Il percorso è il seguente: si pone la domanda,
si danno più risposte, di ognuna
si evidenziano punti di forza e di debolezza.
Lasciandole vivere tutte, si
compone un quadro riassuntivo di motivazioni,
vissuti, ragioni che spiegano
comportamenti diversi,entro i quali riconoscere,
capire, e scegliere. Si accompagnano
i bambini a costruire fiducia
in se stessi (pur senza toglierla ai
grandi),ma non tanto nella propria certezza
e per via di quello di cui sono certi,
quanto nella capacità di ospitare e
praticare il dubbio,senza sentirsene minacciati,
per stare nel mondo capendolo
un pochino di più; la qual cosa
serve forse più a far venir voglia di cambiarlo
che ad accettarlo così com’è.
Una bella, giocosa, ridente, calda lezione
sulla scienza del pensare, al di qua di
ogni fondamentalismo, anche di quello
dello stesso pensare, procedendo
per ipotesi, analisi e verifiche, sottoponendo
ogni affermazione a falsificabilità;
imparando a trovare casa nel domandare
e nel cercare, liberi dall’ansia
ossessiva della soluzione e della risposta
certa e giusta,giusta perché certa...
Soprattutto quando si tratta di grandi
questioni, come “la vita” e come “il bene
e il male”.
Come avviene la discussione con i bambini?
Nella pratica si parte da una prima idea, un’ipotesi, sio esamina, si sottopone
a una prova critica, si confronta con un’altra ipotesi… Si imposta
un pensiero, si prende tempo per analizzarlo, ma per farlo occorre frenare
quella tendenza naturale e spontanea a parlare senza riflettere.
Come sono emerse le parole chiave nelle quali ogni libro è organizzato?
Le parole chiave sono ciò che chiamiamo "concetti". È importante prendere coscienza
che certi temi sono un po’ le chiavi di volta dell’architettura del nostro
pensiero, personale o collettivo. Ma dobbiamo individuarle, cosa che spesso non
facciamo perché parliamo troppo e le perdiamo nella massa.
Qual è il rapporto fra il testo e le immagini? Le immagini sembrano avere una
sorta di ironia “socratica” tradotta in immagini. Non è così?
L’illustrazione si impone come necessità, per aiutare il bambino a restare fermo
a pensare, anziché girare pagina e andare avanti. È vero che Socrate è un"maître
à penser", un modello di riferimento. Ma non è il solo filosofo che ha utilizzato
l’ironia. L’umorismo mi sembra una condizione necessaria alla strutturazione
del pensiero. Evita di fissarsi su idee particolari, riportando una certa fluidità
nel ragionamento.
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