta cessando, ma ora sento un gran freddo!Chi sta arrivando? Brr, brr... che freddo!!
Entra il Freddo.FREDDO: (Tremando). Brr, brr! lo sono il freddo! Brrrrr!TUTTE: Vattene! Ci fai morire! Dove sei Sole?

FOGLIE: (In coro). Brr, brr... ci accartocciamo!.
SPIRITO DEL SOLE: Sono qui, un po’ malato

FREDDO Sei palliduccio. Scotti come se avessi la febbre!

SPIRITO DEL SOLE: Etcciii, ho il raffreddore, non mi fai sorridere alle mie amiche, spostati!
FREDDO: Non posso l’autunno non me lo permette.

SPIRITO DEL SOLE: Davanti a te non posso che piegarmi. Concedimi solo un ultimo saluto e poi andrò sul lago ghiacciato a riposare per l’inverno.
Bellezza sia davanti a me.Bellezza sia dietro di me.Bellezza sia sopra di me.Bellezza sia sotto di me.Bellezza sia intorno a me.In bellezza tutto è compiuto.
ARRIVA LA PIOGGIA E SALUTA IL SOLE E IL VENTO. DANZANO IN CERCHIO

O dèi e dee della pioggia, che siete ovunque, che siete rossi, blu e gialli, e siete grigi e trasparenti come l'acqua, vi imploriamo: siate felici senza lacrime, siate sereni senza tristezza, siate tranquilli senza solitudine.E continuate a esistere sopra di noi, continuate a fare ciò che avete fatto per noi, con amore e benevolenza. Dateci le cose più belle della vita, lasciateci continuare ad essere amati e benvoluti, lasciateci ottenere ciò che abbiamo
sempre desiderato.

Tutte le foglie si accovacciano in terra in posizione di massima raccolta. Il freddo rimane immobile in un angolo.
CANORA: Mi sento sempre più debole!
SOFIA: Stiamo per morire!
CANORA: Chiamiamo qualcuno che ci aiuti! Spirito della Vita salvaci!
SOLITARIA: Nessuno ci può sentire... le nostre voci sono troppo deboli.
POETA: Mi sento svenire, sento che presto mi staccherò dalla mia mamma albero.
SPIRITO DELLA VITA: Mie piccole amiche, che cosa avete?
CANORA: Stiamo morendo, salvaci!
OTTIMISTA: Se non ci aiuti, ci staccheremo dalla nostra mamma albero. Vogliamo ancora procurarle il cibo.
SPIRITO DELLA VITA: Se io salvassi voi, farei morire la vostra mamma!
TUTTE LE FOGLIE: (In coro). Come?! Perché?
SPIRITO DELLA VITA: Per poter vivere voi avete bisogno di acqua; se al sopraggiungere del freddo nel tronco e nei rami ci fosse acqua, questa gelerebbe e ucciderebbe la vostra mamma albero. Per questo la vostra mamma richiama nel tronco le ultime sostanze che vi nutrivano e voi piano, piano vi staccate e cadete. Però la vostra mamma vi vuole bene ed è disposta a continuare a nutrirvi e a morire con voi.
FOGLIE: (In coro). No, la nostra mamma non deve morire! Ti daremo tutto anche se moriremo noi.

MAMMA ALBERO: io conserverò il cibo nel lungo sonno e lo userò per non morire.
SPIRITO DELLA VITA: Vedo che siete brave figliole, per questo vi premierò. Siete cresciute. Vi prometto che a primavera rinascerete tutte di nuovo!
FOGLIE: (In coro). Evviva! Che bello!

SPIRITO DELLA VITA: Ora è giunto il momento dell'addio! Il freddo si farà più intenso e voi, una per una, cadrete.
FREDDO: Brr... io gelo, io congelo! lo ho il cuore di ghiaccio e non ho pietà per nessuno. Dove passo io tutto si fa bianco. lo porto brina, galaverna, ghiaccio e neve!
LO SPIRITO DELLA VITA si avvicina ad ogni bambino - foglia e taglia la corda che lo lega al tronco; il bambino-foglia si stacca, finge di volteggiare nell'aria, fa due o tre piroette e poi si stende a terra, immobile. Era un gigantesco platano e stava ritto in mezzo al prato come un signore del paese. Le foglie cominciavano a cadere.SOLITARIA - Noi ti lasciamo, madre…ascolta il nostro silenzio anche quando non ci saremo più.
ALBERO MADRE: È già tempo di distaccarsi, figliole care, vi do la mia eterna benedizione.
CANORA: Madre, la nostra ora è suonata. Ce n'andiamo. Noi formeremo sotto di te un soffice letto e ragioneremo delle tue grandi virtù come tu ci hai insegnato.

OTTIMISTA:
Possa io camminare lieto
sotto la nube di pioggia.Possa io camminare gioioso
nella pioggia rinfrescante.Possa io camminare sul sentiero
del polline che dona la vita.Possa io camminare colmo di gioia.Come prima io desidero camminare.Bellezza sia davanti a me.Bellezza sia dietro di me.Bellezza sia sopra di me.Bellezza sia sotto di me.Bellezza sia intorno a me.In bellezza è compiuto.

