Il simbolo della pace vuole essere un segnale forte, anche a livello simbolico, nei confronti dei potenti che si ostinano a percorrere la pericolosa via delle armi ed in particolare delle armi nucleari. Compie cinquant'anni, composto da una linea verticale e due linee inclinate verso il basso, inscritte in un cerchio. Diventato negli anni uno dei loghi più conosciuti, associato all'America degli anni ‘60 e alla cultura hippie, nasce in realtà in Gran Bretagna nel 1958 come simbolo della Cnd (Campaign for nuclear Disarmement), organizzazione pacifista che aveva tra i suoi promotori il filosofo Bertrand Russell (1872-1970). Il primo utilizzo pubblico del simbolo risale infatti alla marcia di Aldermaston, località sede di una base militare e di una fabbrica di armi nucleari, in Inghilterra. Ad inventare il simbolo, che è riuscito a imporsi sul suo più diretto concorrente, la colomba della pace di Picasso, è stato Gerald Holtom. Obiettore di coscienza durante la Seconda guerra mondiale, decisione non scontata per quei tempi, Holtom, al termine del conflitto si avvicinò al Cnd diventandone presto attivista. Ai membri dell’organizzazione propose uno strano logo disegnato, qualche tempo prima, in nome della pace. L’idea nacque dopo aver studiato l'opera di Goya sui popolani madrileni fucilati dalle truppe di Napoleone. In particolare, la sua attenzione cadde su due personaggi: uno morto con le braccia abbassate e un altro vivo con le braccia alzate. Stilizzando tali posizioni e ispirandosi alla gestualità che i marinai utilizzano per comunicare a distanza tramite le bandierine (la lettera ‘N’ di ‘nuclear’, indicata dalla linea verticale, la lettera ‘D’ di ‘disarmament’, corrispondente alle linee inclinate, e il cerchio che rappresenta la parola ‘globale’), realizzò il simbolo della pace che i pacifisti inglesi riprodussero durante le marce da Londra ad Aldermaston. Il frequente errore di assegnarne la paternità a Bertrand Russell deriva probabilmente dal fatto che Russell era il presidente della CND proprio in quel periodo. Circa 10 anni dopo il simbolo comincia ad essere utilizzato come riferimento generale alla Pace dal movimento studentesco contro la guerra, diventando probabilmente il più noto simbolo della cultura giovanile degli anni sessanta. Secondo alcuni il simbolo deriva da due simboli storici cristiani: il cerchio esterno indica la terra (desolata e vuota, Gen 1:2) mentre il disegno interno “piede della strega/zampa di corvo”, indica “DIO discende” (con il dono di salvezza, Giovanni 3:16). Secondo altri le due braccia con bandierine, senza il cerchio, assomigliano ad una figura stilizzata con le braccia aperte “il gesto di un essere umano disperato”; il cerchio rappresenta l’utero o le generazioni non nate, come pure il mondo; il colore nero rappresenta l’eternità. Un’altra spiegazione, presumibilmente “non ufficiale”, è che essa rappresenta la croce del cristo con le braccia abbassate in segno di disperazione. Infatti il simbolo è anche la Runa della Morte nell’alfabeto runico Futhark. Negli anni '80 il simbolo viene utilizzato, per lo meno negli Stati Uniti, per rappresentare l'ambientalismo, in particolare nella forma di imitazione della bandiera statunitense in veste blu e verde con il simbolo della pace al posto delle stelle. Proprio nel 1958 vennero realizzati i primi distintivi in ceramica con il simbolo della pace. Oggetti che furono distribuiti con un foglietto ‘di istruzioni’ nel quale si spiegava che in caso di disastro atomico quello sarebbe stato uno dei pochi manufatti umani a restare integro. Bayard Rustin, affascinato dall'idea, 'esportò' il simbolo negli Stati Uniti dove venne adottato dagli attivisti per i diritti civili. Nella metà degli anni ‘60, comparve nelle dimostrazioni contro la guerra del Vietnam, dipinto sulle bandiere americane, sui vestiti dei contestatori e persino sugli elmetti dei militari impegnati al fronte, oltre che su milioni di spille, magliette, affiancato allo slogan “Fate l'amore non fate la guerra.” Ma il successo popolare continua da mezzo secolo, sui muri di Sarajevo e di Timor Est, nelle manifestazioni, sui diari o gli zainetti dei ragazzi, nonostante il mezzo secolo di vita, quello della pace “non è affatto un simbolo sorpassato e, anzi, è entrato a pieno titolo nella modernità”. Ferrero spiega che "nella società di oggi i 'valori' e i simboli hanno più valore di un tempo. La società ha bisogno di identificazioni simboliche". "Sia come simbolo pacifista che come simbolo antimilitarista” - afferma ancora Ferrero – il simbolo della pace fa parte del vissuto contemporaneo e non è affatto stato ‘soppiantato’ dalla bandiera con i colori dell'iride. La bandiera – spiega - ha una caratterizzazione più nettamente pacifista o, se si vuole buonista. Mentre il simbolo della pace ha anche una carica antimilitarista, è simbolo dell'obiezione di coscienza. Non solo quindi ricerca della pace, ma rifiuto delle armi, dell'impegno personale contro l'uso delle violenza e per il riconoscimento dei diritti”. E' un simbolo universale, riconosciuto in tutto il mondo. E questo – sottolinea - è forse dovuto proprio al fatto che non è stato mai registrato. Non è di nessuno quindi è di tutti''. Attualmente il colore e la grandezza variano molto; più spesso si trova il simbolo bianco in campo nero, ma altre combinazioni sono bianco su blu, verde su bianco e rosa su nero.
