Una vita segnata da un forte senso di ricerca interiore, dalla genuinità della sua fede e da una continua attenzione all’uomo e alla sua storia.
«Sono uscito, Signore, fuori la gente usciva. Camminavano e correvano tutti. Correvano per non perdere tempo, correvano dietro al tempo, per riprendere il tempo, per guadagnare tempo! "Arrivederci, signore, scusi, non ho il tempo. Ripasserò, non posso attendere, non ho il tempo. Termino questa lettera perché non ho il tempo. Avrei voluto aiutarla, ma non ho il tempo. Non posso accettare, per mancanza di tempo. Non posso riflettere, leggere, sono sovraccarico, non ho il tempo". Vorrei pregare, ma non ho il tempo…Tu, che sei fuori del tempo, sorridi, o Signore, nel vederci lottare con esso, e Tu sai quello che fai! Signore, ho tempo, ho tutto il tempo che Tu mi dai: gli anni della mia vita, le giornate dei miei anni, le ore delle mie giornate, sono tutti miei. A me spetta riempirli, serenamente, con calma per offrirTeli… Non Ti chiedo, oggi, o Signore, il tempo di fare questo e poi ancora quello; Ti chiedo la grazia di fare coscienziosamente nel tempo che Tu mi dai, quello che Tu vuoi che io faccia» M. QUOIST
Come scrisse egli stesso: «Per chiunque e in qualunque circostanza è sempre possibile incontrare Dio: basta anche dedicarGli “dieci minuti”». Il tempo purtroppo ci domina, è burocratizzato e capitalizzato. I superattivi, dominati dall’orario e dal rendimento; questi agitati, paurosi di non fare mai abbastanza e di non essere mai abbastanza importanti: in realtà essi non vivono! La smania del fare è uno dei più potenti fattori di distruzione della vita spirituale e della meditazione. Troppo spesso l'uomo moderno si trascina perchè non ha più la possibilità, o non la sa più trovare, di fermarsi. Poiché vi ha sempre rinunciato, egli non osa neppure più raccogliersi, perchè si troverebbe brutalmente messo di fronte a responsabilità che gli fanno paura. Correre gli dà l'impressione di vivere. In effetti egli si stordisce, fugge a se stesso e si condanna alla vita istintiva. Non è più uomo! Ha ridotto lo spazio per un ascolto autentico e non ha più nostalgia e rimorsi. Come bloccare questa febbre della vita moderna? Come vivere? Accettare di fermarsi è il primo atto che potrà permettergli di restituirsi a se stesso. Vivere in uno stato di consapevolezza abitando il presente per acuire il proprio sentire, verbo dell’attenzione cosciente, ed essere al centro dell’agire. Imparare a prendere il tempo necessario in un rapporto di amicizia con le cose che ci circondano, proprio come Robinson Crusoe nella sua solitaria permanenza sull’isola, “fuori dal tempo”; educarsi alla calma e al giusto distacco, incontrare il proprio corpo e ascoltare gli altri che hanno bisogno di essere amati quando nessuno si accorge più della loro solitudine. Chi non sa vivere il minuto, perde l’ora, il giorno, la vita. Se si ha paura di fermarsi, è perchè si ha paura di incontrarsi, forse perchè non si è più in intimità con se stessi, temendo i propri rimproveri e le proprie esigenze. L’uomo non può colmare il vuoto cercando il chiasso, un giornale, una conversazione, una presenza... Non può attendere che Dio lo fermi per prendere coscienza che esiste. Sarebbe troppo tardi e non ne sarebbe più degno. (Michel Quoist nasce a Le Havre nel 1921. Dopo essere stato dirigente della JOC (Jeunesse Ouvriere Chrétienne), entra in un seminario per vocazioni adulte. Ordinato prete, si laurea in Scienze Sociali. Dopo quattro anni di vicariato in una parrocchia popolare di Le Havre, è incaricato come direttore spirituale di diversi movimenti giovanili della sua diocesi e nominato segretario generale del Comitato Episcopale Francese per l’America Latina.
Articolo pubblicato su Settimana di Calabria
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