Ad un tratto dal profondo silenzio si ode la voce delle foglie morte (FUORI CAMPO)che rievocano i bei tempi andati
RIBELLINA – Ho rievocato le piccole gioie che ho godute con te, o madre grande, i piccoli nostri passatempi che io non apprezzavo. DEBOLINA - Gli scrosci dei venti, quando tutte insieme ci incoraggiavamo e tu scricchiolavi come un vascello in burrasca per difendermi.RIBELLINA -Tempi allegri e beati!DEBOLINA - Bei rischi e splendori!
RIBELLINA - Magnifiche avventure ALBERO MADRE: - Ahimé, tutte se ne vanno, tutte se ne vanno... Quanta malinconia in questi distacchi! E tutti gli anni è la stessa pena, tutti gli anni le stesse lacrime..

OTTIMISTA :Non ti disperare,
Tu devi sopravviverci
e riavere altre figliuoleche vestiranno a festa
le tue braccia piene di amore. Il nostro turno è finito.
Addio, addio.

IL BIMBO ORMAI VECCHIO: Un temporale, la pioggia, il sole, la montagna, tutto ci avvicina, tutto ci unisce nella stessa danza, la danza della Terra. In ogni momento delle nostre vite si manifesta il mistero delle piccole cose di ogni giorno, quando insieme alle piante e agli animali sentiamo il ritmo ciclico delle stagioni.

SOFIA: Scopri la vita e raccontala a chi non sa capirla.

L’Albero nelle stagioni della Vita (RECITA SCOLASTICA )

E’ INVERNO. Un bimbo seduto accanto all’albero secco recita:
Vorrei restare qui accanto a te
silenzioso e saggio
per farmi consolare
dalla tua pace antica,
libero di respirare
il tuo respiro
di sentire la mia linfa
scorrere con la tua,
vorrei restare qui alla tua ombra
a guardare rincorrersi le nuvole
e accendersi le stelle
spettatore di un tempo immobile
che si colora dei giorni e le stagioni
libero di sentirmi
un tuo ramo,
una tua foglia
e poi aria, cielo, luce...
Molecola
nella danza infinita.
Il bimbo resta in silenzio e ripete alcuni versi: Sentire la mia linfa scorrere con la tua....PIOVE.
ENTRA LO SPIRITO DELLA PIOGGIA: O dei della pioggia che siete rossi, azzurri gialli, grigi e trasparenti come l’acqua, vi chiediamo di essere felici senza lacrime, sereni senza tristezza e tranquilli senza solitudine. Continuate a vivere sopra di noi, a fare ciò che avete sempre fatto con amore e benevolenza, donateci le cose migliori della vita, permetteteci di essere amati e benvoluti, di ottenere quanto sempre abbiamo desiderato.
Entra lo Spirito del Sole: Sveglia dormigliona. E’ ora. E’ giunta la Primavera. Guarda le nuvole e il mondo che si riempie di colori e luce dei miei raggi.
Arriva la primavera. Tutta la natura canta e ride: il ruscello, le lucertole, i fiori, le piante, le farfalle. Tutti sono felici, l’albero ordina alle sue radici di bere i succhi del terreno e di farli salire su per le vene del tronco: Ahhh, che sonno, radici bevete i succhi della terra così potrò svegliarmi presto.
L’albero madre scuote i rami e fa salire la linfa: Oggi è il giorno più bello della mia vita. Fra poco incontrerò le mie figlie. Sono molto emozionata!! Avrò molto da fare: ascoltarli, guidarli, rimproverarli, fargli accettare e amare la Vita così com’è senza mai scoraggiarsi. Insegnerò loro a sperare e a lottare nei momenti di vento e di temporale, ad abbassare il capo con umiltà quando la notte coprirà il loro volto e a chiedere scusa, a perdonare i bruchi, i ragni e le formiche. Ho bisogno di prepararmi il cuore, non sarà facile per me. Avrò mille dubbi e mille rimproveri da farmi ma credo che alla fine ce la farò ascoltando il soffio del vento, i consigli della pioggia ed il calore sole che mi scalderà il cuore nei giorni freddi. Sta per iniziare un lungo e faticoso viaggio ma invocherò il cielo sopra di me e mi manderà nubi a sufficienza o con moderazione.
Le foglie sono legate all’albero con un nastro e man mano che parlano avanzano srotolandosi e cominciano a spuntare ad una ad una presentandosi al mondo…. Coi lori nomi. Poi iniziano parlare:
FOGLIA PIA: Ti ringrazio Spirito della Vita per la linfa che vorrai donarmi! Che ogni mia azione sia diretta dallo Spirito del Vento, ed ogni mio pensiero dallo Spirito del Sole.
FOGLIA POETA : Noi siamo le foglie che ballano velocemente un ballo rosso nero arancione verde azzurro bianco granato giallo violetto nell'aria, nei fiori, nel nulla, sempre volanti, consecutive e remote.
FOGLIA RIBELLINA: Uffa, quante sciocchezze, io non voglio stare attaccata qui per tutta la mia breve vita, non posso essere nata solamente per rimanere immobile a guardare il mondo da quassù, voglio viaggiare e voglio esplorare i boschi e le valli. La vita è una sola e voglio godermela fino in fondo!
ALBERO MADRE: Tu sei nata per essere foglia e non uccello o fiume o roccia…il tuo posto è qui tra noi!
FOGLIA RIBELLINA: Sciocchezze, la vita va vissuta…Altrimenti non capiremo mai chi siamo e cosa vogliamo.
FOGLIA DEBOLINA: Brrr! E’ meglio per te se resti qui al sicuro, niente ti potrà scalfire. Né il ghiaccio, né la neve.
RIBELLINA: Tu sei fragile e non farai molta strada, vivrai chiusa nel tuo mondo per paura di tutto.
DEBOLINA: Come si diventa forti?
RIBELLINA: Si diventa forti aprendosi agli altri e al mondo, per questo vado via. E sorridi ogni tanto, sei sempre così musona!!