Solleviamoci, è ora
Noi siamo quelli
che se ne vanno
pieni di vento
e di sole
in deserti
affollati
di illusioni
e non tornano più
abbagliati
da spaccati di vita.
Siamo riflessi
di affetti
profondi.
Pensieri
di fresca rugiada
posata sulla notte
che non conosce
nuvole.
Siamo i sospesi
tra sogno e realtà,
quelli sul sottile confine
tracciato
dai meandri
dei desideri.
Siamo splendide bugie
di una terra
che fatica
ad alzarsi
sui marciapiedi
della vita.
Siamo polvere
di un tempo
inesorabile
che ci riporta
tra le caverne opache
dei ricordi.
Siamo l’urlo
di amici perduti
non ancora tornati,
che raccoglie
sogni lanciati
su nuvole rosa
gonfie di cuore
nel cielo sospeso
della gioventù.
Siamo parole
mai dette
intrappolate
tra i rami
scheggiati
di un inverno
che fatica
nel risveglio.
Siamo vita
che scoppia
nei focolai spenti
accesi dal giorno che nasce
a dispetto di tutto.
Preghiere
Strappate ai silenzi
concessi da un Dio
che non ama
piangersi addosso.
Siamo
l’andata e il ritorno
di noi stessi.
Solleviamoci.
E’ ora.
PAESE MIO
Paese mio
cinto a primavera
di riccioluti gorgheggi
affaccendati
come comari
nel via vai del giorno
ti vai combinando
tra nuvole ariose
all’orizzonte
e sogni fermi
dietro vetri antichi.
Tu non conosci gli anni.
Il tuo grembo
avrà sempre un vecchio
davanti ai tuoi tramonti
aggrappato
ai sapori di campagna
mentre torna stanco
con le zolle in mano
cantando
la fatica della terra.
E non conosci spazi.
Sei tutto lì
che vivi di germogli
seminati
nei cuori della gente
che s’adatta
all’ombra
dell’inverno
mentre fuori
è estate.
Per questo
non ti mancano
i sorrisi
strappati ai vicoli
intrecciati e bui
come strette di mano
nel bisogno
tra calde mura
di camini accesi.
Tra gli alberi d’ulivo
bagnati di sole
che lasciano un’impronta
tra le rughe
dei ricordi
che strada voltando
riporta
inesorabilmente
a te.
