- Usa un registro confidenziale, alla pari;
- Ha fiducia;
- Riconosce e valorizza ogni membro del gruppo,
- Chiede la parola e aspetta il silenzio prima di parlare;
- Non si atteggia ad insegnante;
- Segue il modello “quasi” socratico ( Io so di non sapere) nel senso che sapere di non sapere è già una forma di sapere mentre il facilitatore pur avendo ha la sua verità non la dice e non lascia la sensazione che potrebbe essere un po’ diversa da quella che lui ritiene però è maieutica perché tira fuori dall’altro quello che vuole sentirsi dire, ma non ha una verità dentro che deve per forza arrivare là e, senza influenzare l’altro realizza il logos- multi logico;
- Sollecita, orienta in modo direzionale e non direttivo il dialogo;
- Ha funzione regolativa ed epistemica cioè si fa garante dell’approfondimento il quale si può indebolire in orizzontale e perdersi nei dettagli per scendere in profondità;
- Il suo è un non esserci per far essere gli altri ; non invade e, tanto più non si sente, tanto più c’è se al momento giusto dice la cosa giusta;
- Fa interventi ponderati ed equilibrati;
- È un modello di correttezza, di coerenza logica e relazionale;
- Fa una ricognizione delle domande.
- Individua il tema problema e formula un piano di discussione sull’Agenda
La ricerca dialogica realizza la solidarietà del gruppo e le difficoltà si dileguano; L’importante è che all’inizio la Comunità deve prevalere sulla ricerca. Infine si effettua una valutazione al fine di monitorare il processo formativo, pervenire alle delle sintesi, sviluppare capacità di pensare, attivare processi di ricerca cognitivi e meta cognitivi:
- Ascolto
- Partecipazione
- Profondità del dialogo
- Il clima relazionale
- L’azione del facilitatore. “
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