DEBOLINA: Tu non mi vuoi bene, tu non vuoi bene a nessuno, tu pensi solo a te stessa.

RIBELLINA: E a me chi ci pensa?Chi ascolta le mie ragioni?

SOFIA: Se resti io ti aiuterò a capire chi sei!

RIBELLINA: Ah sì! e come sapientina mia?

SOFIA: Semplice. Sei una foglia e tale resterai. Tu devi solo piegarti quando soffia il vento, respirare ed essere bella.

RIBELLINA: Sì se proprio devo fare la foglia preferisco farla a modo mio.

DEBOLINA: Puoi volare nel cielo contro corrente, sfidare i venti, sorvolare le montagne, ma sarai senza radici.

RIBELLINA: Ci penserò su , per ora mi limiterò ad ascoltare le vostre chiacchiere!
FOGLIA SOFIA: Che cosa sono le chiacchiere?
FOGLIA VANITOSA: Io sono la foglia più bella di tutte, il mio vestito di seta è verde lucente, le mie nervature sono forti e ricche di clorofilla dolce e succosa. Mi piace farmi ammirare da tutti proprio dal mio trono regale.
DEBOLINA: Ecco, queste sono le chiacchiere!
FOGLIA SCIENTIFICA: numeri, soltanto numeri.
TUTTE: Vanitosa!!!
VANITOSA: Invidiose, voi non sarete mai belle come me, chi nasce mediocre resta mediocre per tutta la vita.
OTTIMISTA: Ciò che conta non è essere mediocri o intelligenti ma è come ti rivolgi al Sole, al Vento, alla Pioggia e alla Terra. Se dai la parte illuminata o la parte scura di te.
VANITOSA: Tutti discorsi inutili, chi è bella è bella sempre.
SOFIA: Ah, e che cosa vuol dire mediocre, vanitosa,bella, invidiosa, lucente ?
SCIENTIFICA: Bhé, che sei nata.
SOFIA: E perché sono nata?
ALBERO MADRE: Perché sei nel ritmo delle stagioni!
SOFIA: E che cos’è il ritmo delle stagioni?
MADRE: Lo capirai vivendo! Intanto vivi!
SOFIA: Uhm, lo capirò vivendo! Intanto vivo!
RIBELLINA: Mi annoio qui, voglio andare via!
FOGLIA CANORA: Ribellina canta con me…Che bel giorno oggi è per me, canto e rido insieme a te.
RIBELLINA: Meno male che ci sei tu, almeno tu canti!
Arriva lo Spirito del Vento e soffia sulle foglie. Qualcuna traballa e fatica a restare attaccata al ramo: Sono lo Spirito del Vento, l’imprevedibile soffio, l’inafferrabile ed irraggiungibile destino. La vostra vita dipende dalla forza che metterete per restare unite. Io vi sarò di aiuto e vi porterò ad inseguire il vostro destino bello o brutto che sia.
SOFIA: Destino? Cos’è il destino?
FOGLIA DEBOLINA :Aiuto ho paura, madre. Il vento mi vuole portare via con sé.
ALBERO MADRE: Tieni duro, aggrappati al ramo, e sta’ tranquilla , dai!! Ti aiuto io.
SPIRITO DEL VENTO: Tua madre non potrà esserti di aiuto. Io sono più forte di lei. Sono l’amico di tutti gli Spiriti.
RIBELLINA: Se proprio devi prendere qualcuna prendi me. Io verrò via con te, lascia le mie sorelle, portami a conoscere il mondo.
SPIRITO DEL VENTO: Potrai finire in un fiume e affogare…
RIBELLINA: Non m’importa!
SPIRITO DEL VENTO:Potrai essere divorata dagli animali del bosco…………..
RIBELLINA: Non importa!
SPIRITO DEL VENTO: Potrai essere sepolta sotto un campo di grano………