mostra di poesie
lunedì 18 febbraio 2008
Il simbolo della pace compie 50 anni
Il simbolo della pace vuole essere un segnale forte, anche a livello simbolico, nei confronti dei potenti che si ostinano a percorrere la pericolosa via delle armi ed in particolare delle armi nucleari. Compie cinquant'anni, composto da una linea verticale e due linee inclinate verso il basso, inscritte in un cerchio. Diventato negli anni uno dei loghi più conosciuti, associato all'America degli anni ‘60 e alla cultura hippie, nasce in realtà in Gran Bretagna nel 1958 come simbolo della Cnd (Campaign for nuclear Disarmement), organizzazione pacifista che aveva tra i suoi promotori il filosofo Bertrand Russell (1872-1970). Il primo utilizzo pubblico del simbolo risale infatti alla marcia di Aldermaston, località sede di una base militare e di una fabbrica di armi nucleari, in Inghilterra. Ad inventare il simbolo, che è riuscito a imporsi sul suo più diretto concorrente, la colomba della pace di Picasso, è stato Gerald Holtom. Obiettore di coscienza durante la Seconda guerra mondiale, decisione non scontata per quei tempi, Holtom, al termine del conflitto si avvicinò al Cnd diventandone presto attivista. Ai membri dell’organizzazione propose uno strano logo disegnato, qualche tempo prima, in nome della pace. L’idea nacque dopo aver studiato l'opera di Goya sui popolani madrileni fucilati dalle truppe di Napoleone. In particolare, la sua attenzione cadde su due personaggi: uno morto con le braccia abbassate e un altro vivo con le braccia alzate. Stilizzando tali posizioni e ispirandosi alla gestualità che i marinai utilizzano per comunicare a distanza tramite le bandierine (la lettera ‘N’ di ‘nuclear’, indicata dalla linea verticale, la lettera ‘D’ di ‘disarmament’, corrispondente alle linee inclinate, e il cerchio che rappresenta la parola ‘globale’), realizzò il simbolo della pace che i pacifisti inglesi riprodussero durante le marce da Londra ad Aldermaston. Il frequente errore di assegnarne la paternità a Bertrand Russell deriva probabilmente dal fatto che Russell era il presidente della CND proprio in quel periodo. Circa 10 anni dopo il simbolo comincia ad essere utilizzato come riferimento generale alla Pace dal movimento studentesco contro la guerra, diventando probabilmente il più noto simbolo della cultura giovanile degli anni sessanta. Secondo alcuni il simbolo deriva da due simboli storici cristiani: il cerchio esterno indica la terra (desolata e vuota, Gen 1:2) mentre il disegno interno “piede della strega/zampa di corvo”, indica “DIO discende” (con il dono di salvezza, Giovanni 3:16). Secondo altri le due braccia con bandierine, senza il cerchio, assomigliano ad una figura stilizzata con le braccia aperte “il gesto di un essere umano disperato”; il cerchio rappresenta l’utero o le generazioni non nate, come pure il mondo; il colore nero rappresenta l’eternità. Un’altra spiegazione, presumibilmente “non ufficiale”, è che essa rappresenta la croce del cristo con le braccia abbassate in segno di disperazione. Infatti il simbolo è anche la Runa della Morte nell’alfabeto runico Futhark. Negli anni '80 il simbolo viene utilizzato, per lo meno negli Stati Uniti, per rappresentare l'ambientalismo, in particolare nella forma di imitazione della bandiera statunitense in veste blu e verde con il simbolo della pace al posto delle stelle. Proprio nel 1958 vennero realizzati i primi distintivi in ceramica con il simbolo della pace. Oggetti che furono distribuiti con un foglietto ‘di istruzioni’ nel quale si spiegava che in caso di disastro atomico quello sarebbe stato uno dei pochi manufatti umani a restare integro. Bayard Rustin, affascinato dall'idea, 'esportò' il simbolo negli Stati Uniti dove venne adottato dagli attivisti per i diritti civili. Nella metà degli anni ‘60, comparve nelle dimostrazioni contro la guerra del Vietnam, dipinto sulle bandiere americane, sui vestiti dei contestatori e persino sugli elmetti dei militari impegnati al fronte, oltre che su milioni di spille, magliette, affiancato allo slogan “Fate l'amore non fate la guerra.” Ma il successo popolare continua da mezzo secolo, sui muri di Sarajevo e di Timor Est, nelle manifestazioni, sui diari o gli zainetti dei ragazzi, nonostante il mezzo secolo di vita, quello della pace “non è affatto un simbolo sorpassato e, anzi, è entrato a pieno titolo nella modernità”. Ferrero spiega che "nella società di oggi i 'valori' e i simboli hanno più valore di un tempo. La società ha bisogno di identificazioni simboliche". "Sia come simbolo pacifista che come simbolo antimilitarista” - afferma ancora Ferrero – il simbolo della pace fa parte del vissuto contemporaneo e non è affatto stato ‘soppiantato’ dalla bandiera con i colori dell'iride. La bandiera – spiega - ha una caratterizzazione più nettamente pacifista o, se si vuole buonista. Mentre il simbolo della pace ha anche una carica antimilitarista, è simbolo dell'obiezione di coscienza. Non solo quindi ricerca della pace, ma rifiuto delle armi, dell'impegno personale contro l'uso delle violenza e per il riconoscimento dei diritti”. E' un simbolo universale, riconosciuto in tutto il mondo. E questo – sottolinea - è forse dovuto proprio al fatto che non è stato mai registrato. Non è di nessuno quindi è di tutti''. Attualmente il colore e la grandezza variano molto; più spesso si trova il simbolo bianco in campo nero, ma altre combinazioni sono bianco su blu, verde su bianco e rosa su nero.
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