La felicità, non di superficie, ma stabile, profonda e sostanziale sta nella filosofia, nell'atto del pensare filosofico;
La costruzione di una felicità collettiva passa per l'attività filosofica e, in particolare, attraverso quella concepita M. Lipman nella comunità di ricerca quale condizione e luogo di possibilità di un'autentica volontà democratica e di un reale dispiegamento di un habitus democratico.
LA FELICITA' DI PENSARE
La domanda sulla filosofia nasce dalla costatazione della sua forza sulla persona e sulla società: se la filosofia è "presa sul serio", se è misurata con i problemi reali, è davvero uno strumento di formazione della persona e di indirizzo della vita. Chi lavora con la filosofia si trova quindi a possedere strumenti che si rivelano forti, ma non ha a disposizione le indispensabili conoscenze tecniche ed analitiche per utilizzarli con piena consapevolezza: la didattica teorica è il tentativo di comprendere a fondo la natura della filosofia - con ricerche a tutto campo - sotto il profilo della operatività, del lavoro filosofico da compiere con le persone (giovani e adulti). E' ricerca didattica, perché studia quali strumenti per quali obiettivi, quali strumenti su quale fondamento. Ed è quindi, innanzitutto, lettura del lavoro compiuto dai filosofi allo scopo di assimilarne la natura per riproporla secondo metodologie ben fondate. La domanda sulla natura umana nasce dalla costatazione che le persone con cui l'insegnante compie il suo lavoro filosofico usano - ad un livello non strutturato né consapevole di sé - una serie di strumenti assolutamente analoghi a quelli utilizzati dai filosofi. Usano la metafora, il dubbio, la dialettica, usano il ragionamento induttivo e deduttivo, lavorano a tutti i livelli sulla loro esperienza, e così via. Il dialogo è dunque possibile, ma perché sia formativo questi strumenti devono divenire strutturati e soprattutto consapevoli di sé, anche da un punto di vista tecnico ed analitico. Questo ha spinto la didattica teorica a dare vita a ricerche sulle metodologie del lavoro collettivo in filosofia. Di particolare rilievo è l'uso delle acquisizioni delle scienze cognitive, perché esse permettono di identificare con precisione alcuni processi cognitivi nel loro legame con i processi emotivi. Gli studi su questi legami nelle persone che studiano filosofia, connessi agli studi sugli stessi legami nelle opere dei filosofi sembrano aprire prospettive assai interessanti. Legato questo campo di studi è quello sulla valutazione, come problema teorico, cui prima accennavo.La filosofia come felicità, felicità presente nell'attività del pensiero e come condizione di un agire felice. Fare della filosofia con i bambini è, come direbbe André Comte-Sponville, insegnare al bambino "a pensare la propria vita e a vivere il proprio pensiero": tuttavia, la parola "felicità" non è più di moda. Ci sono delle mode anche nelle parole e queste mode traducono evidentemente lo stato di un pensiero, di una società, di una civiltà. La parola felicità oggi è assimilata alla assenza assoluta di sofferenza, alla beatitudine mentre essa non significa uno stato permanente ma un rapporto di sé con sé, un'intelligenza di sé, una fedeltà a sé stessi. Fedeltà, dunque, oppure ritrovarsi o piuttosto trovarsi. E, in effetti, si tratta di aiutare il bambino a scoprirsi, a crearsi, a costruirsi un'identità, ad amare un'identità. La felicità non è l'assenza di tristezza la quale può essere compresa e compensata. La felicità è legata al pensiero, riferita alla coscienza e anche alla lucidità della coscienza. Vi è, una felicità di pensare, in quanto il fatto stesso di pensare può dare un senso a ciò che essi sono aiutandoli a costruirsi, una felicità di pensare precisa e sottile che si manifesta nel dispiegamento del pensiero; basta vedere la gioia dei bambini quando essi scoprono, riflettono, fanno l'esperienza di questa possibilità di dominio simbolico del mondo: grazie al pensiero io comprendo il mondo che mi comprende, io me ne approprio, contengo questo mondo che, a sua volta, mi contiene. Esiste, allo stesso modo, una felicità nel costruire un progetto, sia esso individuale o collettivo. L'attività del pensiero è un momento di felicità nella misura in cui essa è donatrice di senso: un senso a ciò che io sono in quel dato momento. Essa ne fornisce nella mediazione che instaura tra me e il mondo, tra me e l'altro, e attraverso la quale un senso, o del senso, può essere prodotto.
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