VANITOSA: Stupido ventaccio, hai strappato il mio bellissimo vestito, vattene via…lasciaci in pace oggi!
SPIRITO DEL VENTO: La bellezza può svanire presto, non lo sapevi?
VANITOSA: Aaaaaah, salvatemi vi prego, anche stracciata…..
RIBELLINA: Addio sorelline, addio, devo andare, non posso più restare. Devo conoscere ciò che non so.
ALBERO MADRE : Va’ foglia dei miei rami, ti auguro pace, amore e prosperità e che tu possa incontrare amici che ti indicheranno il cammino.
DEBOLINA: Mi mancano le forze, non riesco a tenermi, addio sorelle, addio madre!
PIA: Abbi fiducia!Spirito della Vita salva le mie sorelle ti prego!!!
SPIRITO DELLA VITA: Pia, ogni foglia che passa nella nostra vita è unica. Lascia sempre un po’ di sé e prende un poco di noi.
Il Vento soffia, le foglie ballano e Ribellina si stacca. Anche Debolina scivola a terra e muore. Quando il Vento sparisce sghignazzando le foglioline rimaste vive piangono per le sorelline che sono andate via
PIA: Perché, Spirito della Vita, perché non le hai salvate, perché…..!?
SOFIA: Lo Spirito della Vita dà la vita non la morte!!!
Tutte: Guardate è nata una nuova sorellina.
SCIENTIFICA: Come la chiameremo? Tenerina? Ti piace?
TENERINA: Sì, mi piace. Che parole bisogna dire per dare tenerezza? per dare gioia? felicità? amicizia? libertà? bisogna dire foglie, uccelli, acqua, vento, gabbiani, bambini? O bisogna prendersi per mano? E se non dico niente, se taccio? Se vi guardo semplicemente e vi sorrido?
SOLITARIA: Forse è la cosa più giusta, a volte il silenzio dice più di ogni parola.
TENERINA: Ma tu chi sei? Perché stai lì tutta sola, in silenzio..
SOLITARIA: Le parole consumano un certo quantitativo di energia che dovrebbe portare nuova vitalità al corpo.
TENERINA: Davvero? Nel silenzio si diventa più forti?
SOLITARIA: Sicuramente….si sfrutta al meglio la linfa che sale dal tronco. Una foglia dovrebbe riservare mezz'ora al giorno per la meditazione e il silenzio.
TENERINA :Ma dov’è il silenzio?
SOLITARIA: C'è il silenzio del cielo prima del temporale,
delle foreste prima che si levi il vento,
del mare calmo della sera,
di quelli che si amano,
della nostra anima,
e poi c'è il silenzio
che chiede soltanto
di essere ascoltato.
ENTRA IL BIMBO E CANTA : Concedimi, o Grande Spirito, d'imparare la lezione che hai nascosto in ogni foglia ed in ogni sasso. Io voglio essere forte, non per vincere il mio fratello, bensì per combattere il mio più grande nemico che non è il vento bensì me stesso.
COL PIANTO DELLE FOGLIE INIZIA UNA PIOGGERELLINA SOTTILE.
TUTTE LE FOGLIE: Lo Spirito della Pioggia ha ascoltato il nostro pianto e viene a consolarci…..
SPIRITO DELLA PIOGGIA: Perché piangete?SCIENTIFICA: Abbiamo perso le nostre sorelle!
TENERINA: Veder cadere le foglie mi lacera dentro soprattutto se il cielo è sereno, soprattutto se ho avuto, una buona notizia soprattutto se il cuore non mi fa male, soprattutto se mi sento d'accordo con gli animali e con me stessa.

SPIRITO DELLA PIOGGIA: Non piangete su, giochiamo insieme. Prendete le mie gocce e posatele sui vostri vestitini ….Guardate, farò una splendida magia. Adesso chiamate con me per tre volte :VIENI O SPIRITO DEL SOLE!
TUTTE: Vieni o Spirito del Sole!!! Vieni o Spirito del Sole!!!Vieni o Spirito del Sole!!!
ARRIVA LO SPIRITO DEL SOLE CHE FA BRILLARE LE GOCCE COME CRISTALLI:
FOGLIA CANORA: Oh, che magia, che meraviglia, l’arcobaleno dal cielo è sceso qui tra noi!!!!
TUTTE: Grazie !!! Che splendido regalo ci hai fatto!!!
SPIRITO DEL SOLE: Su adesso asciugate le lacrime, non è più tempo di piangere. E’ giunta la bella stagione in cui si ride, si canta, si danza, si lotta e si spera. Vi darò fiori e frutti per consolarvi e per alleviare il dolore del distacco. Vi regalerò tutto ciò che ho di più bello, api, farfalle, uccellini, formiche che vi terranno compagnia e dovrete averne cura, ma…attenti al Bruco o perderete ogni cosa……
ALBERO MADRE: Sì, figlie mie, ma attenti al Bruco! E’ giunta l’ora che voi sappiate.
TUTTE: Il Bruco? Chi è costui?
VANITOSA: Aiuto! Lasciatemi cadere! Il nulla è meglio del patire questo dolore, guardate questo verme che lentamente mi sta divorando, mi fa male, il mio vestito è tutto piano di buchi, fate che io non assista a questa crudeltà, fatemi cadere prima.
La Foglia parla con disperazione al suo albero, ed improvvisamente il bruco che la divora prende a parlarle.
BRUCO: Ah, Ah, scusa ma parli di me? Sarei io l’essere cattivo che ti porta tanta disperazione?
Il bruco prese a grattarsi il capo con la sua piccola manina, come incredulo all’affermazione della foglia
VANITOSA: Si, sei tu malefico verme delle tenebre, che minacci la mia esistenza!
BRUCO: Gentile foglia, sono un bruco e non un verme, intesi??? Per il resto anche volendo non potrei scusarmi con te, io sento semplicemente fame e da qualche parte devo pur trovare cibo?
FOGLI PIA: Bruco o verme non conta per noi, conta solo il dolore che ci procuri ogni qualvolta che apri la bocca per mangiare, vai via…
CANORA: Guardate sorelle, arrivano le cugine api. Che novità ci porteranno?
APE 1 rivolta ad APE 2: E’ tempo per le foglioline di svolgere il loro lavoro importante.
APE 2: Sì, spieghiamo loro come si fa.
SOLITARIA: Ma chi siete?
APE1: Siamo le api e portiamo l’amore. Chi vuole i nostri baci?
Foglie tutte: Io, io io, io
APE 1: Care amiche foglie, vi portiamo abbondanza e felicità!Oggi è il giorno dell’amore!!!
FOGLIA OTTIMISTA: Oooh, che dobbiamo fare?
APE 2: Dateci solo i vostri cuori..Viregaleremo un fiore ciascuno ma voi dovrete lavorare di più
TENERINA: Sì Abbiamo tanto vigore e vogliamo dimostrare a noi stesse che siamo brave. Prima però toglieteci questo bruco di dosso che ci ostacola e ci disturba!!
APE 1: Guarda, guarda chi si vede, il Bruco!!
BRUCO: Salve, cugine api, siete arrivate prima del previsto!!!
APE 2: Bhe, qui ci vuole qualcuna che si sacrifichi per tutte, il signor bruco dovrà pur mangiare. E tu prometti che dopo te ne andrai da quest’albero?
FOGLIA SCIENTIFICA: Io mi sacrificherò per le mie sorelle..Ti darò me stessa ma in cambio tu dovrai restituire qualcosa alle mie sorelline che sia degna della mia generosità!!!
BRUCO: D’accordo, promesso. Quando sarà tempo.
FOGLIE: No, sorellina, non farlo, stiamo restando sole. Vedrai, troveremo una soluzione più intelligente!
SOLITARIA:Posso farlo io sono abituata al sacrificio.
SCIENTIFICA: Per amor della scienza mi sacrificherò io !!!
TENERINA: Non possiamo stare e vivere da soli, se così è, la vita diventa solitudine monotona. Abbiamo bisogno dell’altro per condividere sguardi di albe e tramonti, momenti di gioia e dolore. Abbiamo bisogno dell’altro che ci aiuta a vedere e scoprire le cose che da soli mai raggiungeremo.BRUCO: Nobili pensieri ma la Natura non ha tempo per commuoversi!!
IL BRUCO MANGIA LA FOGLIA e SI ADDORMENTA NEL BOZZOLO : Ah, come sono stanco, dormirò un po’ adesso. Basta stupidaggini. A più tardi!!!!
ALBERO MADRE: Ma ciò che ci lascia felici è che le foglie cadute continuano a vivere con noi sul terreno. Coraggio!
APE 1 : Iniziamo il nostro lavoro.
SPIRITO DEL SOLE: Io vi darò luce che poi trasformerete in cibo e ossigeno per i fiori e per la vostra mamma. Questa è la vostra stagione più bella, piena di forza e allegria.
L’APE DA’ UN FIORE AD OGNI FOGLIA E LE FOGLIE ESCLAMANO:Oh, che belli , li terremo stretti, stretti e avremo cura di loro affinché il vento non li sciupi.
APE 2 : Brave, questo è il vostro compito. Ora depositiamo il nostro nettare sui fiori. Intanto fateci compagnia con le vostre danze.
LE FOGLIE SI MUOVONO LENTAMENTE E CANTANO
FOGLIA POETA :….le foglie danzano coi lentamente una danza elegante allegra ondeggiante bizzarra scintillante fluttuante vorticosa scatenata variopinta nell'aria, nel prato,nel nulla sempre leggere silenziose e remote.
CANORA :….le foglie cantano coi sommessamente un canto silenzioso triste vibrante fasciante malinconico lamentoso piangente sui rami, nell'aria, nel nulla sempre leggere dorate e remote
OTTIMISTA :….le foglie parlano coi sommessamente parole leggere delicate piangenti infreddolite sussurrate fruscianti tremolanti lamentose tristi sui rami nel bosco, nel prato sempre malinconiche silenziose e remote.
API 1 : Magnifiche. Anche noi vogliamo cantare come voi…

CANORA: E’ facile, basta strusciare le ali.

APE 1: Noi siamo magiche a tutte le ore!

APE 2 : Siamo bravissime a dare colore

APE 1: ma non ci basta e quasi a tutti

APE 2: ci divertiamo a dar i nostri frutti

TUTTE APPLAUDONO: Brave, brave, brave!!
GIOCANO TUTTE INSIEME CON LE MANI: Giro, girotondo, quant’è bello il mondo, ci son tanti bambini i fiori e gli uccellini e l'acqua della fonte e l'erba e tanti frutti il mare c'è per tutti il cielo e la terra tutti giù per terra.
API: E’ stato davvero bello e divertente lavorare con voi. Torneremo a trovarvi il prossimo anno.
TUTTE : Arrivederci, a presto, ciao, ciao, addio!!!
POETA: Peccato, le volevamo bene!
SOFIA: Ma perché tutti prima o poi vanno via…dove vanno tutti?

MADRE ALBERO: Ci sono amici di passaggio che il destino ci ha fatto incontrare nel cammino e che ci fanno sorridere per il tempo che stiamo con loro ma il tempo passa e se ne va. Sono ricordi meravigliosi che alimentano le nostre radici con allegria.

LO SPIRITO DEL SOLE PORTA I FRUTTI ALL’ALBERO. DANZA DEI FRUTTI
FOGLIE: Come sei bella Mamma !!!
ALBERO MADRE: E’ tutto merito vostro che avete lavorato così tanto.
IL BRUCO SENTE BUSSARE: Chi è che mi disturba mentre dormo?
SPIRITO DEL SOLE: Sono il raggio di sole, aprimi, ti porto un vestito nuovo che ti manda l’Estate. Preparati per il gran ballo alla festa dei frutti. L’albero sta per mettere i gioielli più belli che ha.
BRUCO: Elegante davvero, lo indosserò subito, è degno di una regina.
SI SVEGLIA IL BRUCO DIVENUTO FARFALLA:

FARFALLA: Ben trovata foglia Vanitosa, Sofia, Poeta, Canora, Pia, Albero Madre, Tenerina, come sei cresciuta? Solitaria….Vi trovo splendide, mature e piene di sole.

CANORA: Ma tu chi sei bella creatura dalle ali d’oro?Guardate sorelline. Una pioggia di coriandoli..

PIA: Ti manda di certo il cielo per rallegrare il nostro giorno.

VANITOSA: Specchio specchio rotondo, chi è la più bella del mondo? Di certo son io e non lei..puah.

FARFALLA: Sono quel bruchetto tanto dispettoso. La vita mi ha dato un’opportunità trasformandomi in una farfalla. Volerò per poco, regalerò i miei colori al prato, giusto il tempo per lasciare il ricordo più bello della mia esistenza. Posso entrare nei vostri cuori?
CANORA: No,il bruco tuo figlio è cattivo, non ti vogliamo.
FARFALLA: E se ti canto una canzone?
CANORA: Oh, una canzone tutta per me?

Una formica che era salita molto in alto sul ramo di un massiccio albero, che non sapeva essere un melo, alzò il capo e tra le molteplici foglie e vide un grosso globo rosso e arancio, riflettere la calda luce del sole e pensò: Ho fatto bene a intraprendere questo lungo e faticoso cammino, non fosse altro che per vedere questo meraviglioso globo dai colori caldi del tramonto, la sola visione già mi riscalda il cuore, resterei qui per sempre ad ammirarlo.FARFALLA: Sempliciotta di una formica tu gioisci nel vedere un umile mela, non hai capito che si tratta di un semplice frutto di questo grande albero e non di un miracolo, come la tua piccola mente ora ti suggerisce? FORMICA: Comprendo le tue parole e son certa che tu abbia ragione, ma non mi interessa ciò che i tuoi occhi scorgono, mi interessa solo ciò che posso scorgere io, questa speranza nutrirà il mio cuore. Quella umile mela, come tu la chiami è per me molto di più, è la mia speranza di un domani.FARFALLA:Formica sei e formica resterai, la tua visione è talmente ristretta, e pertanto non sprecherò altre parole per indirizzarti al vero. Io oggi sono un bruco ma domani sarò farfalla, mentre la tua unica certezza è che oggi sei una formica e che domani sempre e solo una formica sarai. E guardando il globo da vicino, la piccola formica divenne preda di una profonda delusione, il globo rosso e dorato altro non era che una semplice mela
FORMICA: Ma è una mela!
FARFALLA: FARFALLA:Hai visto piccola formica imbottita di sogni, che il globo che vedevi altro non era che una mela di questo grande albero, e tu hai fatto tanto cammino stringendo a te una speranza, giungendo sin qui solo per sfiorare una mela.FORMICA:Sei di una bellezza che toglie il fiato. Ho fatto bene a intraprendere questo lungo e faticoso cammino, almeno ho visto te.FARFALLA: Di cosa sei alla ricerca?FORMICA: Di un motivo per vivere, laggiù in terra niente più mi attirava, ogni cosa non aveva più sapore e pertanto ho scelto di camminare per giungere alla vera vita. FARFALLA:Ascoltami smetti di salire su quest'albero, non faresti altro che correre appresso ad altri globi ed una volta raggiunti ti renderesti conto che sempre di semplici mele si tratta, piuttosto metti le ali e vola libera nel cielo.FORMICA: Ma la mia natura mi vuole formica, non si è mai vista una formica con le ali
FARFALLA: Provaci. Puoi scegliere o correre per una vita incontro ai globi della tua fantasia, o tornare a vivere quella vita che ormai non aveva più nulla da offrirti. Lanciati!FORMICA:Tu parli da farfalla, ho camminato sin qui proprio perché amo la mia vita più di qualsiasi altra cosa, e non la rischierò in cambio di una possibilità. Non mi spaventa la fatica, continuerò a camminare sino alla cima di quest’albero inseguendo le illusioni.
OTTIMISTA: Discorso non degno di una formica. Le cose più belle possono scivolare via. Se non le afferri per guardarle con attenzione rischi di perderle per sempre.( La formica esce di scena)

TUTTI I FIORI E I FRUTTI CADONO PER TERRA

TENERINA: Farfalla, vieni a giocare con noi al gioco dei colori. Facci diventare come te. Piccola farfalla non lasciare mai lo spazio attorno a quest'albero eterno.
FARFALLA: Va bene, farò come volete. Lo avevo promesso a vostra sorella Scientifica. ma se decidete di diventare non potrete più tornare indietro… Chiudete gli occhi. Oooop…. Addio!!!( La farfalla fa la magia e si allontana)
CANORA: Ma cosa mi sta succedendo: sono tutta arancione!
SOFIA:Cosa dovrei dire io che sono mezza gialla e mezza rossa? Sembro una mela!POETA: Io invece mi trovo bellissima! Con queste sfumature viola sembro una farfalla! Evviva la farfalla! VANITOSA: Questo colorino proprio non mi piace! Come rimpiango il mio colore estivo!POETA: A me sembra di sentire freddo e poi ora incomincia di nuovo a soffiare il vento. Stiamo morendo?Che magia è mai questa?
MAMMA ALBERO: Per ogni frutto caduto nascerà una nuova piant come me.
I bambini-foglia si dondolano, facendo attenzione a non staccare la corda dal ramo. Arriva il Vento
SPIRITO DEL VENTO: Adesso farete l’ultima danza prima di salutare il mondo. La festa sta per finire.
DANZANO MOLTO
FOGLIA PIA: Ah come sono stanca, voglio dormire!

SPIRITO DEL VENTO: Dormirai presto,

FOGLIA PIA Farò bei sogni?

SPIRITO DEL VENTO: Sì, te lo assicuro, tu sei stata brava e sognerai giardini fioriti, acque scintillanti e uccelli e nidi e farfalle….

TENERINA: Potrò giocare ancora con le mie sorelline?

SPIRITO DEL VENTO: certamente!!

PIA: Grazie, ora lasciami dormire in pace.

MAMMA ALBERO: Care figliole, lavorare non vi serve più. Io sono stanca e tornerò a riposare.

Pia cade a terra
POETA: Quando c'è il vento a me viene sempre il mal di mare.
SOLITARIA: Io invece soffro di vertigini e mi sembra di precipitare.
TUTTE: Il vento sta cessando, ma ora sento un gran freddo!Chi sta arrivando? Brr, brr... che freddo!!
Entra il Freddo.FREDDO: (Tremando). Brr, brr! lo sono il freddo! Brrrrr!TUTTE: Vattene! Ci fai morire! Dove sei Sole?

FOGLIE: (In coro). Brr, brr... ci accartocciamo!.
SPIRITO DEL SOLE: Sono qui, un po’ malato

FREDDO Sei palliduccio. Scotti come se avessi la febbre!

SPIRITO DEL SOLE: Etcciii, ho il raffreddore, non mi fai sorridere alle mie amiche, spostati!
FREDDO: Non posso l’autunno non me lo permette.

SPIRITO DEL SOLE: Davanti a te non posso che piegarmi. Concedimi solo un ultimo saluto e poi andrò sul lago ghiacciato a riposare per l’inverno.
Bellezza sia davanti a me.Bellezza sia dietro di me.Bellezza sia sopra di me.Bellezza sia sotto di me.Bellezza sia intorno a me.In bellezza tutto è compiuto.
ARRIVA LA PIOGGIA E SALUTA IL SOLE E IL VENTO. DANZANO IN CERCHIO

O dèi e dee della pioggia, che siete ovunque, che siete rossi, blu e gialli, e siete grigi e trasparenti come l'acqua, vi imploriamo: siate felici senza lacrime, siate sereni senza tristezza, siate tranquilli senza solitudine.E continuate a esistere sopra di noi, continuate a fare ciò che avete fatto per noi, con amore e benevolenza. Dateci le cose più belle della vita, lasciateci continuare ad essere amati e benvoluti, lasciateci ottenere ciò che abbiamo
sempre desiderato.

Tutte le foglie si accovacciano in terra in posizione di massima raccolta. Il freddo rimane immobile in un angolo.
CANORA: Mi sento sempre più debole!
SOFIA: Stiamo per morire!
CANORA: Chiamiamo qualcuno che ci aiuti! Spirito della Vita salvaci!
SOLITARIA: Nessuno ci può sentire... le nostre voci sono troppo deboli.
POETA: Mi sento svenire, sento che presto mi staccherò dalla mia mamma albero.
SPIRITO DELLA VITA: Mie piccole amiche, che cosa avete?
CANORA: Stiamo morendo, salvaci!
OTTIMISTA: Se non ci aiuti, ci staccheremo dalla nostra mamma albero. Vogliamo ancora procurarle il cibo.
SPIRITO DELLA VITA: Se io salvassi voi, farei morire la vostra mamma!
TUTTE LE FOGLIE: (In coro). Come?! Perché?
SPIRITO DELLA VITA: Per poter vivere voi avete bisogno di acqua; se al sopraggiungere del freddo nel tronco e nei rami ci fosse acqua, questa gelerebbe e ucciderebbe la vostra mamma albero. Per questo la vostra mamma richiama nel tronco le ultime sostanze che vi nutrivano e voi piano, piano vi staccate e cadete. Però la vostra mamma vi vuole bene ed è disposta a continuare a nutrirvi e a morire con voi.
FOGLIE: (In coro). No, la nostra mamma non deve morire! Ti daremo tutto anche se moriremo noi.

MAMMA ALBERO: io conserverò il cibo nel lungo sonno e lo userò per non morire.
SPIRITO DELLA VITA: Vedo che siete brave figliole, per questo vi premierò. Siete cresciute. Vi prometto che a primavera rinascerete tutte di nuovo!
FOGLIE: (In coro). Evviva! Che bello!

SPIRITO DELLA VITA: Ora è giunto il momento dell'addio! Il freddo si farà più intenso e voi, una per una, cadrete.
FREDDO: Brr... io gelo, io congelo! lo ho il cuore di ghiaccio e non ho pietà per nessuno. Dove passo io tutto si fa bianco. lo porto brina, galaverna, ghiaccio e neve!
LO SPIRITO DELLA VITA si avvicina ad ogni bambino - foglia e taglia la corda che lo lega al tronco; il bambino-foglia si stacca, finge di volteggiare nell'aria, fa due o tre piroette e poi si stende a terra, immobile. Era un gigantesco platano e stava ritto in mezzo al prato come un signore del paese. Le foglie cominciavano a cadere.SOLITARIA - Noi ti lasciamo, madre…ascolta il nostro silenzio anche quando non ci saremo più.
ALBERO MADRE: È già tempo di distaccarsi, figliole care, vi do la mia eterna benedizione.
CANORA: Madre, la nostra ora è suonata. Ce n'andiamo. Noi formeremo sotto di te un soffice letto e ragioneremo delle tue grandi virtù come tu ci hai insegnato.

OTTIMISTA:
Possa io camminare lieto
sotto la nube di pioggia.Possa io camminare gioioso
nella pioggia rinfrescante.Possa io camminare sul sentiero
del polline che dona la vita.Possa io camminare colmo di gioia.Come prima io desidero camminare.Bellezza sia davanti a me.Bellezza sia dietro di me.Bellezza sia sopra di me.Bellezza sia sotto di me.Bellezza sia intorno a me.In bellezza è compiuto.

Ad un tratto dal profondo silenzio si ode la voce delle foglie morte (FUORI CAMPO)che rievocano i bei tempi andati
RIBELLINA – Ho rievocato le piccole gioie che ho godute con te, o madre grande, i piccoli nostri passatempi che io non apprezzavo. DEBOLINA - Gli scrosci dei venti, quando tutte insieme ci incoraggiavamo e tu scricchiolavi come un vascello in burrasca per difendermi.RIBELLINA -Tempi allegri e beati!DEBOLINA - Bei rischi e splendori!
RIBELLINA - Magnifiche avventure ALBERO MADRE: - Ahimé, tutte se ne vanno, tutte se ne vanno... Quanta malinconia in questi distacchi! E tutti gli anni è la stessa pena, tutti gli anni le stesse lacrime..

OTTIMISTA :Non ti disperare,
Tu devi sopravviverci
e riavere altre figliuoleche vestiranno a festa
le tue braccia piene di amore. Il nostro turno è finito.
Addio, addio.

IL BIMBO ORMAI VECCHIO: Un temporale, la pioggia, il sole, la montagna, tutto ci avvicina, tutto ci unisce nella stessa danza, la danza della Terra. In ogni momento delle nostre vite si manifesta il mistero delle piccole cose di ogni giorno, quando insieme alle piante e agli animali sentiamo il ritmo ciclico delle stagioni.

SOFIA: Scopri la vita e raccontala a chi non sa capirla.
by mondoglitter.it

Che pesce sei?

Un'insegnante spiegando alla classe che in spagnolo, contrariamente all'inglese, i nomi possono essere sia maschili che femminili. "Uno studente chiese: "Di che genere è la parola computer?" Anziché rispondere, l'insegnante divide la classe in due gruppi, maschi e femmine, e gli chiese di decidere tra loro se computer dovesse essere maschile o femminile.A ciascun gruppo chiese inoltre di motivare la scelta con 4 ragioni.Il gruppo degli uomini decise che "computer" dovesse essere decisamente femminile"la computadora"perchè:1.Nessuno tranne il loro creatore capisce la loro logicainterna.2.Il linguaggio che usano per comunicare tra computer èincomprensibile.3.Anche il più piccolo errore viene archiviato nella memoria a lungotermine per possibili recuperi futuri.4.Non appena decidi di comprarne uno, ti ritrovi a spendere metà del tuo salario in accessori.Il gruppo delle donne,invece, concluse che i computer dovessero essere maschili (el computador)perchè:1.Per farci qualunque cosa, bisogna accenderli.2.Hanno un sacco di dati ma non riescono a pensare da soli.3.Si suppone che ti debbano aiutare a risolvere i problemi, ma perla metà delle volte,il problema sono LORO;4.Non appena ne compri uno, ti rendi conto che se avessi aspettatoqualche tempo,avresti potuto avere un modello migliore.Le donne vinsero.